Chi ha ucciso Nada Cella? Se ne è parlato negli studi di Quarto Grado con interessanti testimonianze: ecco cosa è emerso
Il giallo di Nada Cella, la donna uccisa a maggio 1996, potrebbe essere vicino alla verità. La principale indiziata per il delitto è Anna Lucia Cecere, ma nel corso di questi quasi 30 anni si è sempre ritenuta innocente ed estranea ai fatti, rimandando al mittente ogni accusa. Eppure sono molti coloro che puntano il dito contro di lei a cominciare dalla vicina di casa di Marco Soracco (il commercialista dove lavorava Nada Cella e nel cui studio è stata uccisa), che ha appunto per prima indirizzato i sospetti verso la Cecere.
La donna è stata sentita oggi da Quarto Grado che ha raccontato cosa accadde in quei giorni: “Le chiesi ‘Come vai a Uscio, con il motorino? No, ci vado con il dottor Soracco mi dice’. (circostanza smentita dallo stesso commercialista ndr). Poi l’indomani mattina vedo l’Audi 80 (di Soracco ndr) là davanti, perchè saranno arrivati tardi e avranno lasciato la macchina fuori dal parcheggio. Soracco ha sempre affermato di non conoscerla? Sì”.
E ancora: “Lei ce l’aveva con queste contadine che venivano giù dalla montagna e che trovavano lavoro da impiegate e lei che era una maestra non riusciva a trovare un impiego. Io ho pensato che magari Nada le avesse detto qualcosa che non andava e questa si è un po’ alterata”. La vicina prosegue e conclude: “Io ho visto stendere qualcosa, non stendeva mai niente, ho visto dei jeans, un giubbotto, due o tre cose”, pochi giorni dopo l’omicidio della povera Nada Cella.
NADA CELLA, CARMELO ABBATE: “UNA CONDANNA E’ POSSIBILE”
Carmelo Abbate crede nella possibile svolta: “Secondo me la condanna della Cecere è probabile. Quella donna fa paura.. fa paura alla Delfino la criminologa (della famiglia della Cella ndr) quando si batte per riaprire il caso, fa paura al fratello che quando si imbatte in sua sorella preferisce non incontrarla, fa paura alla mamma di Soracco che non vuole che si avvicini al figlio, fa paura alla mamma dell’ex fidanzato”.
Diverso invece il pensiero del generale Garofano, secondo cui non sarà facile arrivare ad una condanna certa: “Se attorno a quel bottone (una delle prove contro la Cecere ndr) si dovessero legare testimonianze davvero convincenti ci potrebbe essere anche una sentenza di condanna. Io la vedo dura, vedremo, tenendo conto che gli indizi scientifici sono quasi nulli”.
Quarto Grado ha quindi parlato con il fratello di Anna Lucia Cecere, che ha raccontato: “Anna Lucia Cecere è mia sorella maggiore di circa 10 anni, io sono nato a Venafro, lei a Caserta, eravamo una famiglia di 5 fratelli e quando ero piccolino, all’età di due anni e mezzo/tre sono stato affidato ad un collegio a Gaeta ed ho perso quindi le tracce di mia sorella, per poi contattarla dopo anni. Io non ho molti ricordi perchè ero piccolino, ho solo ricordi negativi ma non di mia sorella, della famiglia che eravamo”.
“Mia sorella mi diceva sempre che era quella che si occupava di me per i pannollini, il mangiare, mi teneva come fosse la mamma. Noi non ci siamo sentiti fino al 2007, quando la ricontattati nacque un rapporto telefonico”.
NADA CELLA, FRATELLO DI ANNA CECERE: “NON POTEVI CONTRADDIRLA”
Quindi aggiunge: “Caratterialmente era una persona che non dovevi contraddire. Ricordo che lei voleva venirmi a trovare a Roma a casa mia, fece anche il biglietto del treno, io non volli perchè a parole era troppo aggressiva con me, se la contraddicevi diventava aggressiva. Non erano messaggi minatori ma dispregiativi verso la mia persona del tipo ‘Sei nato da uno zingaro, non sei figlio di nostra madre’ e tante altre offese e parolacce”.
Poi precisa: “Lei un’assassina? Per me no, ma potrebbe aver compiuto l’omicidio in uno scatto di rabbia, non volendo, quello potrebbe averlo fatto, io comunque gliel’ho chiesto e lei mi ha detto che non è stata lei. Inizialmente si è arrabbiata perchè non voleva parlarne al telefono, quando glielo chiedevo si arrabbiava e faceva finta di non sapere nulla. Mia sorella ha uccisa Nada Cella? Come sensazione personale… secondo me sì”.
Secondo quanto riferisce la difesa della Cecere però, queste dichiarazioni hanno poca valenza in quanto si basano su sensazioni, visto che il fratello dell’indagata non la conosceva a sufficienza.
Anche Picozzi, in conclusione, storce il naso: “Vedo molto pericolosa questa interpretazione del fratello, visto che siccome lei nasce in una famiglia disfunzionale con una serie di problemi e ci sono una serie di problemi di aggressione verbale è un po’ poco per farla apparire come un’assassina, mi sembra assolutamente generico”.
Un caso, quello dell’omicidio di Nada Cella, che sembra quindi dividere gli esperti: vedremo cosa deciderà il tribunale e se veramente si arriverà a mettere un punto finale a questa vicenda.
