Negli USA c’è chi gli dà del marxista ma Leone XIV, pur essendo stato elettore repubblicano, su temi come i migranti può creare problemi a Trump
Votava repubblicano, ma ora per Trump potrebbe diventare un problema, perché Leone XIV, primo papa americano, su temi come i migranti ha un pensiero che contrasta con quello dell’amministrazione USA. Qualcuno lo ha definito di sinistra; in realtà, spiega Andrew Spannaus, analista politico, autore del podcast That’s America, nessuno, né i repubblicani né i democratici, può in qualche modo annoverare tra le proprie fila Francis Prevost.
Anche se la sua elezione a pontefice potrà portare una Chiesa tendenzialmente di orientamento repubblicano a considerare con maggiore attenzione certi temi di giustizia sociale, sui quali lo stesso Leone XIV ha posto l’accento scegliendo il nome di un papa che, a fine ’800, su questi argomenti aveva giocato molto del suo mandato.
Probabile che il nuovo papa, che ha svolto molta parte del suo magistero fuori dai confini USA, anche per questo riuscirà a non farsi coinvolgere nelle divisioni di una Chiesa, com’è quella americana, che dal punto di vista culturale fa scelte più conservatrici, rispettose della sua tradizione, ma che, per un altro verso, è sensibile a certe istanze di giustizia sociale. Una Chiesa dalla quale arriva molto del sostegno finanziario per la Santa Sede e che, con il nuovo pontefice, potrebbe orientarsi su temi che finora non sempre sono stati nelle sue corde.
Come hanno reagito gli USA all’elezione di Leone XIV?
Sicuramente è stata una sorpresa. Il suo nome era uscito qualche volta, ma non era considerato tra i candidati più probabili. Detto questo, tutti hanno accolto con favore la sua elezione, tranne alcuni nel mondo conservatore, il mondo MAGA, che ha già mosso le prime critiche su di lui. Quelli più aggressivi, come Laura Loomer (politica repubblicana di estrema destra, nda), lo hanno già definito di sinistra, marxista, come il suo predecessore.
Trump può annoverarlo in qualche modo tra i suoi o, viceversa, possono farlo i democratici?
Ha votato repubblicano fino al 2016, ma, senza dubbio, è molto attento ai diritti dei migranti e, in generale, alla giustizia sociale. In questo senso può rappresentare un punto di riferimento per chi critica Trump. Il presidente americano ha dichiarato di essere contento del fatto che sia stato eletto un cittadino USA, però questa situazione gli pone un problema, perché sta crescendo l’opposizione alla sua politica nei confronti dei migranti.
Trump, Marco Rubio e J.D. Vance dicono che si possono espellere le persone senza passare dai tribunali. E Prevost non è su questa linea. Questo tema era stato oggetto di una lettera di papa Francesco, in cui correggeva il concetto di ordo amoris citato dallo stesso Vance per giustificare le misure contro l’immigrazione illegale. C’è, insomma, contrasto netto su un tema centrale per l’amministrazione statunitense.
I media come ne parlano, che immagine danno del nuovo pontefice?
I media sono andati a intervistare il fratello, anche lui molto sorpreso; parlano della sua vita, del fatto che ha passato vent’anni in Perù, che è stato a Roma: Prevost non è una figura centrale nella Chiesa americana. Negli USA si sta cercando di capire il personaggio, ma pochi hanno idea di chi sia.
Della Chiesa americana spesso si sottolinea l’importanza anche dal punto di vista del sostegno finanziario alla Santa Sede. Ma che tipo di Chiesa è? E che effetto può avere per la comunità cattolica l’elezione di Leone XIV?
Intanto registro un certo interesse in Italia sul tema dei contributi per le finanze vaticane che arrivano da oltreoceano. La Chiesa americana è tendenzialmente conservatrice, soprattutto sui temi culturali, ad esempio sulla teoria gender, ma, in realtà, è piuttosto divisa. Una parte di essa, circa la metà, è focalizzata sui temi della giustizia sociale e non segue la linea governativa sull’immigrazione. Tutto questo si intreccia con un fenomeno molto particolare degli ultimi anni: Donald Trump, infatti, si è presentato come il difensore del cristianesimo.
L’ha fatto anche con i cattolici, che hanno votato per lui sostenendolo sul tema dell’aborto. Un papa americano che non è liberal in termini culturali, ma è molto progressista in termini economici, tanto da rifarsi, nel nome che ha scelto, a Leone XIII, può avere un impatto: il pontefice non farà politica, ma può diventare un punto di riferimento autorevole per contrastare l’azione di Trump in certi campi.
Può cambiare la sensibilità della comunità cattolica verso certi argomenti?
La presenza di Leone XIV può spingere la Chiesa a puntare di più su questi temi. Un processo che può partire dal basso, dalla gente, grazie alla popolarità, se l’avrà, che riuscirà a ottenere tra gli americani. Le strutture della Chiesa, con le loro posizioni anche politiche, sono una cosa, ma, se il Papa si espone pubblicamente in un certo modo, non si potrà non tenerne conto.
È possibile che la Chiesa americana, con le sue divisioni, diventi un problema per il nuovo papa, e che egli che venga tirato per la giacchetta per dirimere questioni interne dei cattolici USA?
Questa divisione è da anni un problema della Chiesa americana; lo stesso Francesco non era molto popolare nella struttura cattolica USA. Penso che si abbasseranno i toni e che il Papa si muoverà con attenzione per non farsi coinvolgere troppo in questioni interne. Ha uno spirito molto pastorale, parla di Gesù, di Maria, parlerà dei temi religiosi, sociali, anche di ampio respiro, ma senza entrare in questioni troppo polarizzanti.
D’altra parte, Leone XIV, negli USA, non è legato a nessun cardinale in particolare, a nessuna associazione: per lui sarà più facile mantenersi equidistante?
Sì, ma questo non significa che non possa esercitare un’influenza, anche ampia, proprio perché non deve preoccuparsi di entrare nella contrapposizione di fazioni interne.
(Paolo Rossetti)
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