Granchio blu, Report si occupa dell'invasione nel Delta del Po che sta danneggiando la filiera delle vongole e mostra come funziona il modello Tunisia
Un’emergenza o una risorsa: resta il dilemma attorno al granchio blu, di cui si occupa oggi anche Report con un’inchiesta giornalistica. L’invasione nel Delta del Po di questa specie animale ha causato gravi danni all’economia locale, soprattutto al settore della pesca delle vongole, al punto tale che alcune famiglie sono rimaste senza lavoro.
Il reportage – realizzato con le testimonianze di pescatori, ricercatori, imprenditori e rappresentanti istituzionali – dimostra come sia possibile affrontare il problema e trasformarlo in una risorsa, valorizzando il granchio blu, ma a patto di cambiare approccio e con l’aiuto di politiche pubbliche che rendano sostenibile la transizione.
Concetti che avevamo già avuto modo di affrontare due anni fa, raccontandovi dell’innovativo progetto Blueat. Chi ha affrontato il problema in maniera efficace e produttiva è la Tunisia, dove la crisi è stata trasformata in un’opportunità economica, tramite una strategia integrata di filiera e coinvolgendo diversi attori: pescatori, aziende e istituzioni.
IL MODELLO TUNISIA PER L’EMERGENZA GRANCHIO BLU
Il granchio blu è stato avvistato per la prima volta in Tunisia dieci anni fa ed è diventato un incubo per i piccoli pescatori tunisini, perché distrugge le reti e danneggia l’ecosistema marino. Alcune società straniere, però, hanno cominciato a farci affari, sebbene il valore commerciale non sia molto alto. Sono quindi state create fabbriche per la lavorazione di questa specie, soprattutto nella zona di Zarzis, da dove viene esportato verso l’Asia e i Paesi del Golfo.
Inoltre, sono state sviluppate trappole selettive per affrontare efficacemente la proliferazione e limitare l’impatto sull’ambiente marino: si tratta di gabbie da cui il granchio non può uscire una volta entrato. Inizialmente considerato una piaga ecologica ed economica, è diventato una fonte di sviluppo in Tunisia, anche se resta una minaccia per la biodiversità e per le attività di pesca tradizionale. Ma casi come quello della Tunisia dimostrano che si può affrontare l’emergenza e gestirla, adattarsi a una crisi e trarne beneficio, nonostante le difficoltà.
