A Quarto Grado vi era l'avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio: ecco che cosa ha raccontato in diretta tv
L’avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati, è stato ospite ieri sera di Quarto Grado, protagonista di una lunga chiacchierata con il conduttore Gianluigi Nuzzi. Le prime parole sono state sulle telefonate che il suo assistito avrebbe fatto nei giorni precedenti l’omicidio di Chiara Poggi: “Sembra che il mio assistito non ha chiamato Chiara, il mio assistito sembrerebbe che si è contattato vicendevolmente con gli altri amici, cosa che lo scagionerebbe tra l’altro, uno che telefona agli amici non è certo uno che è andato a commettere un assassino, un assassino scappa o si nasconde, perchè dovrebbe andare a chiamare gli amici? Tutto è possibile”. E ancora: “Sempio avrebbe avuto il tempo di uccidere Chiara se il padre si fosse distratto? Tutti gli abitanti di Garlasco avrebbero avuto il tempo di uccidere Chiara Poggi”. Sui reperti biologici: “Quei reperti dei margini ungueali e subungueali di Chiara Poggi non esistono più, sono stati esaminati e il dottor De Stefano nominato perito ha concluso che quei reperti non potevano essere attribuiti al dna ne di Stasi ne di chiunque altro e Sempio è chiunque altro”.
Ancora su Sempio: “Io lo conosco dal 2017 come cliente e basta, non ho mai approfondito, non è mio costume conoscere la sua psicologia. La psicologia la osservo solo dopo una condanna. L‘ho definito un comunistello? Mi sembra così, uno un po’ alternativo, non conforme ai partiti politici, ma forse mi sono sbagliato”. Sul santuario della Bozzola e il suo sogno: “Se è un sogno anche io ci credo poco… perchè non ho fatto una denuncia sulle cose che affermo? Uno è libero di pensarla come vuole, senza andare a fare denunce, scherziamo? Questo sogno non l’ho fatto nel 2017 ma l’ho fatto nel 2007 quando ancora non ero l’avvocato di Sempio e quando come addetto ai lavori uno pensa, ragiona e trae delle conclusioni che non ho modificato mai, per me Stasi è sempre stato innocente dall’inizio, le bugie di Stasi sono evidenti a chiunque. Le sue bugie non dovevano essere rivolte contro Stasi come fatto dalla sentenza di condanna, ma bisognava verificare che fossero bugie di una pedina minacciata da altri, questo è quello che io ho sempre pensato, lui proteggeva un segreto per proteggere la sua vita, Chiara era diventata pericolosa per una organizzazione criminale internazionale dedita a pedofilia e traffico di minori”.
MASSIMO LOVATI: “QUESTO ‘E’ UN SOGNO CHE HO FATTO MA…”
Quindi Lovati ha aggiunto: “Ci sono evidenze? No, l’ho sognato, ma ha avuto un riscontro su quel fatto di cronaca giudiziaria dei bambini provenienti da Lampedusa (trovati a Garlasco ndr), non è che è tutto collegato ma è un elemento che milita a favore della credibilità del mio sogno ma che rimane un sogno. Io penso che Chiara Poggi, che non può più difendersi, vada difesa e così io la difendo, con la ricerca della verità, non come si sta facendo attualmente, creando un’altra suggestione che possa sostituire quella originaria, cercando di trovare un altro colpevole al posto di Alberto che non c’è. Se vogliamo difendere Chiara dobbiamo cercare la verità ma non lo stiamo facendo”.
Quindi ha argomentato: “Io parto dall’inizio: 2007, 13 agosto, arriviamo nel 2014, sentenza di condanna, cinque gradi di giudizio, un centinaio di magistrati fra di cognizione, pg, pm, periti e chi più ne più ne matta, con un capo di imputazione di omicidio volontario. 2017, una indagine inutile a carico di Sempio che per altro viene liquidata in 3 mesi con una archiviazione e si parla di omicidio volontario, improvvisamente nel 2023 qualcuno profila il concorso, il concorso non esiste, stiamo sballando tutto, stiamo sbarellando, non so chi ha inventato questa storia, io parlo sempre di un capo di incolpazione ondivago e incerto”. E ancora: “Si parte dalla determinazione del fatto, su questo bisogna partire, non sui capi di imputazione ondivaghi, qui c’è un omicidio”.
MASSIMO LOVATI E L’IPOTESI DEL SICARIO CHE HA UCCISO CHIARA POGGI
Gianluigi Nuzzi ha quindi incalzato Lovati sull’ipotesi del sicario: “Primo, non c’è movente, i filmini privati è una questione già esaminata ed esclusa. Secondo non c’è concorso perchè dal fatto non risulta il concorso, da dove risulterebbe? In quella casa sono entrati tutti, c’era il gatto, erano senza calzari, senza guanti. Quando un fatto omicidiario di questo genere non ha una risposta chiara sul movente la letteratura criminologica individua il sicario, ma non ci sono presenze del sicario sulla scena, questo è il mio sogno. Io non mischio le carte – aggiunge – dico solo che quando uno dice una bugie, come ha fatto Alberto Stasi, due sono i casi: o è una bugia rivolta a farla franca verso se stesso, oppure è una bugia per coprire altri, non c’è una terza alternativa. Il buon inquirente come prima cosa deve interrogarsi sul perchè uno dice bugia. Lui ha detto tutte bugie, non è mai entrato in casa, aveva le scarpe pulite, questo è un pensiero lineare, non faccio un pensiero arzigogolato. Non ha mai avuto le scarpe sporche di sangue, magari le ha buttate ma questo non è un pensiero semplice è un pensiero indiretto. Io penso che copriva degli altri”.
Sulle intercettazioni di Sempio emerse: “Lui non è mai stato “protetto”. L’indagine del 2017 era vuota, senza significato, tanto è che venne sciolta in 3 mesi, quindi la mia convinzione di quel momento l’avevo confidata anche a Sempio, gli avevo detto di stare tranquilli. Oggi Napoleone smentisce Venditti? Su che basi?”. E ancora: “Io spero che Sempio possa reggere il colpo, è difficile, se dovesse capitare a me non so, è una posizione talmente abnorme. Quando ho conosciuto Sempio nel 2017 siccome l’accusa era di un reato gravissimo, la mia preoccupazione è stata quella di capire se il mio assistito fosse a posto con la testa, io non lo conoscevo, se fosse un tossicodipendente, psicopatico, debole, uno con problemi ciclici, da un giorno all’altro potrebbe togliersi la vita, invece ho trovato un ragazzo pacato ed equilibrato”. Sul perchè non l’ha fatto interrogare: “Ho fatto bene se lo facevo interrogare la domanda principale sarebbe stata quella sulla bufalata delle impronte. Io non mi fido degli inquirenti, io mi fido solo dei miei mezzi difensivi, poi il processo è fatto di due parti, fino ad oggi non c’è stata lealtà da parte dell’accusa”.
MASSIMO LOVATI CONTRO LA PROCURA: LE SUE ARGOMENTAZIONI
Lovati ha quindi elencato tutte le slealtà della procura a suo modo di vedere: “Un capo d’accusa ondivago che non permette la difesa, prima slealtà, il capo d’accusa deve essere specifico, è come il gioco dello schiaffo del soldato. Ondivago perchè in concorso con Stasi o ignoti è già ondivago, proviamo a togliere Stasi, in concorso con ignoti, e Stasi dove lo mettiamo? Seconda slealtà, il tampone salivare, 16 marzo del 2025, vengo a scoprire negli allegati della richiesta di incidente probatorio che la procura di Pavia ha una consulenza tecnica del febbraio 2024, su che cosa? Questa consulenza dice che l’omicida è Andrea Sempio perchè c’era il suo dna sotto le unghie di Chiara”.
E ancora: “Se mi hai fatto il tampone salivare due mesi fa, come fai a dire questa cosa un anno fa? Perchè mi hai preso il tampone quindi? Terza slealtà. Incidente probatorio del 9 aprile, ricusato il perito Giardina, nel corso dell’udienza si introduce il problema delle impronte e del dna rintracciato sotto le paradisive. Il giudice Garlaschelli si riserva, il 14 aprile scioglie la riserva accogliendo l’istanza di ricusazione del prof Giardina e nominando a fianco di un genetista un dattiloscopico, 15 aprile, il giorno dopo, Andrea Sempio viene convocato con una telefonata abnorme dai carabinieri di Milano, che gli dicono che visto che l’abbiamo convocato a marzo il laser non ha preso bene le imprente e deve venire a fare un’altra deposizione delle impronte, senza avvertirmi. Poi gli mettono questa impronta forse presa con modalità sleali, me l’appiccicano di fianco ad una foto, una rappresentazione fotografica di una impronta che non c’è più. In mezzo c’è la slealtà della questione del pompiere”.
