Racale, uccide la madre Teresa Sommario con un'accetta: Filippo Manni in lacrime chiede dal carcere al padre di aiutarlo a curarsi
Prima il litigio, poi i colpi di accetta contro la madre, lo stato confusionale, la fredda lucidità riscontrata dalla GIP Valeria Fedele e, infine, la presa di coscienza e l’apparentemente pentimento di Filippo Manni, reo confesso assassino – appunto – della madre arrestato già da qualche giorno a Racale, alle porte di Lecce: un quadro, insomma, piuttosto complesso e che sembra essere ancora completamente in divenire con le indagini che procedono serrate e presto arriveranno a una qualche conclusione.
Per comprendere meglio l’intera vicenda è bene partire dal principio e spostarci fino al 17 giungo quando si è consumato l’omicidio a Racale: quel giorno Filippo Manni era appena tornato nell’abitazione che condivideva con la madre – Teresa Sommario – e il padre quando sarebbe scoppiate uno dei tantissimi litigi che da sempre aveva con la figura moderna, da lui ascritto in interrogatorio “a piccole cose, come non aver lavato una forchetta o una tazza”.

Da tempo Filippo Manni ha ammesso di nutrire risentimento nei confronti della madre e di aver più volte pensato “per scherzo” di ucciderla e proprio quel giorno “a un certo punto si è spento tutto“: si sarebbe, infatti, recato al secondo piano dell’abitazione dove avrebbe recuperato un’accetta, per poi infliggere una serie di colpi legali contro la madre che è deceduta sul colpo, il tutto davanti a uno dei due fratelli che avrebbe anche provato a difendere – purtroppo senza successo – la donna.
Il crollo psicologico di Filippo Manni dopo l’omicidio della madre a Racale: “Aiutatemi, devo curarmi”
Filippo Manni è stato arrestato poco dopo mentre vagava in stato confusionale e nell’immediato interrogatorio reso avrebbe ammesso immediatamente le sue responsabilità: singolare per la GIP che il giovane studente – da tempo impiegato come bagnino – non avrebbe mostrato “alcun segno di resipiscenza a fronte del gravissimo delitto commesso”, cercando piuttosto di addurre “a sua giustificazione svariate ragioni pretestuose” e anche per questa ragione e ha disposto l’immediato arresto.
In questi giorni Filippo Manni sarebbe rimasto in cura nell’infermeria del carcere leccese e proprio da lì avrebbe incontrato in queste ore il padre per la prima volta: durante il breve colloqui il giovane sarebbe scoppiato in lacrime, chiedendo informazioni sul funerale della madre e sullo stato di salute dei fratelli; mentre al padre avrebbe anche chiesto di aiutarlo a farsi curare e di procurargli dei quaderni da usare durante la detenzione.
Si tratterebbe, secondo il legale di Filippo Manni, il dottor Francesco Fasano, della prima vera e propria presa di coscienza da parte del giovane, sottolineando che da questo momento in poi man mano che assumerà sempre più consapevolezza del reato commesso “aumenteranno i rischi” per la sua incolumità: il legale, non a caso, ha chiesto che resti in osservazione costante e sottoposto a cure “psicologiche, psichiatriche e farmacologiche”; mentre starebbe anche cercando dei possibili “consulenti” che valutino “le sue attuali condizioni di salute” e la sussistenza di “qualche problematica” mentale.
