Ursula Von der Leyen propone una riforma del WTO partendo dal CPTPP: “Evitiamo gli errori del passato, serve un nuovo modello commerciale”
Ursula Von der Leyen ha preso la parola in chiusura del Consiglio europeo di Bruxelles indicando chiaramente che, secondo lei, il tempo delle attese è ormai superato e che l’Europa deve iniziare a immaginare un’alternativa concreta all’attuale assetto del commercio internazionale, con l’Organizzazione Mondiale del Commercio sempre più in difficoltà, bloccata da veti incrociati e da un meccanismo decisionale paralizzato e tra le opzioni messe sul tavolo, una in particolare spiccherebbe per ambizione e concretezza: si tratta del CPTPP, l’intesa commerciale transpacifica che coinvolge molte economie asiatiche, e che a suo giudizio potrebbe diventare la base per una nuova architettura multilaterale del commercio, più agile e meno esposta a impasse strutturali.
Nel corso della conferenza stampa, Von der Leyen ha spiegato che diversi Paesi dell’area asiatica avrebbero espresso la volontà di stabilire una cooperazione solida e strutturata con l’Unione Europea e, in questo contesto, ha ribadito come l’idea di utilizzare il CPTPP come modello per avviare una ridefinizione del WTO possa rappresentare una strada utile per correggere le rigidità del passato e dimostrare che il principio del libero scambio, se ben gestito, può ancora funzionare; secondo lei, non si tratterebbe di sostituire il WTO in blocco, ma piuttosto di intervenire con pragmatismo per costruire attorno a esso un sistema nuovo, più moderno e flessibile.
L’intervento si inserisce in un contesto caratterizzato da forti tensioni commerciali, amplificate dal ritorno alla presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump e dalle sue politiche protezionistiche, che con l’imposizione di nuovi dazi stanno mettendo sotto pressione l’intero sistema multilaterale; per Von der Leyen, l’Europa dovrebbe cogliere questa crisi come un’opportunità per assumere un ruolo più centrale nella definizione delle regole del commercio internazionale, senza limitarsi ad assistere passivamente ai cambiamenti in corso.
Von der Leyen e i leader europei: ipotizzata una nuova alleanza commerciale, il WTO rischia di restare indietro
Ursula Von der Leyen non ha nascosto le sue perplessità sul futuro del sistema attuale, suggerendo ai leader presenti al vertice di Bruxelles che una riflessione più vasta su modelli alternativi al WTO non solo sia legittima, ma anche necessaria e tra le possibilità citate, avrebbe incluso l’ipotesi di rafforzare gli accordi bilaterali o regionali con Paesi strategici già coinvolti nel CPTPP, come Giappone e Australia, in modo da costruire una rete commerciale più efficiente e rappresentativa dell’attuale realtà geopolitica.
Anche il cancelliere tedesco Friedrich Merz, intervenendo durante i lavori, ha espresso un punto di vista netto e inequivocabile: se il WTO dovesse continuare a dimostrarsi inefficace, a suo parere, l’Unione Europea dovrebbe seriamente valutare l’idea di proporre qualcosa di nuovo, un’affermazione che non si limiterebbe a un giudizio tecnico, ma si configurerebbe piuttosto come un invito a un cambio di passo da parte dell’Europa, chiamata a evitare l’inerzia e a rimettere mano ai propri strumenti di politica commerciale con spirito costruttivo e visione strategica.
Sul ruolo degli Stati Uniti nel contesto del CPTPP, Von der Leyen avrebbe ricordato che Washington aveva deciso in passato di abbandonare quell’accordo, e che al momento non sembrerebbe in programma un loro rientro, un elemento che, nelle sue parole, potrebbe rafforzare la necessità per l’Europa di muoversi autonomamente, senza restare in attesa di decisioni altrui.
La crisi del WTO potrebbe quindi trasformarsi, nelle intenzioni della presidente della Commissione e di altri leader europei, in un’occasione per ripensare l’intero impianto delle relazioni commerciali internazionali, con l’idea di non azzerare ciò che esiste, ma di aggiornare e rafforzare ciò che ancora può funzionare, costruendo attorno a questo nucleo un sistema più inclusivo, realistico e resistente alle turbolenze internazionali che oggi sembrano all’ordine del giorno.
