Riforma pensioni 2025, i rilievi dell’Ocse sul nostro Paese e le ipotesi sull’intervento del Governo sui requisiti
RIFORMA PENSIONI 2025, IL RAPPORTO DELL’OCSE
Nel rapporto “Employment Outlook 2025” presentato ieri, l’Ocse torna a occuparsi di pensioni italiane, evidenziando come l’età effettiva di pensionamento risulti essere più bassa di circa due anni (per gli uomini, mentre per le donne scende a un solo anno) rispetto a quella fissata per la pensione di vecchiaia (67 anni). Una differenza in cui viene riflesso anche il gender gap che non consente spesso alle donne di avere l’anzianità contributiva necessaria a poter accedere a forme di pensionamento anticipato. Secondo l’Ocse, se il nostro Paese favorirà l’invecchiamento attivo dei suoi cittadini, anche in termini di durata della vita lavorativa, potrà alleviare il problema di mancanza di manodopera e sgravare i giovani dal peso della spesa previdenziale.
RIFORMA PENSIONI 2025, L’ATTESA PER L’INTERVENTO DEL GOVERNO
L’organizzazione con sede a Parigi fa anche notare che in Italia sono pochi, rispetto agli altri Paesi europei aderenti, i pensionati che continuano a lavorare. Dal Governo non arrivano intanto novità riguardo il decreto con cui congelare l’aumento dei requisiti pensionistici in base all’aspettativa di vita che dovrebbe scattare dal 2027. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, il provvedimento in merito, che dovrebbe far parte della prossima Legge di bilancio, potrebbe interessare anche solamente il requisito anagrafico per le pensioni di vecchiaia (pari a 67 anni) e non per i canali di accesso anticipato alla quiescenza. Appare però difficile che aumenti il requisito dell’ex pensione di anzianità (42 anni e 10 mesi, un anno in meno per le donne).
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