La Cgil appoggia le campagne sui diritti civili, ma il Tar Piemonte la esclude dal giudizio sulla stanza di ascolto per donne che vogliono abortire
La Cgil sta abbandonando le battaglie per il lavoro e i diritti degli operai per abbracciare cause più ampie come quella per l‘aborto legale e l’eutanasia. Una tendenza confermata anche dall’adesione insieme alla Uil, alla campagna dell’associazione Luca Coscioni per promuovere la somministrazione della pillola abortiva anche fuori dagli ospedali per garantire alle donne il diritto di scegliere come e quando interrompere una gravidanza.
Come sottolinea il quotidiano La Verità, i sindacati non dovrebbero interessarsi pubblicamente di queste questioni, riservate alle autorità sanitarie oltre che agli amministratori, e il dubbio di una interferenza illegittima è stato sollevato anche recentemente da Tar, in seguito alla richiesta della Cgil di chiudere la stanza di ascolto al Sant’Anna di Torino, dove le donne avevano la possibilità di ottenere una consulenza sui possibili percorsi alternativi all’interruzione di gravidanza.
Mentre la chiusura è stata approvata perchè i giudici hanno stabilito che chi operava all’interno della struttura non aveva competenze verificate, il Tar ha comunque precisato che non sarebbe compito del sindacato occuparsi di questi problemi.

Tar Piemonte esclude la Cgil dal giudizio sulla questione della stanza di ascolto sull’aborto “Problema non relativo ai diritti dei lavoratori”
A stabilire che la Cgil dovrebbe occuparsi dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici piuttosto che dei diritti civili, è stato anche il Tar del Piemonte, che ha sottolineato nella decisione di chiudere la stanza di ascolto per donne che intendono interrompere una gravidanza, che il provvedimento è stato preso a causa della mancanza di requisiti verificati degli operatori, ma di fatto ha anche escluso per difetto di legittimazione attiva la Cgil dal giudizio. Precisando che il problema non è relativo alle finalità riferibili alla legge n. 194/1978 e alla sua applicazione di cui per statuto il sindacato dovrebbe occuparsi.
La battaglia del sindacato insieme all’associazione Luca Coscioni comunque prosegue, non solo sul tema della pillola abortiva da garantire a tutte le donne anche fuori dai nosocomi, senza ricovero e senza alcuna consulenza medica, ma anche sull’eutanasia legale. Una questione per la quale aveva anche organizzato una raccolta di firme e che ora sta spingendo all’attenzione delle varie amministrazioni regionali.
