L’ex ministro russo Starovoit si sarebbe suicidato perché coinvolto in un’indagine di corruzione. Un problema comune a tutto il mondo ex sovietico
La tragica morte del ministro dei Trasporti della Federazione Russa Roman Starovoit, suicida – pare – dopo essere stato rimosso dall’incarico, già accusato – sembra – di corruzione per le fortificazioni nel Kursk, mi ha fatto ricordare un episodio del lontano 1994.
Era primavera e stavo per partire per il Kazakistan. Una domenica, all’ora di pranzo, arrivò da me, al centro giovanile di via Caroli a Milano dove abitavo, il mio caro amico taxista Tonino. Aveva caricato in macchina un russo completamente ubriaco, e non capiva dove doveva portarlo. Dopo averlo sentito e soprattutto dopo aver trovato il suo biglietto da visita, capii che si trattava del ministro dei Trasporti dell’allora Federazione Russa.
Così decisi subito, per ogni evenienza, di chiamare i carabinieri. Nel giro di pochi minuti arrivarono a tutta velocità due gazzelle e, in un taxi, la segretaria del ministro. Lo stavano affannosamente cercando dalla sera prima, quando era sparito da un convegno internazionale che si teneva sul Lago di Garda. I carabinieri mi ringraziarono subito per la chiamata, spiegando che stava per venir fuori uno scandalo internazionale.
La segretaria, a buon conto, diede immediatamente 200 dollari a me e a Tonino, perché non ne parlassimo con nessuno. Nel breve interrogatorio seguente, in lingua russa, che già capivo, venne fuori che il ministro aveva deciso di venire a Milano attirato dalla prospettiva di una serata a base di alcol ed escort. E così si era poi ridotto in uno stato veramente deplorevole.
Cose che succedevano, nell’Unione Sovietica, e succedono anche oggi nel mondo ex sovietico.
Noi abbiamo presente che cosa sia il capitalismo nel mondo occidentale, e l’analisi marxista ce lo ha fatto capire ancora meglio. Molti, però, forse non sanno che nella società del socialismo reale che noi chiamavamo impropriamente comunismo, esisteva anche lì un capitalismo, un capitalismo di Stato. La proprietà dei mezzi di produzione era dello Stato, quindi formalmente del popolo, ma erano i dirigenti a gestire il “capitale” che anche da loro doveva finanziare la produzione. Chi aveva un ruolo, via via nei vari gradi della scala del potere, poteva approfittarsene in molti modi. Anche perché i soldi non erano loro e quindi non rischiavano i loro capitali, e la corruzione era, ed è ancora, un sistema tale che nessuno aveva interesse a controllare per non essere a sua volta controllato.
Non è che questo sistema ci sia del tutto sconosciuto, ma lì era diventato così generale che in un certo senso quasi nessuno se ne lamentava.
Pensate ad esempio alle prime pagine de Il maestro e Margherita di Bulgakov, come si parla dei privilegi degli scrittori e degli artisti del circolo dei “Massolit”.
Ok, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Come si racconta in un vangelo aprocrifo scoperto di recente, una volta Gesù sentì veramente volare una pietra, e voltandosi vide la madre e disse: “Quante volte mamma ti ho detto che non devi venire sul lavoro?”. Ma si sa, i vangeli apocrifi, come le fonti di informazioni sovietiche, non sono sempre attendibili.
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