Lìomicidio Yara Gambirasio, la ricostruzione del caso: dalla scomparsa al ritrovamento del corpo fino all'arresto di Bossetti sulla base del confronto Dna
All’omicidio Yara Gambirasio sarà dedicata la prima puntata del programma “Il caso” con il giornalista Stefano Nazzi, che ripercorrendo le tappe principali dell’indagine sulla scomparsa della 13enne di Brembate di Sopra, approfondirà l’iter giudiziario che si è concluso con la condanna all’ergastolo di Massimo Bossetti, non senza ombre e misteri che ancora oggi restano, alla luce di una possibile riapertura del processo chiesta dalla difesa.
La vicenda iniziata nel 2010, rimarrà nella storia come uno tra i più scottanti casi di cronaca nera, che ha scosso l’Italia non solo per la complessità delle indagini, ma anche per la giovane età della vittima, la dinamica del delitto e i successivi colpi di scena emersi durante l’inchiesta.
Yara Gambirasio scompare la sera del 26 novembre, quando la madre che la attendeva a casa al rientro dalla palestra dove la ragazzina si allenava, non vedendola tornare avverte le forze dell’ordine. Le ricerche iniziano immediatamente, gli investigatori escludendo fin da subito l’ipotesi di un allontanamento volontario, iniziano a concentrarsi sulle testimonianze di amici e conoscenti e sulle tracce telefoniche che però non forniscono risposte a parte dare conferma dell’interruzione del segnale che sarebbe avvenuto poco dopo le 18 e 47.

Omicidio Yara Gambirasio, dalle analisi del Dna trovato sui vestiti all’arresto di Massimo Bossetti
Dopo tre mesi di ricerche ed appelli, il corpo di Yara Gambirasio viene ritrovato in un campo a Chignolo d’Isola, distante pochi chilometri dalla palestra di Brembate. A fare la scoperta fu un aeromodellista che per caso si accorge della presenza del cadavere. L’autopsia stabilì che la ragazza era stata colpita con un’arma da taglio, tuttavia, a causare il decesso secondo le analisi fu il freddo. Gli esami del Dna, fatti sui vestiti per risalire all’assassino, portarono all’identificazione di tracce biologiche maschili che vennero denominate “ignoto 1”. Il confronto con i profili genetici ha coinvolto un numero record di persone. In 18mila infatti, tra residenti, conoscenti e frequentatori della zona furono sottoposti al test per cercare di stabilire una corrispondenza.
Finalmente, nel 2012 arriva una conferma, viene identificato un ex autista che però risultava deceduto. L’analisi, effettuata sui tre figli dell’uomo non risultò compatibile, per cui la nuova tesi si concentrò sulla ricerca di un quarto figlio illegittimo. Entra quindi nell’indagine Massimo Bossetti, muratore di Mapello, che dal raffronto, fatto tramite traccia su alcol test risulta al 99,9% identico al profilo ignoto e viene quindi fermato con l’accusa di omicidio, presumibilmente avvenuto dopo un tentativo di violenza sessuale.
