A Quarto Grado ci si scontra sul delitto di Garlasco e in particolare sulla traccia del dna di ignoto 3: Abbate vs Garofano
Si parte subito con il giallo di Garlasco a Quarto Grado e le prime discussioni, come prevedibile, sono sulla famosa traccia di dna, ribattezzata “ignoto 3”, trovata sulla garza dopo un prelievo in sede autoptica nel cavo orale della povera Chiara Poggi. Una traccia che ovviamente sta dividendo l’opinione pubblica fra chi pensa che sia inconcludente e chi invece pensa che sia la svolta. Fa parte di questo secondo gruppo Carmelo Abbate, da sempre strenuo difensore di Alberto Stasi, convinto che quella sia la firma indelebile dell’assassino: “La contaminazione della traccia non si può sentire – esordisce già carico – finalmente abbiamo l’identità genetica dell’assassino, o almeno di uno degli assassini, bisogna avere il coraggio di dirlo. L’altro assassino è quello dell’impronta 33 e del dna sulle unghie della vittima e vedremo chi sarà (per la procura è Sempio ndr), ma mi si parla di contaminazione? Ma allora finiamola e ce ne andiamo tutti a casa perchè non siamo stupidi, ma quale contaminazione?”.
E ancora: “Tutti i soggetti che sono venuti a contatto con il cadavere sono stati censiti e il dna non è di nessuno di loro, si vedrà se qualcuno che non doveva venire a contatto con il cadavere magari ci è venuto a contatto e ci spiegherà come e perchè, ma fino ad allora noi abbiamo l’identità genetica dell’assassino ed è un dato di fatto e non è Alberto Stasi, bisogna avere l’onestà intellettuale di dire che abbiamo l’identità genetica di uno degli assassini e non è Stasi. Condannato in via definitiva? – replica poi a Nuzzi – sai come la penso e sai che non c’è una traccia di Alberto Stasi sul luogo del delitto, non ce ne è una, mi avete riempito negli anni con una impronta sul dispenser e poi quella sulle unghie è nulla? Sempio? E’ colui che secondo Previderè, consulenza della procura, è sulle unghie di Chiara Poggi”. E ancora: “Lo scandalo è che c’è una garza che non è mai stata aperta dopo l’omicidio, si è condannato un uomo senza mai aprire quel flacone. La traccia di ignoto 3 non è mista – aggiunge – c’è una parte in cui il dna non è misto”.
DELITTO DI GARLASCO, GAROFANO SU IGNOTO 3: “TRACCIA CONTAMINATA IN SEDE AUTOPTICA”
Di tutt’altro tenore invece il generale Garofano, consulente di Andrea Sempio, all’epoca del delitto di Garlasco comandante dei Ris, che intervistato in separata sede da Quarto Grado precisa: “Ho sentito parlare di una grande quantità di dna ma non è vero, il dna Y rilevato su quella garza è infinitesimale, la maggior parte, il 99,9%, appartiene a Chiara, quindi la parte maschile è così limitata che non può essere considerata come quella di un estraneo che ha aggredito la povera Chiara, lasciando questo materiale”. Quindi ribadisce: “Escludo un ignoto 3 perchè una sala autoptica è una fucina di dna, la contaminazione può avvenire in qualsiasi momento, una frazione di secondo”. Garofano spiega perchè all’epoca non venne esaminata la bocca della povera vittima di Garlasco: “Tra i vari tamponi quello orale viene considerato come materiale di confronto e doveva servire ad ottene materiale riconducibile alla vittima da confrontare alle tracce rinvenute sulla scena del crimine”.
Ma come si potrebbe essere contaminata la garza? “In partenza magari non era già sterile oppure una pinza con la quale è stata appresa oppure mentre veniva appresa è entrata in contatto con una delle superfici della sala autoptica, quindi la sintesi fra il materiale Y dell’aiutante di Ballardini, la quantità infinitesimale, più l’ambiente in cui si è verificato il prelievo, porta a pensare che si sia trattato di una contaminazione. E’ punibile per legge chi ha contaminato? Assolutamente no, noi dobbiamo anche considerare che eravamo a 18 anni fa, è passato tanto tempo ed è cambiato il nostro atteggiamento in sala autoptica e sulla scena del crimine e le tecniche sono diventate più sensibili, è stata una contaminazione assolutamente inconsapevole che non ha alcuna responsabilità in chi l’ha fatto”.
DELITTO DI GARLASCO, GAROFANO SU IGNOTO 3: “NULLA A CHE VEDERE CON BOSSETTI O MELANIA REA”
Garofano aggiunge: “Ho letto in questi giorni, ‘alla ricerca dell’ignoto 3’ attraverso il profilo completo, attenzione, è un profilo completo ma è un profilo y e sappiamo che non porta assolutamente ad una identificazione personale ma soltanto a chi condivide in linea paterna quel tipo di profilo. E’ confrontabile ma non ci dà la certezza di una identificazione, non è come il dna di Bossetti non è come il dna trovato nel cavo orale di Melania Re, è un dna Y ma è molto limitato, infracellulare e infracentesimale”.
Perplesso Umberto Brindani, direttore di Gente, presente in studio a Quarto Grado: “Sono più prudente di Carmelo nel dire che non c’è stata sicuramente contaminazione, potrebbe invece esserci stata, è comunque se ci fosse stata sarebbe un altro ennesimo errore di questa indagine per cui c’è una persona in galera da 10 anni. Il generale Garofano – puntualizza – è sempre stata una persona che invocava prudenza quindi non capisco come faccia lui che non ha in mano nulla se non quello che hanno periti e consulenti, a negare l’importanza di questa traccia”. Ancora una volta è durissimo quindi lo scontro fra chi accusa Stasi o comunque si dice certo che il caso di Garlasco non verrà riscritto, e chi invece si dice convinto dell’esatto contrario, che l’omicida di Chiara Poggi sia da 18 anni a questa parte a piede libero. Vedremo cosa emergerà dall’analisi più approfondita di questa famosa traccia di dna che potrebbe riscrivere la storia o rivelarsi l’ennesimo finta pista di questa indagine in presa diretta.
