Cardinale Bagnasco risponde all'attacco di Laura Santi sulla presunta "ingerenza del Vaticano sul Fine Vita": la Chiesa ha diritto di difendere la vita”
LA MORTE DI LAURA SANTI, LA CRITICA ALLA CHIESA CATTOLICA E LA “RISPOSTA” DEL CARDINALE BAGNASCO
Era noto da tempo l’esito finale, ma è di ieri la notizia che l’iter del suicidio assistito è stato intrapreso dalla giornalista Laura Santi: è però nel video-appello lanciato ai politici (con l’invito a bocciare il ddl Fine Vita del Governo) che emerge la critica forte alla «ingerenza cronica del Vaticano», con la prima “risposta” dalla Chiesa Cattolica che giunge oggi dall’ex Presidente della CEI, il cardinale Angelo Bagnasco. Intervistato da “La Repubblica” l’arcivescovo emerito di Genova risponde sia nel merito a Laura Santi ma soprattutto alza il livello della discussione evidenziando una forte deriva presente a livello etico in tutto l’Occidente che dovrebbe spaventare ben più di una legge considerata errata.
Secondo Bagnasco è ingiusto e erroneo considerare la Chiesa come impossibilitata ad esprimersi: la Santa Chiesa di Cristo non ha solo il diritto, ma il «dovere di esprimersi in difesa della vita umana». Detto questo, resta un profondo e grande dolore nell’apprendere del suicidio assistito richiesto e ottenuto dalla signora Santi nelle scorse settimane, con l’aiuto legale dell’Associazione Coscioni: secondo il cardinale il dolore è dovuto anche alla consapevolezza che solo una grande sofferenza può arrivare a portare una decisione del genere.

Bagnasco elogia però l’articolo della Costituzione (il 32, ndr) che ricorda come lo Stato tuteli la salute come diritto fondamentale di ogni persona, anche come interesse della collettività: la straordinarietà di questo passaggio non è banale in quanto, rileva il porporato, «anche per la legge italiana una persona è un bene per tutti».
Il dialogo resta aperto, anche grazie allo spunto offerto da Laura Santi che parla nel suo video-testamento di una decisione sul Fine Vita che può essere presa solo da chi vive realmente tale sofferenza estrema (e che invece nessun altro decida al suo posto). Ecco su questo punto Bagnasco rispetta nel merito ogni opinione ma insiste nell’evidenziare come la Costituzione tratti un altro piano, ovvero che vi è una relazione di ogni individuo con l’alterità sociale. Se si nega tale principio – osserva il cardinale – si resta alla mentalità ormai troppo diviso di un «individualismo lontano dalla visione umana che ha fondato l’Europa».
“È IN ATTO UNA DERIVA ETICA IN OCCIDENTE CON LA VERITÀ CHE DIVENTA UN’OPINIONE”
Intendiamoci, esattamente come hanno ripetuto negli ultimi anni sul tema dell’eutanasia i vari Pontefici che si sono succeduti, la Chiesa è contro (non da oggi) da ogni forma di accanimento terapeutico: il punto è però definire bene quando si è in quel caso oppure no, ovvero quando il corpo rifiuta qualsiasi farmaco per la cura. In quel caso continuare è un vero accanimento, ed è tutto inutile, sottolinea il Card. Bagnasco. La Chiesa cattolica per questo ritiene corretto sostenere e aiutare il più possibile le varie sofferenze fisiche e/o morali, grazie ad un uso sempre più sovvenzionato per le cure palliative.

Dire e sostenere questo non è però una «ingerenza del Vaticano», come scriveva allarmata Laura Santi: per Bagnasco l’affermare ciò è una opinione per cui «preghiamo Dio che vede nei cuori di tutti», ma non vi è alcuna ingerenza laddove si cerca di difendere il bene collettivo e personale della vita umana. La dottrina sociale della Chiesa ripete fin dall’alba del cristianesimo che la vita non è autocreata e viene donata da un altro, un destino, verso cui rimaniamo responsabili e liberi.
Il punto dunque non è la lotta tra la “libertà” di autodeterminarsi e la “costrizione” di una fede religiosa: la Chiesa semplicemente chiede al legislatore che si mantenga la garanzia già riconosciuta dai padri costituenti, anche perché nessuna legge può arrivare a «decidere la morale», anche perché vi sono valori oggettivi e «universali» che occorre solo riconoscere. Non si deve arrivare ad uno Stato etico, ma neanche l’esatto contrario di una “deriva etica” che trasforma la verità in una mera “opinione”: o l’Occidente riuscirà a recuperare una propria coscienza morale oppure il mantra di una comunicazione ormai immanente e “dittatoriale” che impone come unica verità l’individualismo e l’autodeterminazione.
Secondo Bagnasco – all’opposto di quanto Laura Santi e Marco Cappato ritengono necessario nel bocciare la legge proposta dal Governo Meloni – serve ricordarsi che nessuna autorità politica, sociale, culturale – e neanche religiosa – può decidere cosa è bene e cosa è male in assoluto: la ragione umana in primo luogo viene continuamente attaccata, minata e anche delegittimata nel non riconoscere più quei valori fondanti ogni società. Senza riconoscere una legge naturale prima della legge umana – conclude l’arcivescovo emerito Bagnasco – allora la verità verrà sistematicamente sostituita dalle opinioni (ma con un “super” Io che può decidere e dirimere tutto, fino alla propria morte).
