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Home » Economia e Finanza » Economia Internazionale » SCENARIO DAZI/ “Tra Usa e Ue accordo fantasma, il rischio è entrare in una fase di guerra”

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  • Economia e Finanza

SCENARIO DAZI/ “Tra Usa e Ue accordo fantasma, il rischio è entrare in una fase di guerra”

Int. Luigi Campiglio
Pubblicato 1 Agosto 2025
Il presidente americano Donald Trump (Ansa)

Il presidente americano Donald Trump (Ansa)

L'accordo tra Usa e Ue sui dazi riesce paradossalmente a creare una situazione di tensioni con rischi per prezzi e potere d'acquisto dei cittadini

Nell’arco dell’ultima settimana sono arrivati dati e decisioni importanti per l’economia europea e americana. A partire dall’accordo di domenica tra Donald Trump e Ursula von der Leyen sui dazi, condito anche dal “giallo” di due versioni diverse sui contenuti dell’intesa che di certo non aiutano a fare chiarezza su quelli che saranno gli impatti delle tariffe americane per l’Ue.


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«In effetti, sul tema dei dazi regna la confusione», è il commento di Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano. «Vedo anche diverse stime sull’impatto che potrebbero avere su export e Pil, ma non sottovaluterei anche quello relativo ai prezzi relativi, derivante dal fatto che le tariffe non sono uguali per tutti. Potremmo avere, quindi, una situazione in cui l’inflazione non si muove più di tanto, ma contemporaneamente si verificano cambiamenti sensibili per quel che riguarda i prezzi di alcuni beni o servizi che sono molto acquistati».


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Potrebbe fare un esempio concreto?

Mettiamo caso che nell’accordo con gli Stati Uniti si prevedano tariffe più alte su alcuni beni o servizi americani: se sono molto acquistati e non hanno equivalenti locali, potrebbero incidere non poco sulle tasche dei cittadini europei. Inoltre, se come sembra, l’Ue dovrà acquistare Gnl dagli Usa, piuttosto costoso, questo avrà degli effetti sui prezzi delle bollette in alcuni Paesi. Alla fine si potrebbe avere qualcosa di simile a quello che si è visto in Italia a luglio: l’aumento tendenziale del cosiddetto carrello della spesa (+3,4%) superiore a quello dell’indice dei prezzi generale (+1,7%).


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In questo caso avremmo anche un Bce che non dovrebbe necessariamente alzare i tassi di interesse…

Ma difficilmente li abbasserebbe ancora. E la politica monetaria nell’Eurozona ha un ruolo importante, a volte suppletivo rispetto alla politica fiscale. Bisognerebbe, quindi, fare in modo che vi sia disponibilità del credito, per imprese e famiglie, anche senza ricorrere a una riduzione dei tassi di interesse. La Bce potrebbe sicuramente trovare uno strumento adatto a questo scopo.

Si sta parlando di compensazioni per i settori più colpiti dalle conseguenze dei dazi, anche in deroga ai vincoli del Patto di stabilità. Cosa ne pensa?

È giusto muoversi in questa direzione, ma con l’accortezza di non rendere eccessivamente sussidiati questi settori per non fornire un pretesto agli Stati Uniti per pensare a ulteriori penalizzazioni, magari con una tariffa aggiuntiva. Del resto anche noi in Europa ci siamo mossi con dazi contro le auto elettriche cinesi perché sussidiate dal Governo di Pechino. Bisogna, quindi, essere abili e attenti. Di fatto, paradossalmente, pur essendo stato raggiunto un accordo sui dazi rischiamo di entrare in una fase di guerra. È come se si trattasse di un accordo fantasma.

Ci spieghi meglio.

Se continueranno a esserci frizioni e se si continuerà a soffocare l’impatto positivo sulla crescita che ha il commercio internazionale, la situazione non potrà che peggiorare: ognuno cercherà di ottenere un vantaggio per sé a scapito degli altri. Lo stiamo vedendo anche sul mercato valutario: dopo mesi in cui il dollaro si è svalutato, ora è l’euro che sta perdendo terreno.

La riporto un attimo all’accenno che ha fatto all’aumento del carrello della spesa a luglio in Italia. Di fatto, il potere d’acquisto degli italiani viene nuovamente intaccato.

È così. Come ho avuto modo di spiegare recentemente, occorre dar seguito agli accordi tra le parti sociali per aumentare la produttività e, di conseguenza, i salari. Se n’è parlato tanto nei mesi scorsi, ma ancora non si è fatto nulla di concreto e non si può perdere altro tempo.

Cosa pensa, invece, della scelta della Fed di lasciare invariati i tassi di interesse?

Mi sembra che stia andando avanti il duello tra Casa Bianca e Federal Reserve. La decisione di lasciare invariati i tassi mi pare alla fine appropriata, nonostante le pressioni di Trump che non sono del tutto immotivate, dal momento che l’andamento dell’economia è sempre meno brillante.

Il Pil degli Stati Uniti nel secondo trimestre è, però, cresciuto del 3%.

È vero, ma occorre avere in mente il trend e il potenziale dell’economia americana, che appare al momento in una fase di stasi. Non è chiaro quanto possa crescere ancora. Tuttavia, ridurre i tassi troppo presto può comportare la necessità di un successivo passo indietro non semplice da attuare. È chiaro, però, che Trump preme per evitare di arrivare alle prossime elezioni di midterm in una fase economica sfavorevole.

Manca, però, più di un anno alle elezioni di midterm.

Sì, ma sappiamo che esiste un lasso temporale prima che le decisioni di politica monetaria si trasmettano all’economia reale dispiegando i loro effetti. Resta comunque il fatto che negli Stati Uniti c’è questo dibattito in cui le priorità politiche ed economiche sembrano confondersi parecchio.

(Lorenzo Torrisi)

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Tags: DaziDonald TrumpInflazione

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