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Home » Educazione » SCUOLA/ Valditara, “la rivoluzione del buon senso”: guardare al futuro con la coscienza del passato

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SCUOLA/ Valditara, “la rivoluzione del buon senso”: guardare al futuro con la coscienza del passato

Francesco Magni
Pubblicato 5 Agosto 2025
Giuseppe Valditara

Giuseppe Valditara, ministro dell'Istruzione e del Merito (Ansa)

“La rivoluzione del buon senso” è il nuovo libro-manifesto di Giuseppe Valditara. L’autore tratteggia la svolta culturale che serve al Paese

Rimettere al centro la persona nella sua integralità e relazione con gli altri; favorire una cultura del rispetto; valorizzare i talenti di ciascuno secondo una prospettiva di merito e di impegno personale; partire dalla realtà dei problemi concreti e provare a risolverli con coraggio e audacia, superando ideologismi pluridecennali; contrastare le idee dei propri avversari politici senza mai scadere nel dileggio e nell’insulto; ripristinare il principio della responsabilità individuale, bilanciando insieme ai diritti anche i doveri come previsto dalla nostra Costituzione; rilanciare prospettive basate sui valori della libertà e del lavoro; rimettere al centro la persona dello studente e l’autorità educativa dell’insegnante, che deve poter tornare ad essere rispettata e valorizzata; superare finalmente la contrapposizione ideologica tra mondo della scuola e mondo delle imprese, rilanciando, insieme alle famiglie, una grande alleanza per la formazione delle giovani generazioni.


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Sono solo alcune delle prospettive che potremmo definire ragionevoli o “di buon senso”. Chi si direbbe contrario?

Eppure, troppo spesso, nei confronti di chi vuole proporre o discutere simili traiettorie culturali viene innalzata una cortina fumogena di veti e affini, come se su alcune questioni non si potesse neanche dialogare. Figuriamoci provare – per davvero – a cambiare le cose mettendole in pratica.


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Se La scuola dei talenti (Piemme, 2024) rappresentava il manifesto sulla scuola e le politiche educative, il nuovo libro del ministro Valditara – La rivoluzione del buon senso. Per un paese normale (Guerini, 2025) – rappresenta un manifesto politico-culturale, nell’alveo del centrodestra, in grado di tratteggiare una lucida visione per l’Italia e l’Europa.

Dopo i primi due capitoli dove si documenta la ritrosia di un certo mondo progressista nell’essere in grado di discutere differenti prospettive senza veti, con rispetto per l’altro e con un atteggiamento, ancorché critico, ma di taglio “riformista”, nel terzo ampio capitolo l’autore invoca e tratteggia le caratteristiche di una vera e propria “svolta culturale” (p. 67).


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Innanzitutto, tale rilancio si concreta nel riaffermare il “primato della persona sullo Stato”, riprendendo la visione di Giorgio La Pira in sede di Assemblea Costituente (“lo Stato per la persona e non la persona per lo Stato”) e a partire da quella “scuola costituzionale” che mette sempre al centro la persona.

Da qui, per esempio, in ambito di politiche educative, il rilancio della personalizzazione della didattica e l’introduzione del docente tutor e del docente orientatore, così come le nuove Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica del 2024 oppure la riforma del “4+2” sull’istruzione tecnologico-professionale per valorizzare i differenti talenti di ciascuno.

E ancora Agenda Sud e Agenda Nord, per contrastare la dispersione scolastica (quella diretta/esplicita nel 2024 ha registrato un importante calo) e non lasciare indietro nessuno.

La scuola è certamente al centro di molti episodi e proposte, ma il libro va ben oltre tale ambito, tratteggiando un rilancio culturale-valoriale di alcune grandi categorie del dibattito pubblico di oggi e dei prossimi anni: la libertà “tipico valore occidentale” (p. 90), che con la responsabilità rappresenta “la precondizione di un’autentica democrazia” (p. 89); il lavoro, visto come valore fondamentale per la nostra società da riscoprire, in una rinnovata etica carica di ingegno e impegno; il tema di un recupero dei valori dell’identità e della patria, per essere consapevoli delle proprie radici; l’autonomia e la valorizzazione dei territori, che insieme al principio di sussidiarietà, rappresentano per il nostro Paese una “occasione straordinaria di crescita” (p. 145); infine l’Europa, per la quale si auspica “un risveglio” (p. 146) e una “riscoperta delle comuni radici europee” (p. 151).

Si tratta di una visione culturale ampia e approfondita, poiché, come si afferma nelle conclusioni, l’autore è consapevole che “il confronto è innanzitutto sulle idee e sui valori che devono ispirare una società” e che “nessuna ricostruzione materiale di una nazione potrà fondarsi su solide basi senza una sua ricostruzione spirituale” (p. 154).

Il libro rappresenta dunque una proposta di “alta” politica in grado di coniugare la tradizione del passato con le sfide del presente. In questa trama ideale, però, non vi sono solo proposte e prospettive per il futuro. Nel testo colpiscono i continui riferimenti a fatti e traguardi concreti già raggiunti e che hanno le proprie fondamenta e presupposti ideali in questa precisa visione culturale.

E se, come diceva De Gasperi, “politica vuol dire realizzare” (Discorso ai dirigenti lombardi della Democrazia cristiana, Milano, 23 aprile 1949), il libro rappresenta un raro esempio capace di guardare al futuro con la consapevolezza del passato, tenendo insieme le parole e le proposte programmatiche ai fatti concreti.

Una “rivoluzione del buon senso” alla quale vengono fornite solide radici culturali, affinché possano produrre efficaci effetti nella società e nella politica dei prossimi anni, in un percorso già iniziato e all’opera.

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Tags: Giuseppe Valditara

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