Delitto di Garlasco, a quasi 18 anni tra nuove piste e vecchi dubbi: Don Vitali nega intrecci con Santuario delle Bozzole, oggi approfondimento a Filorosso
A quasi 18 anni dal delitto di Garlasco, il programma Filorosso dedica un nuovo approfondimento all’omicidio di Chiara Poggi, tra nuove piste investigative e vecchie domande rimaste senza risposta. Come quella del Santuario delle Bozzole, riemerse per le ricerche fatte dalla ragazza prima di morire, cioè su preti pedofili e anoressia. Si parla di presunti esorcismi anche per “curare” le ragazze anoressiche e malati, ma anche di strani giri.
Ma don Gregorio Vitali, che nel 2014 portò a processo due romeni per avergli estorto denaro, nega tutto, anzi ai microfoni di Giallo passa al contrattacco, minacciando punizioni divine. Infatti, cita il Salmo 42 quando gli viene chiesto cosa succedesse nel suo Santuario all’epoca del delitto di Garlasco.

C’è chi parla di abusi e molestie, altri si spingono oltre parlando di traffico di minori, anche legato a quel santuario, accuse molto pesanti che il parroco respinge. Eppure, uno di quei due romeni tramite il suo legale ha fatto sapere che Chiara Poggi sarebbe stata uccisa proprio per aver scoperto cosa accadeva al Santuario delle Bozzole.
Per questo lo scandalo viene intrecciato al delitto di Garlasco, sebbene attualmente non vi siano elementi concreti a supporto. Si sa solo di ricerche su abusi e pedofilia nella chiesa, null’altro.
DELITTO DI GARLASCO, LA CONDANNA DI STASI E LA NUOVA INDAGINE
A pochi giorni dal triste anniversario, Rainews ha rievocato i motivi della condanna di Alberto Stasi, mentre la Procura di Pavia porta avanti la nuova indagine, tra nuove perizie e scontri tra consulenze. Tra le ragioni per le quali l’allora fidanzato di Chiara Poggi è stato ritenuto colpevole ci sono i risultati delle analisi delle macchie del sangue, ma contribuì la ricostruzione della scena del crimine con tecniche geomatiche: Chiara aprì la porta in pigiama a una persona conosciuta, senza allarme inserito; il suo assassino conosceva bene la villetta perché la ragazza non si difese.
Nelle carte processuali si parlò di colpi diretti alla testa con un oggetto mai ritrovato, indicativi di forte emotività tra persone intime. Per il giudice il quadro indiziario era rafforzato dalle indagini: era esclusa la possibilità che Alberto Stasi avesse trovato il corpo senza contaminarsi di sangue, inoltre la descrizione della scena del delitto di Garlasco era ritenuta da “aggressore” e non da “scopritore”. Ma alcuni di questi elementi sono messi in discussione dalla difesa, che parla di errori e omissioni nelle indagini originarie, infatti auspica una svolta dalla nuova.
