Dal rapporto AlmaLaurea emerge che le professioni sanitarie sono quelle che garantiscono per prime un lavoro. Buona anche la retribuzione
Il XXVII rapporto annuale del Consorzio interuniversitario AlmaLaurea di Bologna, sulla Condizione occupazionale dei laureati, presentato il 10 giugno 2025 all’Università di Brescia, che ha coinvolto complessivamente 690mila laureati di primo e secondo livello di 81 atenei aderenti ad AlmaLaurea, riporta dati incoraggianti per la scelta di una professione sanitaria delle aree infermieristica-ostetrica, riabilitazione, tecnica, prevenzione, confermando un ruolo fondamentale nel sistema sanitario sia per il supporto e l’assistenza diretta sia per la diffusione della prevenzione e promozione della salute.
Dai dati del rapporto i laureati di primo livello (laurea triennale) nel 2023 in Italia sono risultati 170.663 ed il 64,9% (110.844) ha risposto all’indagine (tabella 1).
In questa analisi sono escluse le lauree a ciclo unico con corsi di cinque anni che permettono di conseguire direttamente il titolo di laurea magistrale, senza dover passare per una laurea triennale come medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria, farmacia, medicina veterinaria, ecc.
Tabella 1. Laureati di primo livello del 2023, intervistati ad un anno dal conseguimento del titolo, per gruppo disciplinare. Fonte: dati AlmaLaurea

Per numero di laureati di primo livello si pongono al primo posto lauree economiche (26.718), poi ingegneria industriale e dell’informatica (20.157), politico-sociale e comunicazione (17.641), scientifiche (17.062) ed al quinto posto i laureati delle 22 professioni sanitarie non mediche (16.977) con 11.456 laureati che hanno risposto all’indagine, pari al 67,5% (tabella 1).
Alcune considerazioni di carattere generale prima della sottolineatura di alcuni risultati interessanti dell’indagine AlmaLaurea.
Secondo i dati Istat:
– in Italia nel 2024 il tasso di occupazione nella fascia 20-64 è pari al 67,1% (+0,8% del 2023) e rappresenta il più alto valore rilevato dall’inizio degli anni Duemila;
– il tasso di occupazione rilevato tra i laureati nella fascia 25-34 anni risulta pari a 74,5% e risulta maggiore di quello osservato tra i 18-29enni in possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado (43,4%);
– inoltre con l’aumentare del livello del titolo di studio posseduto si riduce il rischio di restare assorbiti nella disoccupazione.
Le 22 professioni sanitarie, dopo il primo anno di laurea triennale, hanno una quota di occupati del 84,8% (pari a 9.710) e sono al primo posto assoluto fra 16 gruppi disciplinari, seguiti da giuridico con il 65,8% (2.014), educazione e formazione con il 60% (3.509), informatica e tecnologie ICT con il 59,6% (1.402), scienze motorie e sportive con il 58% (2.335), servizio sociale con il 54,1% (818), contro un valore medio degli intervistati del 44,6%.
Mentre per gli altri gruppi disciplinari più numerosi per numero di laureati prevale la scelta di proseguire gli studi presentando basse percentuali di occupati (26-45%) (tabella 1-2; grafico 1).
Comunque l’aumento degli occupati si rileva nel totale di tutti i 16 gruppi disciplinari con un +6,1% come valore medio rispetto al 2022, ed un +8% per le professioni sanitarie. (tabella 2).
Tabella 2. Percentuale di laureati di primo livello del 2023 e retribuzione mensile, intervistati ad un anno dal conseguimento del titolo per gruppo disciplinare. Fonte: dati AlmaLaurea<

Grafico 1. Percentuale di laureati di primo livello del 2023 occupati ad un anno dalla laurea, per gruppo disciplinare. Fonte: dati AlmaLaurea

Anche per quanto riguarda la retribuzione mensile netta ad una anno dal conseguimento del titolo per gruppo disciplinare le professioni sanitarie sono al primo posto con 1.664 euro, seguite da giuridico con 1.599 euro, informatica e tecnologie ICT 1.543 euro, architettura e ingegneria civile 1.346 euro e ingegneria industriale e dell’informatica 1.343 euro contro un valore medio degli intervistati di 1.285 euro (tabella 2).
Per quanto riguarda le diverse professioni sanitarie, dividendole in quattro aree gli occupati ad un anno dal titolo vedono un valore totale del +8% nel confronto 2022 (76,8%) vs 2023 (84,8%), con la riabilitazione 86,4% (+9,3%), seguita dall’infermieristica e ostetrica 85,1% (+7,4%), area tecnica 82% (+8,1%) e prevenzione 81,6% (+9%) (tabella 3).
Tabella 3. Percentuale di occupati delle professioni sanitarie intervistati ad un anno dal conseguimento del titolo. Fonte: dati AlmaLaurea

Analizzando le differenti professioni sanitarie si rilevano, per l’alto tasso occupazionale sopra la media del 84,8%, il terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva al 89,6%, il logopedista al 88,1%, il tecnico di radiologia al 87,8%, il podologo al 87,5%, il fisioterapista al 87,4%, il tecnico di neurofisiopatologia al 86,4%, l’infermiere pediatrico al 86,7%, l’igienista dentale al 86,4% e l’infermiere al 85,5%.
Esiste comunque anche una differenza fra le università attive nelle 17 Regioni con valori per il Friuli-Venezia Giulia 91,1%; Marche 89,7%; Lombardia 89,0%, Toscana 88,8%; Piemonte 87,9%; Veneto 86,4%; Puglia 85,3%; Umbria 84,8%; Emilia-Romagna 84,3%; Liguria 83,9%; Lazio 82,0%; Molise 81,6%; Sicilia 80,9%; Campania 80,8%; Sardegna 80,4% e infine le università della Calabria con 78,9% e dell’Abruzzo con 78,3%.
Il prof. Angelo Mastrillo, docente in organizzazione delle professioni sanitarie, Università di Bologna, sostiene che “questi dati possono essere un utile strumento di orientamento per i neo diplomati della maturità per l’iscrizione all’esame di ammissione dei 23 corsi di laurea delle professioni sanitarie che si terrà l’8 settembre.
Si prevede che nei bandi che le università stanno per pubblicare potrebbero essere confermati i circa 35mila posti a bando, rispetto a cui lo scorso anno ci furono circa 65mila domande, con rapporti in media di quasi 2 domande per un posto. Si va dai rapporti massimi di 7 domande su 1 posto per fisioterapista, di 4 per logopedista e ostetrica, seguiti da dietista con 3, igienista dentale e tecnico di radiologia con 2,5, infermiere con rapporto medio di 1 a 1 su 20mila posti”.
Le professioni sanitarie non mediche, dopo il primo anno di laurea triennale, sia per occupazione che per retribuzione mensile netta si collocano al primo posto fra i 16 gruppi disciplinari confermando la validità strategica della scelta di una professione sanitaria delle aree infermieristica-ostetrica, riabilitazione, tecnica, prevenzione in quanto pilastro fondamentale per un sistema di assistenza efficace, umano e completo.
Il loro lavoro è spesso invisibile ma di grande valore, perché permette di prendersi cura delle persone in modo globale e rispettoso.
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