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Home » Meeting di Rimini » VERSO LA MANOVRA/ Freni (Mef): sostegni alla natalità e meno tasse, non tornerà l’austerità

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VERSO LA MANOVRA/ Freni (Mef): sostegni alla natalità e meno tasse, non tornerà l’austerità

Int. Federico Freni
Pubblicato 23 Agosto 2025
Freni, MEF

Federico Freni, sottosegretario al MEF (ANSA 2024, Maurizio Brambatti)

Il sottosegretario al Mef sarà ospite oggi del Meeting di Rimini. Con lui abbiamo parlato di Legge di bilancio e Autonomia differenziata

Al Meeting di Rimini oggi si parlerà anche di autonomia regionale e locale (“Quale autonomia serve al territorio”, ore 19:00 Sala Gruppo FS C2), in un incontro al quale parteciperà anche il sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze Federico Freni, cui abbiamo rivolto alcune domande anche in vista della messa a punto della prossima Legge di bilancio.


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Prendendo anche spunto dal tema dell’incontro cui partecipa, l’Autonomia differenziata diventerà realtà?

Il verbo va declinato al presente: l’Autonomia è realtà. E lo è grazie alla Lega. La stella polare è la legge Calderoli che ha già fissato i principi generali per l’attribuzione di ulteriori forme di autonomia alle Regioni. Ora si tratta di andare avanti con l’attuazione di un disegno istituzionale che poggia su un sistema di pesi e contrappesi in grado di valorizzare le potenzialità e le specificità dei singoli territori e allo stesso tempo di garantire una maggiore qualità dei servizi a tutti i cittadini, nessuno escluso. L’Autonomia non è un tema da stadio. Non possono esistere curve o fazioni. La sciarpa è la stessa e uguale per tutti: è quella tricolore, perché valorizzare i territori significa valorizzare l’Italia.


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Quali sono i prossimi passi?

Occorre seguire un doppio binario. Da una parte bisogna procedere spediti con l’adozione dei decreti attuativi per la definizione dei Lep. Dopo quasi venticinque anni di indecisioni e ritardi, questo Governo si è assunto la responsabilità di approvare un disegno di legge delega per la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni relativi ai diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio nazionale. E sottolineo tutto proprio perché lo spirito di questo provvedimento, così come dell’intero disegno sull’Autonomia, è – come detto – quello di preservare e rafforzare l’unità nazionale attraverso il potenziamento dei territori, non certamente quello di indebolirla.


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E il secondo binario?

Io penso che i tempi siano maturi affinché già nelle prossime settimane si possa arrivare a firmare le prime intese con quelle Regioni virtuose che possono garantire una maggiore qualità dei servizi proprio grazie a un maggiore autonomia. Se Regioni come la Lombardia e il Veneto sono già pronte non si capisce per quali ragioni dovremmo ancora temporeggiare.

Così non si rischia di creare discriminazioni?

Assolutamente no. Parliamo di intese che hanno come oggetto la Protezione civile, le professioni e la previdenza complementare integrativa. Sono tutte materie su cui non è prevista la definizione dei Lep.

Anche la sanità potrebbe rientrare in questo schema?

Per la sanità sono già previsti i Livelli essenziali di assistenza. È una materia che potrebbe rientrare tranquillamente nell’accordo tra il Governo e la Regione Lombardia.

Quali vantaggi potrebbe portare?

I vantaggi sono innumerevoli. Una maggiore autonomia garantirebbe alla Lombardia una maggiore flessibilità sulla spesa delle risorse destinate alla salute. Si potrebbero aumentare gli stipendi di medici e infermieri così come si riuscirebbe ad abbattere le liste d’attesa.

Si riuscirà a evitare di “spaccare il Paese”, come sostiene l’opposizione?

Guardi, nelle valutazioni e nei giudizi dell’opposizione c’è un errore di fondo: l’Autonomia non è un ariete puntato contro la Costituzione, né tantomeno contro l’unità nazionale. È la Costituzione stessa che la prevede e poi basterebbe leggere la legge sull’Autonomia differenziata per capire che non è come la dipinge la sinistra.

Cioè?

Le cito l’articolo 1 come esempio. C’è scritto chiaramente che la legge agisce “nel pieno rispetto dell’unità nazionale”. Le dirò di più: lo stesso articolo dice anche che l’obiettivo è “rimuovere discriminazioni e disparità di accesso ai servizi essenziali sul territorio”. Per non parlare del rispetto dell’unità giuridica ed economica, oltre che di quella relativa alla “coesione economica, sociale e territoriale”. Detto ciò, dobbiamo ricordarci anche del decentramento amministrativo che, come dicevo prima, è sancito dalla Costituzione. È facile, come fa la sinistra, dire che la nostra è la Costituzione più bella del mondo e poi declinarla sempre e solo a proprio piacimento.

In che senso?

Il disegno dei padri costituenti ha tracciato una direzione chiara e puntuale. Il senso dello Stato si compie intrecciando la dimensione della Repubblica, “una e indivisibile”, con il riconoscimento e la promozione delle autonomie locali, oltre che con “il più ampio decentramento amministrativo” per i servizi che dipendono dallo Stato. Lo dice l’articolo 5 della Costituzione, non certo uno stregone.

Con il ddl costituzionale su Roma Capitale si è aperta la strada per analoghi provvedimenti riguardanti altre grandi città o metropoli italiane oppure va considerato come una “eccezione”?

Tutto ciò che garantisce maggiore autonomia ai territori è sempre positivo. Anche perché maggiore autonomia significa anche maggiore responsabilità e quindi una migliore qualità del governo locale a beneficio dei cittadini. L’esempio dei sindaci della Lega sul territorio è paradigmatico. Io credo che occorra allargare il perimetro del disegno di legge costituzionale per Roma con l’obiettivo di includere realtà come Milano e Venezia che, come la Capitale, hanno bisogno di una maggiore autonomia per rispondere al meglio ai profondi cambiamenti che stanno attraversando le città.

Si avvicina la messa a punto della Legge di bilancio. Ci saranno anche delle novità in tema di riduzione delle tasse?

La riduzione della pressione fiscale è una priorità di questo Governo. Anche la prossima Legge di bilancio prevederà misure per alleggerire ulteriormente il carico che grava su cittadini e imprese. Forse qualcuno ha già dimenticato che abbiamo ridotto in modo strutturale il cuneo fiscale e l’Irpef. Ora è il momento di una nuova rateizzazione delle cartelle fiscali per aiutare milioni di partite Iva, professionisti, commercianti e artigiani onesti che non sono riusciti a pagare tutte le tasse.

Estensione della flat tax, rottamazione delle cartelle, temi cari alla Lega, quante risorse richiedono? Troveranno spazio nella manovra solo a discapito di altri interventi fiscali come la riduzione dell’Irpef sul “ceto medio”?

Le discussioni sulla manovra sono oramai una costante di ogni dibattito estivo, e poi evaporano puntualmente quando dalle suggestioni si passa ai fatti. Non c’è alcuna contrapposizione tra la rateizzazione delle cartelle fiscali e la riduzione dell’Irpef per il ceto medio. Si troveranno le risorse per fare entrambe le cose, nel rispetto dei conti pubblici e, soprattutto, delle esigenze dei cittadini.

Bisogna stringere la cinghia?

La stagione dell’austerity per fortuna si è chiusa e non sarà di certo questo Governo a riaprirla. La sinistra ci accusa di essere spendaccioni e di mettere in pericolo i conti pubblici. I numeri dicono l’esatto contrario: lo spread è sotto gli 85 punti, la crescita acquisita per il 2025 è già allo 0,5% e quindi vicinissima all’obiettivo annuale dello 0,6%. Per non parlare degli acquisti record degli investitori esteri sul debito italiano. Sono tutti segnali che attestano una rinnovata e crescente fiducia nei confronti del nostro Paese.

Dobbiamo attenderci misure “a metà”?

Dobbiamo attenderci misure di buon senso. La rateizzazione delle cartelle fiscali è certamente una di queste perché dà allo Stato la possibilità di incassare risorse certe e durature nel tempo aiutando allo stesso tempo i contribuenti più in difficoltà. Di certo non apriremo le porte agli evasori.

Nella manovra ci saranno altre misure per contrastare il calo della natalità nel nostro Paese, visto che quelle finora adottate non sono state sufficienti?

Il calo della natalità intercetta una dimensione di medio-lungo periodo. Non servono misure tampone, ma la messa a terra di un disegno organico. È proprio quello che sta facendo questo Governo fin dal suo primo giorno di attività. Il potenziamento dell’Assegno unico lo dimostra chiaramente così come le risorse stanziate a favore delle lavoratrici madri. La prossima Legge di bilancio implementerà e rafforzerà questo percorso.

“Meno tasse per chi fa figli”: dov’è finita la proposta Giorgetti?

Spesso e volentieri ci si innamora di titoli che di certo non nascono al ministero dell’Economia. Detto ciò sono i fatti a parlare: tutte le misure a sostegno della natalità guardano alle famiglie numerose e a chi, in prospettiva, vuole fare figli. Penso, ad esempio, al rifinanziamento del Fondo prima casa che offre una garanzia pubblica sul muto per l’acquisto della prima casa. Ma gli esempi sono innumerevoli.

Quale pensate saranno alla fine gli impatti dei dazi Usa per l’economia italiana? Ci saranno compensazioni per i settori più colpiti?

L’accordo siglato tra l’Europa e gli Stati Uniti ridimensiona sensibilmente i rischi legati a ipotesi iniziali ben più pericolose per la nostra economia. È inutile nascondersi dietro a un dito: quello raggiunto non è sicuramente il migliore degli accordi, ma è sicuramente un’intesa che pone fine agli allarmi lanciati in modo irresponsabile da chi quasi si augura un tracollo del nostro sistema produttivo. Le prime stime del Governo parlano di un calo massimo cumulato di mezzo punto di Pil nel 2026, ma a questa contrazione seguirà un recupero e soprattutto il quadro è perfettamente in linea con le stime fornite nell’ultimo Documento di finanza pubblica che già scontavano gli effetti delle barriere commerciali sull’economia.

(Lorenzo Torrisi)

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Tags: DaziLegaGoverno MeloniFlat TaxAssegno unico

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