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Home » Esteri » Ucraina » SPY UCRAINA/ “Tenere a bada la Russia: così Macron, Merz e Starmer fanno gli interessi di Trump”

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SPY UCRAINA/ “Tenere a bada la Russia: così Macron, Merz e Starmer fanno gli interessi di Trump”

Int. Alberto Bradanini
Pubblicato 31 Agosto 2025
Ucraina

Alzabandiera nel Giorno nazionale della bandiera, Kyiv, 23 agosto 2025 (Ansa)

Sicurezza dell’Ucraina: proposte europee campate in aria, decidono Russia e USA, che non producono armi sufficienti da vendere a Kiev

Gli europei, Macron, Merz e Starmer in particolare, non fanno che parlare di garanzie di sicurezza per l’Ucraina a guerra finita, ipotizzando la presenza anche di loro truppe. La realtà, però, è che le loro proposte si scontrano con la realtà dei fatti, che è quella di una Russia che non li vuole tra i piedi una volta concluse le ostilità con gli ucraini.


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Chi conta veramente, poi, spiega Alberto Bradanini, ex ambasciatore italiano in Cina e in Iran, sono Mosca e Washington. E la classe dirigente europea è scelta dall’oligarchia atlantica. La Russia non ha fretta di concludere una guerra che ha già vinto e che, se continua, le consente di conquistare più territorio e, in parallelo, di indebolire l’Europa, alla quale gli USA hanno demandato il compito di contenere i russi in Europa.


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La realtà poi è ancora più complessa: gli europei non hanno abbastanza soldi per pagare le armi americane da girare agli ucraini e gli USA non hanno fabbriche per produrne a sufficienza.

Macron, Merz e Starmer (e non solo loro) non fanno che discutere delle garanzie di sicurezza da assicurare all’Ucraina, ma sembrano non venire a capo di niente. Le loro proposte sono credibili?

L’interlocutore principale della Russia sono gli Stati Uniti. Definito l’accordo tra Mosca e Washington, gli europei vi si piegherebbero, con o senza qualche mugugno di circostanza. È evidente come la luce del sole che Trump cerca di far cassa, produrre armi, farle pagare agli europei, mandarle in Ucraina, farle distruggere dai russi e quindi ricominciare la filiera. In questo modo, oltre a far fare soldi a quelli che l’hanno eletto, infastidisce la Russia (non si sa mai che crolli), mette in ginocchio l’economia europea, in particolare quella tedesca, che per il presidente americano ha troppo approfittato dell’export verso gli USA e che oggi si presenta come un rospo più facilmente digeribile. La domanda cruciale semmai è un’altra.


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Quale sarebbe?

Da dove sono saltati fuori questi svitati che guidano le sorti del vecchio continente? Perché va detto che se quei tre Paesi contano poco, tutti gli altri contano zero, Italia compresa. L’Europa, ahimè, è ormai un continente destinato a scomparire nella spazzatura della storia, direbbe la buon’anima di Mao Zedong.

L’Europa non ha margine di azione?

Il tema vero è: fino a quando gli europei avranno i soldi per pagare le armi, e se gli americani hanno le fabbriche per produrle. Ma, a parte gli imperi che hanno un ragionare contorto, i Paesi satelliti, come quelli europei, al massimo guardano alle prossime elezioni amministrative, mentre il popolo si lascia intontire da giornalisti corrotti e improvvisati o dalle menzogne di TV e smartphone.

L’industria bellica statunitense non è così pronta a produrre?

Negli ultimi trent’anni c’è stata una massiccia delocalizzazione industriale dagli Stati Uniti nel resto del mondo, anche nel settore delle armi. Mosca, tuttavia, è stata chiarissima: una volta che sia stata demilitarizzata, “denazificata”, che abbia assunto l’impegno a non entrare nella NATO e che abbia riconosciuto la sovranità russa sulla Crimea e i quattro oblast (e, se non si sbriga, forse anche altri), chiunque è benvenuto per garantire la sicurezza di quello che resterà dell’Ucraina: cinesi, africani, sudamericani, ma non i Paesi NATO, poiché l’obiettivo della “operazione militare speciale” era proprio quello di evitare che l’Ucraina si trasformasse de jure o de facto in un Paese del blocco atlantico.

Questa posizione esclude di fatto tutte le ipotesi formulate finora dagli europei?

Macron, Starmer e Merz continuano a ripetere che dispiegheranno truppe in Ucraina una volta raggiunta un’intesa per la fine della guerra, ma si tratta di fantasie senza senso. Come lo faranno se Mosca non è d’accordo, se anche per questa loro posizione non si raggiungerà mai un accordo di pace?

L’ultima idea rilanciata da Politico è di una zona cuscinetto di 40 km tra Russia e Ucraina: una possibilità che non sarebbe stata discussa neanche con l’Ucraina. Altra ipotesi destinata a fallire?

Sono tutte idee bislacche, nate nella mente di persone slegate dalla realtà, senza un confronto con i protagonisti principali: Russia e USA. Si tenga poi presente che gli Stati Uniti non sono una parte terza, come vorrebbero far credere, ma sono il Paese che ha ideato a tavolino il percorso che ha portato alla guerra. Trump, nel primo mandato, è stato colui che ha autorizzato il trasferimento di armi offensive all’Ucraina: prima del 2017 Kiev non ne aveva.

Qual è lo scenario, allora, che ci troviamo di fronte?

il premier britannico Keir Starmer (s) con il presidente francese Emmanuel Macron (Ansa)

Il punto di logica cui fare attenzione non sono le sciocchezze che dicono Starmer, Macron e Merz (a maggior ragione Meloni o gli altri europei irrilevanti), ma la circostanza che gli Stati Uniti intendono sganciarsi dall’Europa per spostare armi e bagagli nell’estremo oriente, contenere il vero sfidante all’egemonia statunitense, mantenendo però la Russia impegnata in qualche maniera in Ucraina. La Federazione Russa non potrà mai essere una nazione amica, troppo grande, ricca e potente per poter vivere e prosperare in tranquillità; al massimo sarà una nazione non nemica. Questo contenimento, secondo la logica della divisione dei compiti, è stato assegnato dall’imperatore agli europei, i quali, così facendo, fanno gli interessi dell’impero e non i loro.

Perché gli europei continuano ad avanzare proposte irricevibili?

Fondamentalmente perché non vogliono accettare la sconfitta, che significherebbe il crollo dei loro sistemi sul piano politico. Ormai la verità sull’Ucraina è sotto gli occhi di tutti, i popoli europei ne hanno preso atto in maggioranza, ma i loro ceti politici, sempre più lontani dal sentire popolare, non hanno il coraggio di prenderne atto. Trattandosi di marionette, per muoversi hanno bisogno dell’impulso di chi le muove.

Chi le muove?

Le classi dirigenti europee sono scelte dall’oligarchia finanziaria (e dunque politica) anglosassone, americani e inglesi. Vale per la Germania e l’Italia, ma anche per Regno Unito e Francia. Se non sono autorizzate, non fanno un passo né avanti né indietro. La Meloni, prima delle elezioni, affermava certe cose e ora l’opposto; Macron ha una popolarità da prefisso telefonico; Starmer è il peggiore primo ministro britannico che la storia ricordi: verrà spazzato via alle prossime elezioni. Merz è questione di tempo: la Germania è in recessione strutturale e verrà cacciato dalla pesante crisi economica che si avvicina. Tutto ciò spiega, almeno in parte, perché ripetono nefandezze che si scontrano con la logica, ancor prima che con la realtà.

I russi, intanto, hanno colpito la sede della UE a Kiev. È una conferma della scarsa considerazione che hanno dell’Europa?

Bisognerebbe avere più informazioni in proposito: non ne abbiamo abbastanza. Sappiamo che normalmente sono gli ucraini a fare vittime civili, contrariamente a quello che viene raccontato sui media mainstream. Inoltre, è comprensibile che i militari ucraini si riuniscano con i servizi d’intelligence in edifici anonimi o improbabili. Non sarebbe quindi inverosimile che anche in questo caso – ma, come ripeto, non abbiamo sufficienti informazioni – vi sia stata una riunione militare nel British Council e che i russi lo abbiano saputo, rendendo quell’edificio un obiettivo legittimo.

I russi in questi ultimi giorni sembrano particolarmente aggressivi nei bombardamenti: hanno fretta di risolvere la crisi dal punto di vista militare?

Non hanno nessuna fretta. Stanno vincendo la guerra non contro l’Ucraina, ma contro la NATO. Più la guerra continua e più l’Europa affonda. E questo è un beneficio strategico per la Russia, perché un’Europa debole è meno probabile che torni ad essere, come lo è stata in questo conflitto, una minaccia. Non perché Mosca voglia travalicare le frontiere della Polonia o dell’Ungheria, ma perché teme l’utilizzo del territorio europeo in funzione antirussa da parte di NATO/Europa/USA. Pur dando per credibile la buona fede di Trump nel suo approccio pacifico con Putin (buona fede che, per chi scrive, non lo è affatto), fra tre anni l’impero americano sarà guidato da qualcun altro, magari ancora più imprevedibile. La fretta di chiudere la guerra – per ragioni che dovrebbero essere evidenti – dovrebbe averla l’Ucraina e, di conseguenza, l’Europa.

Recentemente Le Monde ha pubblicato un servizio sullo studio di un ricercatore che ipotizzava truppe francesi e inglesi in Ucraina in uno scenario quasi da Terza guerra mondiale. Se queste ipotesi vengono rese pubbliche vuol dire che qualcuno ci pensa veramente?

I media mainstream, quando scrivono su temi di politica internazionale, si servono al 90% di tre agenzie di stampa: Reuters, Associated Press e Agence France-Presse. Leggere Le Monde, Der Spiegel, The Guardian, El País o il Corriere e Repubblica è la stessa cosa. A volte anche i titoli sono gli stessi. Oltre a notizie false e stravolte, persino le omissioni sono le stesse. Quanto scrive Le Monde su questo tema è dunque studiato a tavolino, serve come ballon d’essai per capire gli umori della popolazione.

E quali sono?

Per la verità sembrano abbastanza chiari. Come ha affermato giorni fa, questa volta in maniera condivisibile, uno dei nostri due vicepremier, Macron dovrà andarci lui stesso al fronte prima di mandarci i giovani francesi. Del resto, se truppe francesi o inglesi o di altri Paesi NATO andassero oggi in Ucraina, farebbero una brutta fine, tenuto conto della supremazia dei cieli da parte russa e del vantaggio sul campo di battaglia che misteriosamente sfugge soltanto a Macron e Starmer. In tale evenienza, poi, è arduo immaginare cosa potrebbe succedere in quei Paesi, già disastrati sul piano economico e sociale, e che non vedono soldati morti da 80 anni.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Emmanuel MacronDonald TrumpVladimir PutinFriedrich Merz

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