Francia verso l'ennesima crisi di Governo: gli scenari con le consultazioni di Bayrou senza esito (per ora). Le Pen scarica Macron: “si dimetta o...”
BAYROU (E MACRON) VERSO LA CRISI DI GOVERNO: ULTIME TRATTATIVE PRIMA DEL VOTO
In Francia e anche fuori, non c’è nessuno che sia realmente pronto a scommettere nella tenuta del Governo Bayrou: dopo la convocazione dell’Assemblea Nazionale il prossimo 8 settembre 2025 per discutere e votare la sfiducia al suo stesso mandato, il Premier centrista sta cercando di incontrare tutte le forze politiche trattando ad oltranza per ottenere una fiducia sulla Manovra di Bilancio, ma l’impressione è che neanche un anno dopo la caduta di Michel Barnier, il Presidente Macron debba assistere alla terza caduta dell’esecutivo in questo secondo tribolato mandato all’Eliseo.
In attesa di capire se Bayrou seguirà la stessa sorte di Attal e Barnier, in Francia si è parlato molto dell’accusa di dumping fiscale contro il Governo italiano, anche se in realtà per motivi diversi da quelli evidenziati qui in patria: l’impressione è che il Primo Ministro parlasse sì dell’Italia, ma dando un messaggio “cifrato” alla sinistra socialista, come a dire che se non dovesse votare la sfiducia si potrebbe tentare una legislazione più progressista e meno conservatrice sul tema fiscale.

I sondaggi però danno a picco l’ala centrista di Macron e Bayrou, e sarà molto complicato vedere quello che rimane del Nuovo Fronte Popolare salvare il Primo Ministro: Melenchon ha già fatto sapere che seguirà lo stesso corso del Rassemblement National, votando contro Bayrou e richiamando la necessità di un nuovo Governo (mentre Le Pen chiede di tornare alle urne). Deficit alle stelle, manovra dispendiosa e mancanza di leadership effettiva sul fronte estero, nonostante l’ampio protagonismo con i “volenterosi” (tra l’altro giovedì si dovevano trovare tutti a Parigi con Zelensky ma si va verso una riunione in videoconferenza).
LE PEN E BARDELLA SCARICANO BAYROU, LA SINISTRA RIMANE NEL “MISTERO”: GLI SCENARI IN FRANCIA
Questa volta, vedendo i conti e le riforme messe in campo dal Governo Bayrou in vista della Finanziaria, la destra del Rassemblement National è decisa a non sostenere più la fiducia alla coalizione centrista messa in piedi da Macron: «L’Eliseo deve prendere atto della paralisi istituzionale creata da lui stesso». Così Marine Le Pen uscendo dal colloquio a Palazzo Matignon con il Premier Bayrou, a fianco del “delfino” Bardella: «Macron deve sciogliere l’Assemblea Nazionale, oppure dimettersi dall’Eliseo», sono le richieste chiare del RN.

In realtà la Presidenza francese vorrebbe evitare di creare un nuovo stallo repubblicano come avvenuto dopo lo scioglimento del Parlamento a seguito della debacle alle Europee 2024: l’Assemblea Nazionale che si è creata dopo quel voto è sempre più divisa in tre tronconi con praticamente l’impossibilità di una governabilità stabile, come dimostrano i tormentati ultimi due Governi “tecnici”. L’idea di Macron è di rendere ancora più tecnico e istituzionale l’esecutivo, con poche riforme economiche drastiche e poi il ritorno alle urne nel 2026.
In tutto questo la sinistra resta ampiamente divisa sul da farsi. Verdi-ecologisti e Melenchon neanche hanno partecipato alle consultazioni da Bayrou, comunisti si sono presentati ieri mentre i socialisti con Glucksmann già si erano recati all’Hotel Matignon negli scorsi giorni, così come Le Pen e Bardella. La Francia rimane col fiato sospeso fino a lunedì prossimo, con le trattative che permangono ma senza una reale speranza di risoluzione fino almeno alla caduta ufficiale del Governo formato ora solo da Ensemble e Repubblicani, senza più l’appoggio esterno di socialisti e destra.
