Antonio De Rensis, legale di Alberto Stasi, ospite di Storie Italiane per parlare degli ultimi sviluppi legati all'indagine su Garlasco
L’avvocato di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, è stato ospite stamane di Storie Italiane, in diretta su Rai Uno, per parlare degli ultimi sviluppi sull’indagine di Garlasco: “Le cose più importanti non sono emerse – esordisce il legale – io ritengo che l’indagine scientifica sia importante in questa indagine ma sia un corollario, importantissimo ma un corollario. Il fulcro di questa indagine è quella tradizionale e ricordo a tutti che l’indagine è iniziata a novembre 2023, per un anno ha fatto fatica perchè non sono stati autorizzati poi la Cassazione tanto invocata dai negazionisti ha legittimato la procura a indagare. Io credo che tutti questi nomi tanto importanti che sono in prima linea non possono essere tutti impazziti quindi credo che qualche elemento ci sia e credo che l’indagine legata all’arresto del romeno potrebbe essere legata al pregresso”.
De Rensis ha poi risposto ai detrattori: “Contrariamente a quando qualcuno parla di regie occulte, noi non ci sentiamo regie occulte, l’avvocato Bocellari (storica legale di Alberto Stasi ndr) l’ultima volta che ha visto un procuratore è stato tantissimi mesi fa, noi non abbiamo alcun rapporto con la procura”.
GARLASCO, DE RENSIS: “MI FIDO DELLE PERSONE CHE INDAGANO”
E ancora: “Io credo che 4 pubblici ministeri, il dottor Ricci, i Ris di Cagliari, la professoressa Cattaneo, il dottore Rever, il dottor Previderè… sono nomi talmente importanti che devono ispirare un po’ di fiducia, vorrei che tutti avessero la stessa indulgenza verso la procura di Pavia come l’hanno avuta verso quella di Vigevano durante la prima indagine, invece vedo tanta severità verso questa Procura e quando sento dire che questa è una indagine basata su una idea ma anche quando dicono che nove indagini su 10 sono pieni di errori, ho paura”.
“I carabinieri non cancellano gli alibi degli indagati, volutamente non lo fanno”, ha continuato il legale, riferendosi agli errori fatti sul computer di Stasi. De Rensis ha quindi spiegato che: “Non commento, non ho mai commentato e non commenterò mai le parole di tutte le mamme, perchè questa è una vicenda che ha dolore da qualunque angolazione e il dolore è originato dal gravissimo omicidio compiuto, che per la giustizia italiane è Alberto Stasi e successivamente per le indagini pieni di errori”.
GARLASCO, DE RENSIS E LA PRIMA TELEFONATA DI STASI
De Rensis ha poi parlato della famosa prima telefonata di Alberto Stasi, quando si è accorto del cadavere di Chiara Poggi nella sua villetta di Garlasco: “I due carabinieri che sono entrati con lui hanno ritenuto fosse un incidente domestico, non è stato Alberto Stasi a simulare un incidente domestico. Hanno spiegato di essere entrati senza la minima accortezza: ad Alberto le scarpe sono state sequestrate 19 ore dopo e sono stati fatti esperimenti giudiziali con consulenti della procura di altissimo valore e i carabinieri avevano invece le scarpe pulite nonostante fossero arrivati sino al corpo della povera Chiara”.
E ancora: “Io credo che questa telefonata, che è stata tanto evocata, dovrebbe essere parificata ad atteggiamenti strani di alcune persone di cui ancora non se ne parla ma se ne parlerà”. E ancora: “Il dottor Testi è stato uno dei pilastri della condanna di Alberto Stasi e ha detto qualche giorno fa alla Rai che circoscrivere l’orario di una morte in 30 minuti è fantascientifico”, riferendosi al fatto che Chiara Poggi sarebbe stata uccisa nel giro appunto di pochi minuti. “Io credo che tutto questo amplifichi il ragionevole dubbio – prosegue De Rensis – come tutti gli altri elementi di cui non vi voglio annoiare, ma queste sono le parole del dottor Testi non le ho detto io”.

GARLASCO, DE RENSIS: DALL’ALBI DI ALBERTO AI GRAFFI SUL BRACCIO
De Rensis ha quindi spiegato: “Se quelli che indagavano avessero saputo che Alberto avesse avuto un alibi – che era stato cancellato – tutto sarebbe stato visto in maniera diversa. La dottoressa Muscio ha detto che ha scoperto l’alibi nel 2009, io non ho mai sentito nessuno dire scusa, davanti a queste cose io alzo le mani e mi dichiaro prigioniero politico. Alzo le mani in questo caso: Alberto non sapevo gli avessero cancellato gli alibi, il giudice Vitelli ha ricostruito tutti i salvataggi della tesi, le telefonate con la mamma che era in Liguria, aveva ricostruito al secondo il giorno di Stasi”.
De Rensis ha infine ricordato i graffi sul braccio di Stasi: “Se non ci fosse stato l’operatore del 118 che durante il processo ha parlato di arrossamenti… solo ultimamente hanno ammesso l’errore”. L’avvocato De Rensis rimane quindi fermamente convinto che quella prima indagine di Vigevano del 2007 sia stata piena di errori e proprio per questo difende a spada tratta il suo cliente: si riuscirà a dimostrare tutto in un processo?
