La storia di Giancarlo Siani a Cose Nostre: chi ha ucciso il giornalista napoletano che indagava sulla Camorra e sul clan Nuvoletta
Nella puntata di oggi – lunedì 22 settembre 2025 – della trasmissione “Cose Nostre” si parlerà dell’omicidio di Giancarlo Siani, giornalista poco meno che 30enne raggiunto da una scarica di proiettili camorristi per via della sua attività di inchiesta che portò a smascherare quella che nel gergo mafioso chiameremmo “infamata” organizzata dal clan Nuvoletta: un omicidio lungamente discusso e che ha reso il giornalista un vero e proprio eroe napoletano, tanto che 35 anni più tardi Giancarlo Siani è riuscito a realizzare – purtroppo in modo postumo – il suo sogno di ottenere il tesserino professionale.
Partendo dall’epilogo di questa triste vicenda, è utile ricordare che Giancarlo Siani fu ucciso nella serata del 23 settembre del 1985 poco prima di – concluso il suo turno lavorativo – andare a un concerto di Vasco Rossi: il giornalista fu, infatti, raggiunto nei pressi della sua abitazione da due assassini che esplosero una decine di proiettili, non lasciandogli alcuno scampo; tutto prima di scappare a bordo della moto sulla quale erano arrivati e di far perdere completamente le loro tracce.

Perché e da chi fu ucciso Giancarlo Siani: le sue indagini scomode sulla Camorra e sul clan Nuvoletta
Essendo un periodo complesso della storia partenopea, non ci volle molto per ricollegare l’omicidio di Giancarlo Siani alla sua attività giornalistica: fin dall’inizio della sua carriera, infatti, si era interessato della Camorra, avviando un’ampia inchiesta che un paio di mesi prima – era il 10 giugno – gli permise di smascherare chi c’era dietro all’arresto dell’allora boss Valentino Gionta, accusato – e poi condannato – per la strage di Torre Annunziata.
Secondo il lavoro di Giancarlo Siani, infatti, dietro a quel singolare arresto c’era una soffiata da parte dei fratelli (ed esponenti dell’omonimo clan) Nuvoletta che vendettero Gionta alle autorità per stipulare una pace mafiosa con il clan del casalesi: una verità rivelata a Giancarlo Siani da una fonte interna ai carabinieri e che non fu accettata dai Nuvoletta che rischiavano di passare per infami e che decisero di reagire.
Grazie al pentimento di Salvatore Migliorino e Ferdinando Cataldo (quest’ultimo, peraltro, coinvolto nell’omicidio di Giancarlo Siani) si riuscì a ricostruire che i mandanti dell’omicidio del giovane giornalista erano proprio i fratelli Nuoveletta, assieme a Luigi Baccante e – probabilmente – a Totò Riina; e mentre coloro che premettero il grilletto furono individuati in Ciro Cappuccio e Armando Del Core, in un secondo momento fu scagionato dall’accusa di essere un mandante dell’omicidio lo stesso boss Gionta.
