Torna l'idea di applicare la cedolare secca sui negozi, dove l'aliquota sarà nettamente più agevolata.
Nella manovra 2026 potrebbe esserci spazio per la cedolare secca da poter applicare anche ai negozi. Ad oggi tale opzione è ammessa esclusivamente per le abitazioni private, mentre dal prossimo anno potrebbero esserci differenze significative.
A proporre il “ritorno” del regime fiscale agevolato è Tommaso Foti, nonché ministro per gli Affari europei. Naturalmente si parla di un’idea e non di un emendamento concreto, visto che la cedolare secca per i commercianti è esistita soltanto nell’anno 2019 (come esperimento).
Come tornerebbe la cedolare secca per i negozi?
La cedolare secca è un regime semplificato che prevede l’applicazione di una aliquota più bassa (per gli affitti di una casa il 10% se si tratta di un canone concordato, altrimenti il 21%) rispetto a quella ordinaria. Nella successiva manovra di Bilancio si parla di renderla disponibile anche per i negozi.

La precedente edizione di 6 anni fa, ammetteva la cedolare secca sui contratti di locazione commerciale a patto che l’area (al catasto C/1), arrivasse a massimo 600 mq. La proposta attuale prevede perfino un’estensione fino a 1.500 mq e con destinazione d’uso ad attività per professionisti, arte o impresa (dunque potrebbero rientrarvi anche gli uffici).
Le difficoltà (e non per esser ripetitivi), sarebbero sempre legate al budget delle casse pubbliche, e proprio su questo Giorgetti ci starebbe lavorando intensamente. La soluzione di Foti è mirata ad incentivare il ritorno agli investimenti degli spazi commerciali specialmente nei centri storici, vittime di rincari alle stelle.
Un occhio di riguardo al mattone
A parte la proposta di tentare di inserire la cedolare secca sui contratti di affitto dei negozi, il Governo potrebbe rallentare la penalizzazione dei bonus edilizi, con l’intento di portarli al 30% o 36% (ancora oggi la detrazione al 50% è riconosciuta sulle prime case).
Laddove non ci siano variazioni non resterà che rassegnarsi all’idea di poter godere di minori benefici sugli interventi edilizi (con il rischio di non esser più convenienti come un tempo).
