Ad Ancona un intervento oncologico è stato rinviato: il 22 settembre il medico anestesista aveva deciso di aderire allo sciopero per Gaza
Quella del 22 settembre doveva essere una giornata particolarmente importante per una donna 40enne di Ascoli che era giunta fino alla vicina Ancona per sottoporsi a un intervento chirurgico per l’asportazione di un tumore al seno, salvo ricevere all’ultimo minuto una vera e propria doccia di acqua gelata quando è stata informata che l’intervento non si sarebbe fatto quel giorno: nessun problema tecnico o disguido negli appuntamenti, perché il rinvio era legato allo sciopero generale indetto per quella giornata in solidarietà alla popolazione di Gaza.
A raccontare l’accaduto è stata la stessa donna che ha spiegato come quel giorno si sia recata ad Ancona dopo il pre-ricovero del giorno precedente per sottoporsi – dopo il consueto lungo percorso di chemioterapia – a una mastectomia: l’intervento era programmato per le ore 14:00 ma poco prima dell’ingresso in sala operatoria “è salito in reparto il primario di Senologia” che ha informato la donna di Ascoli che “l’anestesista aveva aderito allo sciopero per Gaza“.
Sarebbe stato lo stesso primario di Senologia di Ancona a informare la 40enne che l’intervento sarebbe stato riprogrammato per la settimana successiva, ma comunque la donna non nasconde la sua frustrazione visto che “per un malato oncologico” anche solo sette giorni “sono tanti”, vissuti con la costante paura che “il cancro possa ripartire”; mentre per riconoscendo che “scioperare è sacrosanto”, la donna si chiede anche si può essere tale nel momento in cui “mette a rischio la vita delle persone“.
Il direttore sanitario marchigiano: “L’operazione rinviata ad Ancona? Nessun cambiamento nella prognosi”
Insomma, una situazione abbastanza delicata e – per certi versi – controversa, sulla quale è ovviamente intervenuto anche il direttore dell’Azienda Operdaliero-Universitaria marchigiana, il dottor Claudio Martini, che ha spigato che sulla vicenda di Ancona “un rinvio di quale giorno non cambia la prognosi” e che il nosocomio ha dovuto dare priorità agli interventi più urgenti: la ragione per cui non sia stato trovato un possibile sostituto per l’anestesista, secondo il dottor Martini è legata al fatto che la comunicazione dell’assenza sia stata data “a inizio turno” e non è stato possibile trovare “una sostituzione immediata”.

Sulla stessa linea anche il commento della Società italiana di anestesia sull’intervento rimandato ad Ancona, con la presidentessa Elena Bignami che ha spiegato che – ferma restando la comprensione per “lo sconforto della paziente” – l’anestesista assente non può diventare “un capro espiatorio” per ignorare il problema della percentuale sempre inferiore di giovani che scelgono il percorso da “anestesisti-rianimatori”: la politica, secondo Bignami, dovrebbe – più che demonizzare il diritto a scioperare – avviare riflessioni su come “rendere nuovamente attraente [la] professione“.
