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Home » Politica » FINE VITA/ Mediazioni fallite e divergenze in aumento, ecco perché (forse) il ddl non vedrà la luce

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FINE VITA/ Mediazioni fallite e divergenze in aumento, ecco perché (forse) il ddl non vedrà la luce

Paola Binetti
Pubblicato 2 Ottobre 2025
L'aula del Senato (Ansa)

L'aula del Senato (Ansa)

In Senato arrivano i subemendamenti dell’opposizione: il contrasto si accentua e i tempi lunghi mettono a rischio la legge sul fine vita

In Senato, oggi, giovedì 2 ottobre, comincerà la presentazione dei subemendamenti proposti per lo più dall’opposizione per una revisione del disegno di legge sul cosiddetto fine vita. Si tratta di un centinaio di proposte che controbattono punto per punto gli aspetti essenziali sottolineati pochi giorni prima dai due relatori con i loro emendamenti. Maggioranza e opposizione, tra emendamenti e subemendamenti, sembrano aver marcato un territorio di contrapposizione ancora più netto e, almeno apparentemente, ben difficile da sanare.


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Ciascuno degli schieramenti con i propri emendamenti ha voluto sottolineare in modo preciso e puntuale i propri valori e le proprie scelte, puntando più sugli aspetti identitari forti che non sulla ricerca di un’area di potenziale convergenza. Sembra che ognuno abbia inteso parlare ai propri sostenitori, a chi già condivide un medesimo approccio, per rassicurarlo che non ci saranno cedimenti di alcun genere.


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I subemendamenti

Dalla lettura dei quattro articoli di cui si compone il ddl emergono, come è noto, vari aspetti che l’opposizione non intende assolutamente accettare e che aveva già contestato con gli emendamenti presentati a luglio e bocciati a suo tempo. La sua posizione si conferma oggi con i subemendamenti presentati a fine settembre per contrastare la proposta dei sette emendamenti con cui i due relatori Zullo e Zanettin avevano invece inteso rafforzare la loro posizione.

Il contrasto tra i due schieramenti sembra accentuarsi sempre di più ed è difficile immaginare che si possa ricomporre, nonostante i tentativi di mediazione fatti da qualcuno. In ogni articolo della legge ci sono alcune espressioni su cui si concentra ogni volta la massima divisività tra maggioranza e opposizione, a cominciare dall’articolo 1. Nella proposta dei relatori appare chiara e netta l’affermazione del carattere inviolabile e indisponibile del diritto alla vita e quindi il rifiuto di un eventuale diritto a morire, il che rende impossibile qualsiasi forma di eutanasia.


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Analogamente, a parti inverse, tutti i partiti dell’opposizione ribadiscono il principio di autodeterminazione e chiedono che venga abolita l’espressione: “In nessun caso la legge riconosce alla persona il diritto ad ottenere aiuto a morire”. La soggettività del paziente emerge soprattutto come richiesta di aiuto a morire, in una fase della sua vita in cui far da sé sembra impossibile.

La proposta di legge attualmente in discussione non a caso si chiama: “Disposizioni in materia di terapia del dolore e dignità nella fase finale della vita” … e per sottolineare una maggiore attenzione al dolore e alla sua gravità, i relatori hanno aggiunto come ulteriore caratteristica la sua incoercibilità.

Anche in questo caso l’opposizione nel suo complesso vuole invece che questa caratteristica venga eliminata. Dove la maggioranza ha cercato un punto di contatto con l’opposizione è nella struttura e nei compiti del Comitato nazionale che deve dare parere definitivo, ma anche questo punto invece di avvicinare gli schieramenti si è convertito in un’ulteriore parete divisoria e la sua completa riscrittura sia da parte dei relatori che dell’opposizione, in particolare del M5s, sta creando non poche difficoltà.

Gli stessi tempi di risposta alle richieste dei pazienti si sono alternativamente dilatati o ristretti, fino alla proposta paradossale di ridurli a un giorno solo.

Il dibattito si preannuncia vivace e tutt’altro che facile o scontato. Il testo, per essere approvato con i nuovi emendamenti, deve trovare un consenso stabile nella maggioranza che lo sostiene, altrimenti si rischiano ritardi ulteriori o modifiche profonde.

Ogni articolo, inoltre, dovrà essere compatibile con le sentenze della Corte costituzionale (es. sent. 242/2019 e 135/2024) e con i diritti fondamentali. Interpretazioni contestate potrebbero essere impugnate o generare sospetti di incostituzionalità. La complessità della materia (valutazioni mediche, etiche, giuridiche) richiede un grande lavoro e non giustificherebbe soluzioni superficiali e frettolose, per cui il lavoro dei senatori sarà difficile e di altissimo impatto etico, politico, sociale e culturale. Ognuno dovrà sentirsi coinvolto in prima persona.

Lo scontro e lo scenario

Ass. Coscioni, Eutanasia
Eutanasia legale, la proposta di legge dell’Associazione Coscioni di Marco Cappato (ANSA 2025, Moura Balti Touati)

Data l’ampiezza dei temi trattati e la distanza siderale dei due schieramenti, la presentazione dei circa cento subemendamenti sarà certamente lunga e approfondita ed è facile immaginare che sarà anche appassionata e determinata. Il rischio è la radicalizzazione degli schieramenti. Ma solo al termine di questa fase illustrativa seguirà nelle settimane successive la loro votazione, che ancora una volta avverrà a Commissioni riunite: Giustizia e Sanità.

Gli emendamenti approvati diventeranno parte integrante del testo di legge che arriverà in Aula, in una data non ancora stabilita. Data però che potrebbe slittare più avanti del previsto, dal momento che in Senato è in arrivo anche la manovra di bilancio, che generalmente monopolizza il tempo dei senatori in tutte le commissioni, ben prima di arrivare alla Commissione Bilancio per la revisione definitiva, prima di atterrare definitivamente in Aula.

Sono i tempi lunghi che caratterizzano l’approvazione delle leggi di iniziativa parlamentare. Nella XIX legislatura il tempo medio d’approvazione dei disegni di legge di iniziativa parlamentare è stato di 338 giorni, mentre nella XVIII legislatura il tempo medio per le leggi di iniziativa parlamentare era stato addirittura di 493 giorni.

I principali vantaggi dei tempi lunghi possono essere: maggiore approfondimento e migliore qualità legislativa; una maggiore partecipazione, trasparenza, un controllo democratico più efficace. C’è la possibilità di revisione e di correzione attraverso emendamenti e negoziazioni. E quindi dovrebbero avere una maggiore accettazione politica e sociale, dando tempo a forze politiche, istituzioni locali, stakeholder di prepararsi all’entrata in vigore.

Ma c’è anche il pericolo di una vera e propria paralisi politica e iter troppo lunghi possono diventare un’arma politica: ostruzionismo, rinvii, logoramento delle opinioni, perdite di consenso. Le maggioranze cambiano, i governi cambiano, alla fine il testo può essere rimesso in discussione da capo o modificato drasticamente. Se il processo è molto dilatato, diventa più facile per i politici rimandare decisioni difficili, evitare di assumersi impegni concreti, scaricare la colpa su “lentezze istituzionali”. In una certa misura, i tempi lunghi servono a garantire che le leggi siano buone, ponderate e accettate, ma se diventano troppo estesi rischiano di bloccare la capacità dello Stato di reagire, generare incertezze e costi.

Nel caso di questa legge, sull’attuale lunghezza dei tempi ha certamente pesato molto la mancanza di un testo base condiviso da cui far partire la discussione in Aula. Le contrapposizioni si sono fatte sempre più nette e apparentemente insanabili, come sta avvenendo attualmente nella diatriba tra emendamenti e subemendamenti, per cui le posizioni sembrano allontanarsi invece di avvicinarsi.

La legislatura corre veloce

Questo impedisce che il dibattito proceda speditamente. D’altra parte la posta in gioco è altissima e il disaccordo politico e ideologico appare sempre più forte. Il tema del suicidio medicalmente assistito è divisivo anche all’interno degli schieramenti politici. Persone che appartengono allo stesso partito possono avere posizioni molto diverse per motivi etici, religiosi, culturali. Tutte queste condizioni richiedono valutazioni mediche, etiche e legali, che per loro natura non sono rapide e lasciano margini di contestazione.

La sentenza della Corte costituzionale appare nello stesso tempo una spinta ma anche un vincolo. La Corte ha fissato, nel 2019 e poi nel 2024, i requisiti per il suicidio assistito. Questi requisiti sono un punto di riferimento, ma sono anche oggetto di contesa su come interpretarli. Tali interpretazioni richiedono riflessione, audizioni, consulenze, che allungano i tempi. Alcune forze politiche esprimono riserve sia sul merito che sul metodo, avanzano emendamenti molto severi, pongono questioni di costituzionalità preventive. Questo mette in tensione i tempi. Le divisioni tra i partiti e nei partiti sono davvero tante e creano dubbi e perplessità sull’esito della legge, d’altra parte il tema non consente fughe in avanti e impone a tutti una riflessione seria in scienza e coscienza. Non è questione di ostruzionismo, è questione di libertà di coscienza, ma di una coscienza retta e ben formata su questioni assolutamente essenziali come la vita e la morte, la cura e la responsabilità, la libertà e la solidarietà. Sintesi non sempre facile da ottenere.

Ultimo, ma non ultimo, in Italia vige un bicameralismo perfetto, per cui il testo deve passare dal Senato, se e quando sarà approvato, alla Camera, e trattandosi di un testo così complesso e divisivo, è facile che incorra in ulteriori modifiche, con un necessario ritorno al Senato per l’approvazione definitiva. E il tempo della legislatura sembra correre veloce!

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Tags: Eutanasia

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