The Mauritanian è un film verità su un innocente incarcerato a Guantanamo, il lager americano con sede a Cuba, diventata celebre dopo l'11 settembre 2001
The Mauritanian, film su Rai 3 diretto da Kevin Macdonald
Giovedì 2 ottobre 2025, in prima serata su Rai 3, alle ore 21.20, va in onda il thriller The Mauritanian. La pellicola è diretta dal regista Kevin Macdonald, mentre la sceneggiatura ha la firma di Rory Haines, M.B. Traven e Sohrab Noshirvan. Il soggetto del film è tratto dalla storia vera di Mohamedou Ould Slahi, ingegnere mauritano, che ha scontato 14 anni di carcere a Guantanamo da innocente.
Gli interpreti principali di The Mauritanian sono Jodie Foster che dà vita al personaggio di Nancy Hollander, Tahar Rahim nei panni del protagonista, Mohamedou Ould Slahi, Shailene Woodley che interpreta Teri Duncan, Benedict Cumberbatch nella parte del tenente colonnello Stuart Couch, Langley Kirkwood nei panni del sergente Sands, Zachary Levi che interpreta Neil Buckland, Corey Johnson, Saamer Usmani e Denis Ménochet, che danno vita rispettivamente ai personaggi di Bill Seidel, Arjun ed Emmanuel. A completare il cast Robert Hobli nei panni del capitano Collins, Adam Rothenberg che è Santiago, Adam Neill nei panni di With Cobb e Andre Jacobs che è il giudice Robertson.
La trama del film The Mauritanian: l’orrore di Guantanamo sulla pelle di un innocente
The Mauritanian segue i 12 anni di carcerazione a Guantanamo, nell’isola di Cuba, di Mohamedou Ould Slahi, una vera e propria odissea per il giovane mauritano che, dopo aver ottenuto una borsa di studio, frequenta una università in un college tedesco riuscendo a laurearsi come ingegnere. A 30 anni rientra in patria e dopo l’attentato delle Torri gemelle dell’11 settembre, viene trattenuto dalle autorità del suo paese, su specifica richiesta degli USA e poi trasferito in una prigione in Giordania.
In seguito Mohamedou Ould Slahi, viene trasferito a Cuba, dove è incarcerato a Guantanamo, senza che contro di lui venga presentata un’accusa e non si svolge il processo. Slahi viene sottoposto, da parte degli agenti di custodia del penitenziario, a delle torture molto pesanti per cercare di farlo confessare. Il detenuto riesce a trovare degli alleati come Nancy Hollander, suo avvocato difensore, e Teri Duncan la sua associata e grazie a loro riesce ad arrivare al processo, durante il quale viene dimostrata l’inconsistenza delle accuse a suo carico e evidenziati gli abusi da lui subiti durante la detenzione. Vengono scoperte anche delle false prove che erano state introdotte per incolparlo e ottiene il rilascio, che avverrà però solo 6 anni dopo a seguito di un ricorso contro il rilascio presentato dal governo degli Stati Uniti. Una volta rilasciato Mohamedou Ould Slahi può fare ritorno in Mauritania.
