La Corte Costituzionale annulla la decadenza di Alessandra Todde: ecco i motivi e cosa cambia ora in Regione Sardegna. Resta un'ultimo step...
TODDE ‘SALVATA’ DALLA CORTE COSTITUZIONALE: LA SENTENZA CHE ANNULLA LA DECADENZA DELLA PRESIDENTE SARDEGNA
Nè il Tribunale civile di Cagliari, né tantomeno il Collegio regionale di garanzia elettorale, avevano i poteri tali per dichiarare la decadenza della Presidente di Regione Sardegna Alessandra Todde: per questi motivi la Corte Costituzionale ha “salvato” la leader M5s sarda, vincitrice delle Elezioni Regionali 2024, annullando con due distinte pronunce le decisioni che negli scorsi mesi avevano dichiarata decaduta la Presidente della Sardegna per presunte gravi irregolarità sulle spese della campagna elettorale pre-Regionali.
È in realtà la prima delle sentenze della Corte Costituzionale – riunitasi oggi 15 ottobre – a valere maggiormente nel destino politico di Alessandra Todde: la Consulta ha infatti decretato come troppo “esorbitanti” i poteri del Collegio di garanzia nell’annunciare la decadenza, ergo viene annullata quella decisione in quanto rappresenta una «menomazione delle attribuzioni costituzionalmente garantite alla Regione Sardegna».

In secondo luogo, con la sentenza numero 149 è dichiarato inammissibile il conflitto di attribuzioni sollevato dalla Regione sulla sentenza del Tribunale di Cagliari, in quanto è stato corretto nel pronunciarsi su Todde e il Collegio di garanzia, e non sulla Regione Sardegna nel suo complesso. In tal senso, è inammissibile il ricorso contro il Tribunale, mentre è accolto quello contro il Collegio di garanzia dato che appunto non spettava allo Stato – rappresentante da quell’organismo in Sardegna – a dover imporre la decadenza di un candidato politico regolarmente eletto.
I MOTIVI DELLA BOCCIATURA DEL COLLEGIO DI GARANZIA IN SARDEGNA E LE CONSEGUENZE POLITICHE: COSA CAMBIA DOPO IL PRONUNCIAMENTO IN CONSULTA
In buona sostanza, secondo i giudici della Corte Costituzionale (chiamati con due ricorsi da Regione Sardegna), non era possibile per un Comitato di garanzia indicare la decadenza della Presidente al Consiglio Regionale, per quei capi di accusa ed esorbitando i propri poteri provocando così una «menomazione delle attribuzioni», come si legge nel comunicato apparso stamane sulla sentenza numero 148 della Consulta.
Soddisfatto della notizia giunta dalla Consulta anche il Presidente del M5s, Giuseppe Conte, il quale coglie l’occasione per attaccare i “garantisti a senso unico nel Centrodestra” che avrebbero la colpa di difendere ministri e sottosegretari, «mentre tentano di ribaltare il voto del popolo sardo con cavilli giuridici».

Tutto risolto dunque con la Consulta? Non proprio, in quanto il prossimo 21 novembre i giudici della Corte d’Appello di Cagliari sono chiamati ad esprimersi sulla sentenza stessa del Tribunale civile che già ha dichiarato decaduta Alessandra Todde dalla carica di Presidente regionale: è certo però che con un pronunciamento del genere della Corte Costituzionale le possibilità che alla fine possa essere assolta sono ben più alte di quanto non potesse sperare solo qualche mese fa.
In caso dovesse essere invece giudicata effettiva la pronuncia del Tribunale sulla decadenza, a quel punto il rischio di tornare alle urne nel 2026 o già entro fine 2025 sarebbe inevitabile per la Regione Sardegna, aggiungendo così un’ottava votazione sulle Regionali dopo le già trascorse Marche, Calabria e Toscana, e le imminenti Veneto, Puglia e Campania.
