Con una revisione del decreto Flussi si è aperta la possibilità per i parenti degli italiani all'estero di tornare in Italia: ecco come funziona
Con una revisione del cosiddetto “decreto Flussi” – che regola gli ingressi dei migranti che vogliono arrivare in Italia per fini esclusivamente lavorativi – si è aperta la possibilità per i parenti dei cittadini italiani che vivono all’estero di tornare nel Bel Paese, favorendo così il ritorno di quei “cervelli” che sono scappati altrove per trovare una fortuna lavorativa che gli era preclusa in Italia: la novità sul decreto Flussi è legata al DL numero 36 di quest’anno, poi convertito nella legge 74/2025 e – infine – pubblicato in Gazzetta lo scorso 17 novembre.
L’obbiettivo della revisione del decreto Flussi proposta dal portavoce del MAIE (ovvero il Movimento Associativo Italiani all’Estero), come accennavamo poche righe fa, è quello di favorire “l’immigrazione di ritorno”, aumentando al contempo anche il numero effettivo di lavoratori: i soggetti potenzialmente interessati alla revisione del decreto Flussi sono i cosiddetti “oriundi”, ovvero coloro che sono nati in Italia e si sono spostati all’estero; con l’unico limite fissato nella necessità di avere ancora dei parenti – ovviamente in vita – che vivono in Italia e possiedono la regolare cittadinanza.
Come funziona la revisione del decreto Flussi: per tornare in Italia sarà necessario avere un regolare contratto lavorativo
La possibilità di rientro concessa dalla revisione del decreto Flussi, però, è limitata esclusivamente a quei paesi in cui l’Aire – ovvero l’anagrafe degli italiani residenti all’estero – rileva una presenza di concittadini superiori alle 100mila unità: in particolare, si tratta dell’Argentina (che sfiora il milione di residenti italiani), del Brasile (a quota 682mila) e degli USA (che conta 241mila immigrati italiani); mentre – pur con quote di poco superiori ai 100mila – sono incluse anche l’Australia, il Canada, il Venezuela e l’Uruguay.

Come accennavamo prima, se si vuole aderire alla novità offerta dal decreto Flussi, oltre ad avere almeno un parente residente in Italia – non sembrano esserci particolari limiti dal punto di vista della generazione, fermo restando che le nuove regole sulla cittadinanza limitano i ricongiungimenti al secondo grado di parentela – importante sarà avere anche una regolare offerta di lavoro; tutto senza l’obbligo di rispettare le quote di migranti previste dallo stesso decreto Flussi.
In tal senso, dunque, per ritornare in Italia grazie al decreto Flussi sarà necessario coinvolgere nella procedura anche il futuro datore di lavoro (che deve aver già fatto un’offerta al soggetto interessato) e il centro per l’impiego, tutto coordinato – come sempre – dallo sportello unico per l’immigrazione: a fronte di un via libera verrà rilasciato un iniziale nulla osta lavorativo che dovrà poi tradursi nella firma del contratto – sia a tempo determinato, che indeterminato – entro gli otto giorni (e in futuro saranno aumentati a 15) successivi al ritorno in Italia.
