L'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno denuncia la situazione a Rebibbia: il riscaldamento è rotto e il sovraffollamento aumenta a vista d'occhio
Prosegue il “Diario di cella” periodicamente aggiornato dall’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno dalla sua piccola – e sovraffollata – cella di Rebibbia in cui sta scontando da poco meno di un anno la pena per l’inchiesta “Mondo di mezzo” che lo vede protagonista – tra gli altri – di un diffuso sistema di finanziamenti illeciti presso il comune capitolino: un Diario nel quale Alemanno parla delle dure condizioni che lui e gli altri detenuti sono costretti a sopportare mentre attendono quella rieducazione che – esattamente come il riscaldamento – sembra essere un optional.
Proprio il riscaldamento, infatti, è stato al centro dell’ultima pagina del Diario di Alemanno che ha raccontato che “stiamo morendo di freddo” perché alla fine di novembre “i termosifoni sono (..) spenti” 24 ore al giorno: i vertici del penitenziario, infatti, hanno spiegato ai detenuti che “le caldaie sono rotte” e mentre loro battono – letteralmente – i denti, lo stesso trattamento spetta anche agli agenti della Penitenziaria che nella loro caserma non hanno neppure “l’acqua calda dopo le otto di sera”.
Lanciandosi in un parallelismo, Alemanno descrive gli agenti della penitenziaria come “i soldati di Napoleona in Russia”, al servizio del “maresciallo Nordio“ che dopo la fine dell’estate sembra aver dimenticato – denuncia ancora Alemanno – la sua battaglia per ridurre il sovraffollamento “senza scarcerare nessuno”; mentre con l’inverno che avanza i suoi compagni di cella, bardati in modo “improbabile”, sembrano sempre più simili ai “clochard” che si trovano nelle mense della Caritas.
La denuncia di Alemanno: “Il riscaldamento tornerà a funzionare, ma il sovraffollamento aumenterà ancora”
La situazione a Rebibbia, insomma, per Alemanno è tutt’altro che sostenibile con un sistema “al collasso” in cui ormai si è costretti anche a usare quella che un tempo era la “sala dedicata alla socialità”: lì, spiega, sono stati allestite “sei brande”, senza “nessun armadietto” – al posto del quale si usa il tavolo che un tempo era quello del ping pong – e un bagno che ha iniziato a funzionare da pochi giorni, dopo una settimana in cui i detenuti usavano “secchi d’acqua per pulire”.

Certo è, secondo Alemanno, che seppur la caldaia a breve “sarà riparata”, il sovraffollamento “continuerà a crescere” e si aspetta che dopo le parole del “maresciallo Nordio” secondo cui un alto numero di detenuti è utile per ridurre i suicidi perché “si sorvegliano tra loro”, a breve forse dirà anche che aiutano a “combattere il freddo” per l’effetto stalla dovuto a centinaia di persone “accatastate una sull’altra”.
Un inferno nel quale, però, secondo Alemanno si intravede anche un barlume di speranza grazie al garante dei diritti dei detenuti che ha recente “dimostrato che i metri” per ogni carcerato sono appena pari a “1,78” rispetto ai 3 disposti dalla “giurisprudenza”: una piccola vittoria perché – conclude Alemanno – chi non dispone di 3 metri può ottenere uno sconto di pena pari al “10 per cento”; fermo restando che nel frattempo il tribunale di sorveglianza continua a “rigettare i reclami”.
