Gli economisti Campbell e Ramadorai spiegano i meccanismi che favoriscono i ricchi indebitando i più poveri grazie alla mancanza di educazione finanziaria
I prodotti finanziari per gestire i propri soldi che sono destinati a tutti i tipi di consumatori, in realtà favorirebbero solo i ricchi ritorcendosi contro la gente comune a basso reddito che invece accumula solo debiti. Il quotidiano Bloomberg ha pubblicato un articolo scritto da due economisti e docenti, John Y. Campbell e Tarun Ramadorai, intitolato “Why Personal FinanceIs Broken and How to Make It Work for Everyone”, che spiega i meccanismi per i quali alcuni strumenti rappresentano una sorta di Robin Hood al contrario, cioè un sistema per derubare i poveri per avvantaggiare chi invece sa come muoversi nel mondo della finanza.
Un pratico esempio è quello delle carte di credito, utilizzate quotidianamente da tutte le categorie di persone producendo però effetti monto diversi. Se da una parte c’è chi continua a sommare quote di interessi e di mora, dall’altra invece c’è chi ne beneficia. Allo stesso modo chi non è esperto di contratti di finanziamento, tralascia l’opportunità di rinegoziare un mutuo o di rinnovare le condizioni sulla polizza vita, tutte sviste che possono costare caro, soprattutto per chi è costretto a guardare al risparmio perchè in una fascia di reddito non elevata.

La mancanza di educazione finanziaria aumenta debiti dei consumatori a basso reddito e avvantaggia i ricchi
Bloomberg ha illustrato la teoria dei due economisti Campbell e Ramadorai, che nel loro libro sostengono che i prodotti finanziari siano utili solo per chi ha già molti soldi e sa gestirli, mentre diventano strumenti di debito per i consumatori a basso reddito. In questo modo, le persone che hanno poche conoscenze del funzionamento di tali sistemi di finanza personale, diventano complici dell’arricchimento dei gruppi bancari che di fatto guadagnano di più con gli interessi dei debitori.
Il tutto poi ha conseguenze sulla società, aumentando il divario economico tra categorie di cittadini, non solo tra ricchi e poveri ma anche all’interno della classe media di investitori tra chi è riuscito a differenziare e prevenire perdite e chi invece ha rischiato troppo. La soluzione proposta per porre fine a questo processo sarebbe quella di aumentare la responsabilità collettiva, e ridurre le lacune sul tema con campagne di educazione finanziaria che siano davvero chiare e semplici da capire per tutti. A questo obiettivo dovrebbero partecipare soprattutto le aziende, automatizzando le decisioni difficili senza approfittare di chi ha poca conoscenza della normativa.
