C’è una Spagna perdente

Se la Spagna dello sport miete successi di livello mondiale, quella politica, nelle mani di Zapatero, continua a deludere

Davvero una grande Spagna. Quella sportiva s’intende. Quella di Nadal nel tennis, di Contador nel ciclismo, di Gasol nel basket, di Lorenzo nelle moto. Quella dei campioni del mondo in Sudafrica soprattutto.

 

Grande Spagna appunto è quella di Del Bosque, Casillas, Iniesta, Villa. Purtroppo da qualche anno a questa parte è una Spagna dai due volti. Insieme alla Spagna che vince e che tutto il mondo invidia, c’è una Spagna che soffre l’ideologia del suo Presidente, e che macina sconfitte a livello internazionale, in aggiunta ad una crisi d’identità che attraversa tutti i settori della vita sociale ed economica.

Si è appena concluso il semestre di presidenza del consiglio europeo a carico del Governo di Madrid. Sei mesi di completa estraneità e disinteresse per le sorti di un continente in crisi. Eppure, sei mesi fa, nel giorno in cui presentava il suo programma, nonostante le differenze ideologiche che ci caratterizzano, avevo colto nelle parole del presidente Zapatero alcuni segnali positivi, soprattutto per quanto riguarda uguaglianza e diritti umani.

Purtroppo la fiducia che a priori avevamo riposto nella Presidenza spagnola non è stata affatto ripagata. Come nel caso del processo di Barcellona, il premier spagnolo si è affidato a un nominalismo vuoto, in virtù del quale annunciare dei risultati equivale ad averli ottenuti.

La ragione di questa posizione si fonda nel radicalismo di una politica che non ha perso la sua fortissima impronta ideologica, nemmeno in un periodo di grave crisi. In questi sei mesi servivano pragmatismo e volontà di attingere a piene mani dai valori fondanti l’Unione europea, Zapatero ha preferito rispolverare utopie prive ormai di ogni nesso con la realtà e rassegnarsi a un semestre scialbo nonostante il forte aiuto ricevuto dal Parlamento in relazione, ad esempio, al dossier del servizio europeo di azione esterna.

 

Zapatero, a questo punto, farebbe bene a non accogliere con astio il mare di critiche che ha ricevuto dall’intera Europa. Non sono affatto il frutto di un’opposizione preconcetta, ma costituiscono un giudizio da prendere in seria considerazione, se vuole evitare che la disoccupazione alle stelle e l’annuncio di auto elettriche di cui non si è saputo più nulla si trasformino per lui e per il suo governo un vero e proprio viale del tramonto.

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