Lettera di un bambino nato “per caso”

È il figlio di una grande star del calcio internazionale, nato da una madre in affitto. Come si sentirà Cristiano Ronaldo Junior?

Buongiorno, mi chiamo Cristiano. Cristiano Ronaldo, come il mio papà. Per cui il mio nome giusto dovrebbe essere Cristiano Ronaldo Junior; ma forse è un po’ troppo pomposo. Penso che conosciate tutti il mio papà; è un grande calciatore. E anche un abile comunicatore; pensate che ha annunciato al mondo intero che sono nato io utilizzando il suo blog. In pochi secondi la notizia che sono venuto al mondo ha fatto il giro del pianeta; altro che fiocco celeste!

 

In verità qualcuno ha insinuato che il mio papà mi abbia voluto facendo tutti i calcoli in modo tale che io nascessi in concomitanza dei campionati mondiali di calcio che il mio papà, con il suo Portogallo, pensava di vincere. Sarebbe stato un colpaccio poter annunciare al mondo la nascita del proprio figlio alzando al cielo la coppa mondiale. Ma non è andata così; il Portogallo è stato eliminato dalla Spagna, però sono diventato famoso lo stesso, anche se rimango il figlio di un campione che non è neanche arrivato in semifinale.

Comunque io non posso credere che il mio papà mi abbia cercato solo per coronare un successo sportivo. Mi scoccerebbe molto essere trattato come il gadget aggiuntivo di una coppa. Effettivamente, devo ammetterlo, qualcosa di strano c’è stato. E riguarda la mia mamma. Nessuno sa chi è perché Cristiano Ronaldo Senior non ha voluto dirlo. Si parla di – che brutta parola! – utero in affitto. Cioè, se non capisco male, del fatto che il mio papà si è messo d’accordo con la mia mamma perché io venissi concepito, crescessi nella sua pancia e, al momento giusto, ne uscissi urlante e pronto per la vita.

Dicono che per tutta questa operazione Senior ha pagato milioni di euro. La cosa non mi piace affatto. Va beh che adesso mi curano la mamma e le sorelle di Senior, ma io vorrei crescere con una mamma vera, come quella che tutti i miei simili si trovano a fianco nel letto dell’ospedale, su cui ci avventiamo per sentire il calore del corpo che ci ha portato e per ricevere il latte di cui abbiamo bisogno.

Non mi piacerebbe crescere orfano di madre; tra l’atro ben sapendo che la mia mamma è viva. E spero che lei non riesca a consolarsi di avermi perso con tutti i soldi che papà le ha sganciato. Voglio crescere in una famiglia normale, anche se composta da un campione e da una top model. Dico questo non perché la mia mamma sia una top model – non posso rivelarvi il suo nome – ma perché è molto bella. E non poteva che essere così, visto che anche il mio papà è molto bello, come ha mostrato facendosi ritrarre in mutande sui manifesti di tutte le città per fare pubblicità a una linea di moda, come si dice adesso, underwear.

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Ma in fondo non mi importa che papà e mamma siano delle bellezze stratosferiche; m’interessa solo che siano, insieme, il mio papà e la mia mamma. Normali. E che mi facciano crescere volendomi bene anche quando non saranno più famosi, appariranno le rughe e crescerà la pancetta. Ma forse mi illudo. Non so se questa storia nata un po’ strana si raddrizzerà.

 

Mi conforta una cosa. Anche se fossi stato concepito come gadget di un campionato di calcio; anche se mia mamma scomparisse dal mio orizzonte rimanendo per sempre solo e semplicemente un utero affittato; anche se non avessi mai una famiglia normale, vera, nessuno potrà mai convincermi di essere venuto al mondo per niente. Vi devo svelare un segreto: non sono il frutto casuale di calcoli mediatici; sono stato pensato direttamente da Dio.

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