“L’amnistia” di Obama

Obama sembra pronto a posticipare il rimpatrio forzato dei giovani immigrati clandestini, purché rispondano a determinati requisiti. Il commento di LORENZO ALBACETE

La situazione economica e la disoccupazione continuano a rappresentare i grandi temi della campagna elettorale negli Stati Uniti. Negli ultimi giorni, tuttavia, l’attenzione dei commentatori politici e dei media ha avuto un altro argomento di discussione: le dichiarazioni del Presidente sull’immigrazione clandestina. Obama ha infatti detto che la sua Amministrazione cesserà di rimpatriare i giovani immigrati illegalmente, se sono entrati nel Paese da bambini e rispondono a determinati requisiti.

Questo annuncio è stato ovviamente apprezzato dai leader della comunità ispanica, finora molto critici nei confronti del Congresso e della Casa Bianca per la loro incapacità a intervenire in questa materia. I possibili beneficiari di questa decisione hanno, altrettanto ovviamente, manifestato il loro gradimento in tutto il Paese. Per converso, da parte Repubblicana si è espressa una ferma contrarietà, affermando che questo annuncio viola le prerogative del Parlamento.

Ecco come Obama stesso, venerdì scorso alla Casa Bianca, ha presentato questa sua iniziativa: “Non è un’amnistia. Non è immunità. Non è una via per la cittadinanza. Non è una sistemazione definitiva. È una misura tampone temporanea”. Obama ha poi detto che “questi giovani studiano nelle nostre scuole, giocano nei nostri quartieri, sono amici dei nostri figli, giurano fedeltà alla nostra bandiera.” Aggiungendo che “non ha nessun senso espellere giovani dotati che sono, a tutti gli effetti, americani” e concludendo che questo cambiamento nella politica sull’immigrazione “è la cosa giusta da fare”.

Tom Cohen, della Cnn, così descrive questo nuovo approccio: “Con la nuova politica sull’immigrazione, chi ha meno di 30 anni ed è arrivato negli Stati Uniti prima di averne 16, non pone problemi sotto il profilo criminale o della sicurezza e ha frequentato con successo la scuola o prestato servizio militare, può ottenere due anni di differimento della procedura di rimpatrio forzoso… Chi è in possesso di questi requisiti potrà anche cercare lavoro. Costoro dovranno essere al momento negli Stati Uniti e dimostrare di avervi vissuto in modo stabile per almeno cinque anni”. Secondo uno studio del 2009, quattro milioni di figli di immigrati illegali sono nati negli Usa.

Cohen ci ricorda anche che questa iniziativa va incontro alla maggiore preoccupazione della comunità ispanica e riprende alcune delle disposizioni della proposta dei Democratici chiamata Dream Act (Development, Relief, and Education for Alien Minors), non approvata per l’opposizione dei Repubblicani. D’altro canto, fa notare ancora Cohen, “Obama è stato criticato dai leader ispano-americani per l’aumento negli ultimi anni delle deportazioni di immigrati illegali”. Lo scorso anno sono stati rimpatriati 396.906 clandestini, il numero più alto nella storia dell’agenzia governativa a ciò preposta. Secondo voci raccolte dalla Cnn, il cambiamento illustrato da Obama potrebbe coinvolgere fino a 800.000 persone.

La Cnn riporta anche questa dichiarazione del Segretario per la Sicurezza Nazionale, Janet Napolitano: “Mi sono occupata dell’applicazione delle leggi sull’immigrazione per 20 anni e il semplice dato di fatto è che la legge in vigore non è adeguata alle attuali necessità economiche e alla legislazione che serve oggi al Paese. Come responsabili della gestione dell’immigrazione, stiamo stabilendo priorità solide e sensate e, inoltre, questi giovani non sono di certo le persone per cui le leggi sul rimpatrio erano state pensate”.

Sull’altro versante, i Repubblicani sono insorti contro quella che ritengono una potenziale amnistia per milioni di clandestini, minacciando anche ricorsi ai tribunali per bloccare un tentativo considerato illegittimo e incostituzionale. Per esempio, il Repubblicano del Texas Lamar Smith ha dichiarato sul suo sito: “Dell’amnistia del Presidente Obama beneficeranno solamente gli immigrati illegali, non gli americani, e rappresenta una calamita per le frodi. Molti immigrati illegali dichiareranno che sono venuti qui da bambini, anche se non è vero, e le autorità federali non avranno modo di verificare queste dichiarazioni. Una volta che il loro rimpatrio è stato rimandato, costoro potranno chiedere un lavoro, che normalmente viene concesso nel 90% dei casi”.

Il Senatore Marco Rubio, Repubblicano della Florida e figlio di immigrati cubani, che si è occupato della legislazione sull’immigrazione proponendo una alternativa al Dream Act, ha espresso a sua volta critiche sull’intervento di Obama: “Il mio grande timore è che affrontando la questione in questo modo, con un ordine esecutivo e ignorando il Congresso, diventa molto difficile creare qualcosa che sia una soluzione permanente e veramente adeguata a risolvere questo problema”.

Le critiche di Rubio, che molti indicano come un possibile candidato alla vicepresidenza, sembrano quindi più sul metodo che sul contenuto ed è stato fatto notare che il Senatore ha anticipato nei commenti Mitt Romney, il candidato Repubblicano alla presidenza, che ha dichiarato: “Credo che lo status di giovani che sono venuti qui da noi senza loro colpa, a seguito dei loro genitori, sia una questione importante che deve essere considerata e risolta tenendo conto del lungo termine, così che possano sapere quale potrà essere il loro futuro nel nostro Paese”. Romney ha anche affermato di essere d’accordo con quanto dice Rubio e ha aggiunto: “Penso che l’iniziativa del Presidente renda più difficile raggiungere una soluzione di lungo termine, perché un ordine esecutivo è una soluzione di breve termine, che può essere revocata dal successivo presidente”.

Comunque, l’iniziativa di Obama sembra essere appoggiata dalla Conferenza episcopale cattolica, da leader delle Chiese evangeliche e da alcuni gruppi ebraici. E, naturalmente, accolta con gioia dagli immigrati. Uno di questi, José Luis Zelaya, immigrato illegalmente a 14 anni dall’Honduras per raggiungere la madre, anche lei clandestina, ha dichiarato alla Cnn: “Adesso, forse, potrò lavorare senza paura che qualcuno mi possa deportare. Non devo avere più paura”.

Sì, dopo venerdì non dovrà aver più paura, almeno per qualche mese. Perché poi un Presidente Repubblicano potrebbe revocare la disposizione. Tuttavia, visto che il candidato del Gop alla presidenza sarà Mitt Romney, José Luis Zelaya può sempre sperare che, come presidente, Romney cambi ancora una volta opinione.

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