Cos’è un partito senza democrazia?

Che cos'è l'autentico metodo democratico? Cosa significa oggi democrazia? Lo chiede LORENZA VIOLINI alla luce dell'attuale crisi di governo scatenata dal Pdl

Non ci può essere soluzione di continuità tra la dimensione istituzionale e quella politica, tra le regole che governano lo scontro degli interessi e gli interessi stessi. 

La presa di distanza dei ministri pidiellini del governo Letta dalla decisione di Berlusconi manifesta, tra i molti elementi che l’hanno mossa, anche la giusta istanza – molto comprensibile per l’elettorato – che le decisioni collettive siano oggetto di discussione, di confronto tra le diverse posizioni in causa e di seri tentativi di composizione, secondo le logiche che governano la democrazia e che si riflettono nella compagine istituzionale. 

Nonostante il molto scetticismo che circonda la riflessione sulla democrazia, vi è un senso ultimo che ce la fa considerare – secondo il noto aforisma – il sistema peggiore di governo, eccetto tutti gli altri. E democrazia non significa solo, in una accezione formale, voti e computo degli stessi, ma discussione, razionalizzazione, argomento che – da una sostanza positiva che si vuole difendere (pensiamo a quante volte è stato evocato in queste ore il bene comune, il bene del Paese) – fa emergere tutta la possibilità di comporre interessi contrapposti e logiche di condivisione. Decidere è fondamentale, ed è per questo che, in ultima analisi, la democrazia è un sistema che mira a rendere possibili decisioni collettive, anche sgradite; ma discutere e condividere percorsi è imprescindibile affinché la decisione non si trasformi, nel breve attimo di un respiro, in una scelta arbitraria e unilaterale. 

Non a caso la nostra Costituzione, oltre che all’articolo 1, evoca il tema della democrazia nell’articolo 49 relativo ai partiti politici, stabilendo che essi sono lo strumento con cui i cittadini possono concorrere “con metodo democratico” alla determinazione della politica nazionale. Ben oltre le discussioni che hanno occupato svariate pagine della dottrina costituzionalistica sul senso di questa espressione, vi è una bottom line che tutti possono percepire quando questo metodo viene violato mentre vengono prese decisioni che riguardano la politica nazionale; tale linea è quella che consente a tutti di dire che, al di là della sostanza, decidere a cena, e in pochi, sui destini – pur precari e contingenti – di un Paese, non corrisponde ad un metodo anche solo latamente democratico.

Spesso si è avuta in questi anni la percezione che la cultura politica della destra e dei moderati mancasse di statura istituzionale, che la cooptazione dominasse invece che affiancare le forme tradizionali della decisione collettiva. Di qui l’accusa al Pdl/Fi di essere un partito personale, più determinato dagli interessi del leader che dalla tensione a costruire, in forme corrette e trasparenti, politiche nazionali percepibili come bene per il Paese. 

Anche la rivendicazione di forme corrette e trasparenti di decisione può contribuire ad un nuovo corso, da cui nessuno – nessuno – deve sentirsi escluso. 

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