Non basta tirar giù la saracinesca

GIUSEPPE FEYLES commenta gli scontri di ieri a Roma, dove gli attivisti dei movimenti per la casa sono tornati a protestare. Questa pericolosa violenza, però, nasce da un disagio vero

Nuovi scontri ieri a Roma per l’emergenza casa. Ci sono i movimenti sociali, bandiere del Usb (unione sindacale di base), gruppi di immigrati, anche balli e tamburi. Intorno, saracinesche abbassate, qualche turista curioso. In via del Tritone tentano di forzare il blocco. Urla, petardi, manganelli, bombe carta, lacrimogeni da una parte e spray urticante dall’altra. In due o tre scalano il blindato dei Carabinieri e ne montano il tetto come uno scalpo. La cronaca è simile a quella del 19 ottobre 2013 o del 15 ottobre 2011, molto meno violenta di questa, più cattiva di quella. Ma è un copione sciagurato visto altre volte. La scaletta dei fatti ha poco da dire in più. Allora cerco quale sia il modo migliore per capire. Bisognerebbe andarci.

Due anni fa in via Merulana, guardare il vuoto negli occhi di chi tornava sudato e sporco dopo le molotov di piazza San Giovanni valeva più di mille analisi. Le cronache dei siti sono puntuali, ma è come se fossero estranee. Guardo le immagini. I manifestanti postano sui loro blog il loro punto di vista (in senso letterale, le loro riprese). Poi ci sono quelle dei free lance, delle agenzie, dei tg. Repubblica.it ospita le riprese fatte dall’elicottero della polizia: da lì si vedono, come dalla sky-cam di uno stadio, le parabole traccianti dei lacrimogeni. Ma prima della clip bisogna sorbirsi lo spot di Loaker, non c’è modo di fermarlo. Già solo questo indispettisce e anche insospettisce. Mi pare uno sguardo che rimbalza, che non penetra. La valanga di immagini lascia poco spazio alla fantasia. Vedi tutto. E c’è un video di tutto, decine di prospettive di ogni evento, migliaia di immagini digitali. Ma basta questa escrescenza di pixel?

Sul sito “Contropiano.org”, che si definisce comunista, si parla di Tav e anche di sfratti. Si legge di “sentieri da liberare” e frasi come: “è inaccettabile che la precarietà sia diventata la nuova forma di vita”. In una clip video un capo popolo grida che “la casa è un diritto, l’assedio è cominciato”. Ma oltre la retorica del rivendicazionismo (tutto è un diritto?) ecco un’altra frase, quella che più aiuta a capire: “accadono cose che trasformano le persone”. Forse la questione in gioco qui non è l’evanescenza presuntuosa e borghese dei cortei di studenti, che giocano alla autogestione. La casa, il lavoro, non sono sfizi. “Accadono cose…”: arriva l’onda lunga della crisi di cui si parla da mesi, e non arriva su di noi garantiti, né su chi protesta per cento euro di Imu sulla casa al mare. Forse non arriva neppure su tutti quelli che ieri erano in piazza (quanti ne abbiamo visti di mestatori di professione che a fine giornata possono appendere l’eskimo al perlinato di un loft). Ma c’è gente che un tetto non ce l’ha per davvero, il lavoro l’ha perso e non lo trova più, la cinghia la tira ogni settimana.

Giovedì l’Istat ha comunicato che il tasso di disoccupazione è al 12,5 % e supera il 40% tra i giovani. Quello della casa è terreno di scandali, speculazioni e drammi. Ad esempio, bisognerebbe indagare sul modo in cui si sta facendo la dismissione del patrimonio immobiliare degli Enti. Non è sufficiente la pur necessaria condanna dei violenti. Ha ragione il ministro Lupi a dire che bisogna dare risposte concrete: la sua prima proposta è un fondo per la morosità incolpevole e la messa a disposizione degli alloggi sfitti con garanzie per i proprietari. Non so se gli spacca-vetrine vengono da lì, ma nella Capitale la periferia, non solo esistenziale, c’è davvero.

Ieri a Roma, contemporaneamente, un siriano di 24 anni si è dato fuoco e si sono svolti i funerali del giovane gay suicida. I fatti ti trasformano. Le avversità della vita ai più fanno maledire. Ed io vedo covare una rabbia che né i video né gli editoriali sanno raccontare. C’è il germe di una violenza pericolosa, che nasce da un disagio vero. Non si può far finta di nulla, come nel film di Buñuel, dove un gruppo cammina imperterrito, mentre intorno scoppiano ovunque bombe anarchiche (“Il fascino discreto della borghesia”). Non basta tirar giù la saracinesca. Mi sa che il Papa direbbe di andarci un po’, nelle periferie. ieri era la festa dei Santi. Gente per cui le avversità della vita sono occasione per bene-dire. E fare.

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