Corea, un solo sbaglio ci costerà caro

Non è detto che un conflitto debba esplodere. Non dobbiamo dimenticare, tuttavia – spiega MARIO MAURO – che il regime comunista della Corea del Nord considera l’uomo meno di niente

Non è certo la prima volta che la dittatura nordcoreana si rende protagonista di dichiarazioni minacciose nei confronti della comunità internazionale e degli Stati Uniti in particolare. Si è trattato, nella maggior parte dei casi, di esternazioni di interesse puramente domestico, per ricompattare il paese in un momento particolarmente delicato. Per fare questo non c’è miglior sistema che evocare la minaccia, più o meno concreta non importa, di un nemico esterno che vuole il male del popolo nordcoreano. Le poche informazioni in nostro possesso non ci permettono di esprimere un giudizio certo in merito  ai fatti degli ultimi giorni. E’ tuttavia quasi certo che nella decisione di Pyongyang di far esplodere la “tensione nucleare” di questi giorni abbia inciso in maniera importante il rapporto tra il Presidente Kim Jong Un e il suo popolo. E’ un metodo molto utilizzato dai dittatori per rendere prova di fermezza, coraggio e amore per la causa della Nazione.

Ma hanno inciso parecchio anche le sanzioni che le Nazioni Unite hanno messo in atto nei confronti di Pyongyang a causa del susseguirsi di test nucleari, che ci danno più di qualche certezza circa la tipologia di armamenti di cui si sta dotando il regime asiatico. Per questo la tensione è altissima e non conferire la giusta rilevanza ai comportamenti nordcoreani sarebbe un tragico errore. E’ vero, un paese molto piccolo e totalmente isolato sta sfidando il mondo, e non stentiamo a credere che gli Stati Uniti posseggano delle ottime risorse difensive. Siamo di fronte comunque al quarto esercito più grande del mondo, gli esperti non escludono che a breve i nordcoreani possano dotarsi di missili a lunghissima gittata pronti a colpire diverse altre grandi democrazie oltre agli Stati Uniti.

Ma per colpire al cuore il mondo occidentale basterebbe rivolgere le proprie attenzioni belliche verso il solito storico bersaglio: la Corea del Sud. Quando è in corso un‘escalation di questo genere alimentare la tensione può essere mortale, anche se l’intenzione iniziale dell’aggressore è quella di cui abbiamo parlato all’inizio. La Corea del Nord non invaderà il sud, ma quando parlo di tensione mortale significa che una sola bomba, un solo missile, lanciato da Pyongyang verso Seul può uccidere in pochi attimi migliaia di cittadini innocenti. La giovane età del dittatore che soltanto l’anno scorso ha preso il posto del padre deceduto non aiuta in questo senso, la schizofrenia del regime e i gravi problemi interni neppure.

Considero ancora molto lontana l’ipotesi di un conflitto. Tuttavia il comunicato nordcoreano “nessuno può dire se una guerra esploderà o no in Corea e se esploderà oggi o domani” rimbomba inquietante in tutto il mondo. La realtà, in regimi come quello nordcoreano, non è come la vediamo noi, l’uomo non ha lo stesso valore. L’ideologia comunista, come la storia dimostra, arriva sovente ad imprevedibili e terrificanti conclusioni, molto spesso al di là di ogni umana immaginazione. Tutto è possibile, anche che non succeda nulla. Ma un solo sbaglio ci costerà caro.

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