La tenerezza della Vergine (con me)
Maggio è il mese della Madonna. “Quando arriva il suo mese, mi ritrovo colmo di un senso di misericordia per ciò che il Padre ha concesso al mondo tramite lei”. VINCENT NAGLE

Come capita a molti che entrano nella Chiesa Cattolica da fuori, nei primi tempi in cui frequentavo la comunità cristiana provavo una forte resistenza nel credere alla Madonna.
Cristo mi affascinava, ma lei era una figura scomoda, in qualche modo irrazionale: un fuoco di sentimentalismo. Da parte mia, ero deciso a non compromettere l’immagine di integrità intellettuale che mi ero costruito, e ritenevo l’Assunzione della Vergine al cielo un dogma inaccettabile, di carattere mitico, che rasentava il fanatismo. Io stavo cercando un modo di appartenere alla Chiesa che non richiedesse l’assunzione di posizioni inassimilabili alla mentalità dominante. E lei rappresentava tutto ciò che, nella Chiesa, al contrario, richiedeva una rottura con la società in cui ero cresciuto.
Una prima, piccola breccia si aprì in me dialogando col guru induista della mamma. Lui insisteva proprio sul dogma dell’Assunzione come qualcosa da rispettare, in quanto indicava un destino in cui il mistero assimilava a sé tutto l’umano, corpo e spirito. Mi stupii molto delle sue parole e iniziai a chiedermi se, in fondo, non fosse possibile dare credito a quello che la Chiesa insegnava di Maria. Nello stesso tempo, mantenevo una certa distanza. Dopo qualche anno, decisi di prendere sul serio la pratica della preghiera, e cominciai a recitare il rosario. Ma nemmeno questo mi rese Maria più vicina.
Poi accadde qualcosa. In quel periodo lavoravo per l’esercito dell’Arabia Saudita, e vivevo in un ambiente pieno di tensioni negative. Non lo reggevo bene, e mi sentivo alienato, minacciato e indifeso. Una sera, come al solito, stavo camminando su e giù, nella mia camera, incapace di sdraiarmi e tanto meno di addormentarmi, tanto ero teso e preoccupato. Stavo malissimo. Alla fine, ero collassato sul pavimento in un gesto di resa. Non ne potevo più. In quel momento sentii delle mani tenere ma forti che mi prendevano da dietro e mi mettevano in grembo. Rimasi lì finché non mi addormentai. Quando mi svegliai, non provavo più angoscia per la mia situazione, e potei anche ricominciare a pregare.
Ma la mia testa dura ancora non cedeva. Qualche settimana dopo mi trovai in una conversazione con un cattolico molto tradizionale e un po’ semplice. Feci una battuta o due sulla madre del Signore. Lui ci rimase male. Mentre andavo via da quell’incontro provavo un disgusto enorme per me stesso. Tornai a casa con una nuova autocoscienza: non ero e non sarei mai stato degno di quel che fa il Signore per me. Ero solo un misero mendicante.
Negli anni successivi, non poche persone mi hanno chiesto − e mi chiedono tuttora − come faccio ad essere così sicuro del Signore, della Chiesa e della Madonna. Ci sono voluti vent’anni prima che trovassi il coraggio di raccontare la tenerezza della Vergine con me. Ma quel suo gesto gratuito non è mai stato lontano da me, come non è mai stato lontano il ricordo della mia superbia e mancanza di gratitudine. Perciò rispondo a quelle persone: “Come non potrei esserlo?”. E quando arriva il mese di maggio, il suo mese, mi ritrovo colmo di un senso di misericordia, per ciò che il Padre ha concesso al mondo tramite lei, e di umiltà, la stessa umiltà che lei ha voluto condividere con me.
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