Dal buio di Plutone

Plutone è la sfera celeste più lontana dalla Terra eppure il 14 luglio scorso, dopo 10 lunghi anni, la sonda New Horizons è giunta sul pianeta. Commento di PIGI COLOGNESI

E così siamo riusciti a dare una sbirciatina a Plutone. Quando io facevo le elementari era il nono ed ultimo pianeta del Sistema solare, ora ho scoperto che non è più classificato tra i pianeti, ma è stato degradato a «pianeta nano». Resta però, tra i corpi ruotanti attorno al sole, la sfera celeste di una certa consistenza più lontana da noi, essendo situato all’inimmaginabile distanza di 4,77 miliardi di chilometri. Eppure la sonda New Horizons è arrivata fin là e lo scorso 14 luglio, dopo nove anni di viaggio, ha «sfiorato» Plutone – si è avvicinata fino a 12.500 chilometri, sfrecciando alla velocità di 14 chilometri al secondo – giusto il tempo per raccogliere dati, scattare un sacco di foto ed inviarci il tutto. Abbiamo così scoperto – gli scienziati se ne dicono estremamente sorpresi – che su Plutone ci sono alte montagne formatesi di recente (si fa per dire perché qui si ragiona in termini di milioni di anni) e che all’equatore di un suo grosso satellite c’è una spaccatura profonda 9 chilometri.

Plutone, scoperto nel 1930, porta il nome del signore degli inferi nella mitologia greca; e anche i suoi cinque satelliti – Caronte, Notte, Idra, Cerbero e Stige – si rifanno a quel mondo tenebroso. Tutti i pianeti del nostro sistema – tranne quello che abitiamo noi – portano il nome di divinità greche; in ordine di distanza dal sole: Mercurio, Venere, [qui si posiziona la Terra], Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Ma è interessante osservare che la zona occupata dall’ultimo ex pianeta, dal più lontano da noi sia intitolata al mondo infernale. Immaginando di guardare Plutone da qui, non possiamo far altro che pensarlo in alto, ad una distanza sconfinata. Ma se immaginiamo di girargli le spalle e volgerci verso il sole, allora Plutone è dietro di noi, sprofondato in un abisso di buio, in una tenebra glaciale: è il punto più lontano dalla sorgente di luce e, quindi di vita, sebbene come noi gli ruoti intorno (ci mette 248 dei nostri anni a fare un solo giro). È come nell’inferno dantesco: il lago ghiacciato dov’è infisso Lucifero – signore degli inferi come lo era Plutone nella mitologia greca – è il punto geograficamente più distante dalla fonte vitale, che per il poeta cristiano non è più il sole, ma Dio stesso.

Gli scienziati ci impiegheranno mesi e forse anni a studiare le informazioni che New Horizons sta inviando (i suoi messaggi hanno bisogno di 4 ore e mezza per arrivare a noi) e la nostra visione del sistema solare ne verrà ampliata e magari rivoluzionata. Ma già da subito, almeno per noi profani, è bello pensare che siamo riusciti a sbirciare nel fondo oscuro del nostro piccolo universo, nel buio che sta là sotto; così buio che la zona più tenebrosa del satellite Caronte è stata denominata Mordor, la terra maledetta dominata dal malvagio Sauron de Il signore degli anelli. È bello perché, come Dante, da quel buio ghiacciato si parte per risalire verso territori più abitabili, verso atmosfere più respirabili, verso nuove luci, verso luoghi ove sia possibile «riveder le stelle».

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