L’umile follia di Giovanni

Gli strumenti a sua disposizione sono così fragili d'apparire banali: acqua e voce. Un paradosso per uno come il Battista che viene dal deserto. Editoriale di MARCO POZZA

Gli strumenti a sua disposizione sono così fragili d’apparire banali: acqua e voce. Che, a pensarci bene, è quasi un paradosso per uno come il Battista che giunge dritto dal paese del deserto: non c’è acqua, non si ode voce. E’ apparso al mondo coi compiti per casa cuciti addosso: “Egli ti preparerà la strada” disse di lui Isaia profeta. Materia di edilizia stradale, dunque: le strade da raddrizzare, le vallate da colmare, lo sconnesso che diventi pianura. Ad acqua e voce. Quando apparve, gli risero dietro: “Sei arrivato troppo tardi, ci dispiace” dissero quelli che pensavano cercasse di far carriera tra i profeti. “Troppo presto: il concorso inizierà dopodomani” gli rinfacciarono quelli che sospettavano fosse alla ricerca del primo posto tra gli apostoli. Lui, bando alle ciance, venne perché “mandato da Dio“. Non venne per conto proprio, non fece di testa sua: giunse “per dare testimonianza alla luce“. Venne, dunque, per conto terzi e fu materia di profezia inoppugnabile. Ustionati dalla sue parole, lo misero spalle al muro: “Ma quanto ambizioso sei! Si può sapere dove vuoi arrivare?” Manco lui, in verità, sapeva dove sarebbe arrivato. Sapeva, però, da dove giungeva: “Io sono voce di uno“. La voce è un abitante, la Parola è il paese: la voce è in posizione seconda rispetto alla Parola. E’ la Parola a dare cittadinanza alla voce. La voce, tutt’al più, regala colore e tono alla Parola. Che viene sempre prima.

La sua gente era identica a quella di oggi: “L’importante è sapere dove vuoi arrivare!” ci si augura l’un l’altro. Mentendo assai: più che il punto d’approdo, ciò che conta è non scordare il punto di partenza. E’ materia sacra: senza la base, scordatevi le altezze. “Io sono voce di uno“. Vive di un’umile follia quella stazza di profeta insuperabile. Lo vogliono innalzare a suon di voce, di battimani: “Chi sei? Sei tu Elia? Sei tu il profeta?” E’ da tempi immemori che il mondo funziona così: “Io sono. Tu non sai chi sono io. Sono io”. L’uomo, appena può, si somma titoli sopra titoli: “Architetto, reverendo, onorevole, eminentissimo, pregiatissimo, avvocato. Commendatore, ingegnere, illustre”. L’uomo ama fare addizioni a più non posso, Giovanni è l’uomo delle sottrazioni: “Io non sono il Cristo (…) Non lo sono (…) No“. 

Stringato, conciso. Gli pongono la domanda più ambiziosa : “Tu, chi sei?“. Risponda ciò che vuole, gli crederanno a occhi chiusi. Lui risponde a occhi pieni di gioia: “Io non sono“. “Essere” è verbo a doppio uso: al positivo è del Cielo — “Io sono colui che sono” (Es 3,14) —, al negativo è degli uomini del Cielo: “Io non sono (lui)“. Non sono, perché Lui solo è: nessuna negazione fu mai più positiva di questa. Il secondo di Dio è il più grande tra i nati di donna.

Con acqua e voce, mandò gambe all’aria le voci grosse: “Perché, dunque, tu battezzi, se non sei il Cristo?“. E’ consigliato di non svegliare il cane che dorme: “In mezzo a voi sta uno che non conoscete“. E’ perché dormono che lui alza la voce fino a diventare voce stessa: siccome stanno tutti a ronfare — la cosa buffa è che sono convinti di essere i più svegli di tutti — il Battista fa di tutto perché non si lascino scappare l’occasione della vita: “In mezzo a voi sta“. C’è già, non s’accorgono: lui, che s’accorge, con acqua e voce tenta il loro risveglio. Loro, quando si sveglieranno, vorranno attaccarsi stretti a lui. Lui, ancora voce, allungherà il dito verso: “Ecco l’agnello di Dio” (Gv 1,35) “Ecco” è avverbio di presentazione. Dire “Ecco” è compito della voce: “Io non sono lui. Sono solo la sua voce: eccola la voce. Andate dietro a lui, non seguite più me”. Il Battista, di sé, dice d’essere voce-di: “Tutto diventa un po’ diverso appena lo si dice a voce alta” (H. Hesse). Quando, poi, la voce si lascia abitare dalla parola, c’è solo una voglia matta d’indossarla quella voce: “I due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù” (Gv 1,37). Ascoltano la voce, seguono la parola. Ci sono voci che, col tono, dicono già quello che sta al di là delle parole: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete“. Io-non-sono è la più alta dichiarazione d’identità.

Ti potrebbe interessare anche

Ultime notizie

Ben Tornato!

Accedi al tuo account

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.