Missione Colao

- Gianni Credit

Vittorio Colao è a capo della Task Force che deve guidare l’Italia fuori della crisi da coronavirus, ha le carte in regola per farlo

vittorio colao youtube
Vittorio Colao, da video Youtube

Quello che Vittorio Colao sa fare – perché lo ha fatto con successo finora  – è noto a tutti.  Il suo ultimo impegno l’ha visto per dieci anni a capo di Vodafone: una multinazionale britannica della telefonia, con oltre 110mila dipendenti in una trentina di Paesi. E’ un manager abituato ad assumere decisioni complesse e impegnative: a confrontarsi  in tempo reale con le domande di un mercato molto concorrenziale su scala globale; a investire sul futuro; a innovare sulle vie della tecnologia digitale. Nel suo ruolo di Ceo Vodafone, Colao ha risposto quotidianamente a milioni di di shareholder stakeholder: azionisti, dipendenti e clienti; governi, authority, e istituzioni internazionali; comunità tecnico-scientifiche ed enti di tutela dei consumatori. Un suo personale modo di essere lo ha portato a impegnarsi molto nel noprofit: lo ha raccontato più volte anche al Meeting di Rimini, dove ha testimoniato fra l’altro il suo coinvolgimento in Cometa, a fianco della famiglia Figini.

Questo è l’italiano che il premier Giuseppe Conte – anche dietro suggerimento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – ha chiamato a guidare la Task Force per le fasi 2 e 3 dell’emergenza coronavirus: la Riapertura e la Ricostruzione. E’ stato affiancato da 17 esperti in diversi campi: economisti, statistici, sociologi, psicologi, giuristi, uomini di banca o d’industria.
Non c’è alcun dubbio che Colao disponga di tutta la leadership necessaria per guidare la Task Force e di tutte le competenze utili ad elaborare raccomandazioni corrette per scelte critiche che attendono il governo nei prossimi giorni. Un esempio per tutti: l’attivazione del telemonitoraggio digitale della popolazione, la cui efficienza sarà decisiva per la sicurezza della ripartenza socioeconomica ma anche come drive per una digitalizzazione più accelerata dell’Azienda-Italia. A questo tavolo, peraltro, sono già seduti in molti. C’è di fatto l’intero governo: la Presidenza del Consiglio, i ministri degli Interni ed Esteri, dello Sviluppo Economico, del Lavoro, dell’Economia, delle Infrastrutture, dell’Innovazione e della Pa. Avranno legittima parola le authority sulle Comunicazioni e sulla Privacy. Ma, soprattutto, sul dossier è già al lavoro una task force specifica di ben 74 esperti convocata dal ministero dell’Innovazione.
E’ evidente fin d’ora che la “Task Force Colao” non potrà essere soltanto l’ultima di una serie: sarebbe invece bene restasse l’unica. Sarebbe opportuno che fosse chiaro a tutti che Colao non è  un “moderatore”, ma un chief executive capace di trarre da ogni competenza presente nella squadra il massimo valore per la migliore decisione nell’interesse del Paese. E sarebbe utile che il governo – e anche le Regioni – si fidassero dei consigli che provengono da questa “unità di crisi”. Che se fosse soltanto una “commissione di studio”, Colao forse avrebbe declinato di presiedere. Invece lo ha fatto.
Il perché sia sempre stato un top manager attento al sociale – “non per buonismo ma perché fa bene alle imprese” – Colao lo ha spiegato più di una volta. Al Meeting 2007 ha parlato di quale società lui ha sempre avuto in mente: una società “coesa, aperta, con grandi opportunità per tutti”. Una società in cui ciascuno deve fare la sua parte: Vodafone offrire sul mercato buoni servizi telefonici a prezzi competitivi, Cometa generare a beneficio di molte famiglie un “valore umano” che nessun capitalismo di mercato saprebbe mai offrire. E’ una società in cui un governo nazionale deve fare la sua parte, così come le Task Force chiamate ad affrontare sfide collettive particolarmente impegnative. Di una cosa è possibile star certi fin d’ora: Colao la sua parte la farà. La grande emergenza coronavirus spinge tutti a (ri)costruire una società “coesa, aperta, con grandi opportunità per tutti”.      


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