Guttuso e quel quadro che si addice al Meeting

Al Meeting torna dopo quasi 40 anni un quadro di Renato Guttuso. Un'opera che si addice molto all'appuntamento di Rimini

Vedete questa bambina vestita di giallo che corre con un mazzetto di garofani rossi in mano? È una fotografia catturata ieri, nelle fasi dell’allestimento del Meeting di Rimini. È il dettaglio di un grande quadro, tanto grande da essere arrivato accuratamente arrotolato per essere intelaiato una volta in Fiera, L’autore è Renato Guttuso ed è uno dei suoi quadri più importanti, che curiosamente torna al Meeting dopo quasi 40 anni (era stato esposto pochi mesi dopo la morte dell’artista, nel 1983 in una mostra con i disegni preparatori, curata da Carmine Benincasa). È un quadro che si addice dunque al Meeting…

«Voglio dipingere un quadro sulla vita e sugli amici». Così Guttuso aveva spiegato l’idea di questa opera, realizzata nel 1982, alla quale aveva dato un titolo biblico, “Spes contra spem”, tratto dalla Lettera ai Romani, 4,18. San Paolo sta riferendosi ad Abramo: «Sperando senza speranza egli ha creduto che diventerebbe padre di molti popoli secondo la parola: “Così grande sarà la tua progenie”». Guttuso lavorando a questo quadro esprime il desiderio di mettersi nella scia di Abramo, di credere, lui laico forse accarezzato all’ultimo dalla fede, in un Dio grazie al quale nulla finisce. Per questo sulla tela convergono tutti gli amori e le passioni di una vita. 

È presente il suo paese natale, Bagheria, in Sicilia attraverso la sequenza, nella parte alta, dei celebri mostri della settecentesca villa Palagonia. La veduta del mare che si spalanca dalla porta finestra è quella del Golfo di Palermo. In primo piano riconosciamo una tela cubista di Picasso, di cui Guttuso era stato amico appassionato. Sulla destra si scorgono Elio Vittorini, scrittore, anche lui siciliano e Rocco Catalano, il pescatore di Bagheria diventato suo assistente. 

La tela sul cavalletto è dipinta con un monocromo rosso, ispirato, come aveva spiegato l’artista stesso, «dal grande drappo rosso che avvolge la figura di Gesù risorto e scende fino ai soldati addormentati», nell’altare di Issenheim, il capolavoro di Mathias Grünewald (1512). Sul fondo si scorgono Guttuso in dialogo intimo con la moglie Mimise. Davanti alla tela invece in posizione pensosa si riconosce Nino Marcobi, collezionista e suo grande amico. 

Vittorini, Catalano e Marcobi erano tutti amici morti: il quadro esprime dunque anche la speranza di una continuità di rapporti e di presenze al di là della soglia della vita: «Dolcissimi amici che vengono di tanto intanto a prendermi sottobraccio». Il prorompente nudo femminile di spalle, che ricorda un altro suo grande amore, quello per Mara Marzotto, è emblema della vita nella sua dimensione di pienezza e generosità.

Infine c’è quella bambina vestita di giallo che corre attraversando la tela con un garofano rosso in mano. È presenza imprevista, una breccia aperta in questo spartito di figure famigliari e note. Irrompe: allora si capisce come l’universo sospeso rappresentato in questo grande quadro, sia lì in attesa di lei. La speranza non è un auspicio, ma una presenza. Per questo il quadro di Guttuso si addice al Meeting…

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