In città come Milano e Roma c'è una questione casa importante, che viene analizzata nell'ultimo numero di "Nuova Atlantide"
Era una eccellenza del nostro Paese che la maggioranza dei suoi abitanti avesse una casa di proprietà, grazie a un sistema bancario e cooperativo che valorizzava il lavoro volontario, il reddito da lavoro e il risparmio delle famiglie. Oggi invece soprattutto i giovani faticano a trovare casa persino in affitto nelle grandi città a fronte di tanti alloggi sfitti mentre aree intere del Paese si spopolano. Il numero 15 di Nuova Atlantide, scaricabile dal sito della Fondazione per la Sussidiarietà, analizza il problema.
Le due metropoli più importanti d’Italia, tra le prime anche a livello europeo, stanno attraversando una situazione abitativa estremamente critica. Roma e Milano si trovano al centro di una crisi che assume contorni drammatici. Nella capitale, come sottolinea Giustino Trincia, direttore della Caritas romana, nell’ultimo numero di “Nuova Atlantide” – la rivista di cultura civile della Fondazione per la Sussidiarietà intitolata “Welfare abitativo. Il mio posto nel mondo” – “circa 114.000 nuclei familiari vivono in condizioni di fragilità abitativa e, tra questi, oltre 22.000 famiglie si trovano in una condizione di grave emergenza. Il paradosso è che, nello stesso tempo, tra i 160.000 e i 200.000 appartamenti privati restano vuoti e inutilizzati”.
Trincia aggiunge che “agli estremi sociali si stima che le persone senza dimora e senza tetto, nella cintura dell’area metropolitana, siano circa 23.420, di cui 7.647 donne; tra queste vi sono anche 3.375 minorenni e 5.879 giovani tra i 18 e i 34 anni”. Un quadro aggravato ulteriormente dalle lunghissime liste d’attesa per accedere alle case popolari: “A dicembre 2023 – precisa – ben 18.000 nuclei familiari risultavano in graduatoria, molti dei quali con un’attesa media superiore ai dieci anni”.
A Milano la situazione è solo leggermente meno grave. Come spiega Luigi Campiglio, “la mappa dei redditi dichiarati dalle città nel 2024, relativa all’anno d’imposta 2023, restituisce l’immagine di un’elevata disuguaglianza economica tra i quartieri dei principali centri urbani: a Milano il reddito medio più alto si registra nel quartiere Duomo-Brera-Montenapoleone con 89.000 euro, mentre il più basso, pari a 25.600 euro, si trova a Baggio-Muggiano-Quinto Romano”.
Roma e Milano condividono anche un altro dato significativo: il numero elevato di persone senza tetto. “Il Censimento permanente dell’Istat – dice ancora Campiglio – stima nel 2024 circa 96.000 persone senza tetto e senza fissa dimora iscritte all’anagrafe, di cui 36.000 immigrati, concentrati soprattutto nei principali centri urbani come Roma (23.000) e Milano (10.000)”.
Questa emergenza abitativa non riguarda più soltanto le grandi città: si tratta di un problema diffuso a livello nazionale e anche europeo, tanto che “Nuova Atlantide” ha deciso di dedicare un numero speciale all’analisi di questa complessa realtà, sottolineando come il welfare abitativo, quell’insieme di politiche e servizi volti a garantire il diritto a un alloggio dignitoso (accesso alle case popolari, sussidi all’affitto, riqualificazione degli alloggi, attenzione alle persone in condizioni di fragilità) sia oggi mancante ai suoi compiti.
L’assenza di politiche pubbliche efficaci ha lasciato spazio alla grande finanza, che ha finito per dettare le regole dell’abitare, escludendo le fasce più fragili della popolazione e, sempre più spesso, anche il ceto medio-basso.
Per il mercato finanziario la casa è una semplice merce, ma per le persone e per le famiglie rappresenta molto di più: è sinonimo di dignità, sicurezza e benessere. Non a caso, nell’anteprima del numero 15 della rivista si legge che la casa “vuol dire avere il proprio posto nel mondo. Un posto caldo, accogliente, capace di generare relazioni”. Questa mancanza di tutela è una delle falle più gravi dell’attuale sistema di welfare. Negli ultimi quindici anni, infatti, i canoni di affitto medi sono cresciuti del 50%, mentre la quota di edilizia popolare in Italia si ferma all’8% della media europea.
Città come Roma e Milano, ma non solo, sono ormai diventate luoghi accessibili a pochi. Gli studenti fuori sede non trovano alloggi, le giovani coppie non riescono a permettersi una casa dignitosa, e molti immigrati vivono in palazzi degradati e isolati, veri e propri ghetti urbani. Tutto ciò alimenta tensioni sociali e mina la convivenza civile.
A questo si aggiunge un ulteriore problema: la progressiva desertificazione delle aree interne, abbandonate dallo Stato, che rappresenta una perdita significativa per l’intero Paese. Questi territori, infatti, sono ricchi di storia, tradizioni e cultura, ma rischiano di svuotarsi completamente.
Esistono però esperienze positive che cercano di contrastare questa deriva e che la rivista racconta. Tra queste, la Fondazione Cariplo, pioniera dell’Housing Sociale, insieme a numerose realtà del non profit e cooperative impegnate a ricostruire legami e a contrastare “la perdita del fare comunità”, valorizzando il ruolo del Terzo Settore.
Come sottolinea Stefano Lampertico, direttore del mensile Scarp de’ tenis, è indispensabile tornare a investire nell’edilizia pubblica, promuovere contratti di affitto a lungo termine, limitare quelli brevi e riutilizzare il grande patrimonio di alloggi sfitti. Si tratta di misure già adottate con successo in molti Paesi europei. “Abitare dignitosamente – conclude Lampertico – non può essere un privilegio, ma deve diventare una garanzia. Per tutti”.
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