Il percorso di formazione "Conoscere per decidere" quest'anno si è chiuso con un importante trasferta al Parlamento europeo
Il percorso di formazione politica “Conoscere per decidere” 2025 è giunto a conclusione in questi giorni autunnali con un viaggio al centro della nostra democrazia. Il programma di quest’anno ha visto svolgersi 6 appuntamenti con lezioni di importanti relatori ed esercitazioni su testi di protagonisti delle fasi politiche che hanno caratterizzato il nostro Paese dal secondo dopoguerra a oggi.
Per ogni periodo che è stato oggetto di analisi e approfondimento si è cercato di evidenziare la capacità dei protagonisti di arrivare a un compromesso che portava a soluzioni di sintesi vantaggiose per il Paese. Ciò è stato possibile anche in periodi di grande contrapposizione ideologica fra le diverse forze politiche. La perdita di questa capacità di dialogo e di ricerca del compromesso si è affiancata a una crisi delle istituzioni e del funzionamento della democrazia.
Per cercare di avere un rapporto diretto con le sedi dove si esercita il governo democratico il corso aveva previsto visite alle assemblee elettive. Nel corso della primavera abbiamo fatto visita a palazzo Marino dove la presidente del Consiglio comunale di Milano ha illustrato il funzionamento dell’istituzione comunale. In questi giorni abbiamo visitato il Parlamento europeo a Strasburgo durante una delle sue sessioni.
Già il corso di incontri si era chiuso con una lezione sulla situazione europea e sulla centralità che le istituzioni europee hanno sulla nostra vita politica e istituzionale. La visita ha permesso di cogliere come dirsi europei ha oggi un significato immediato e che ci offre la possibilità di definirci con un’appartenenza più larga di quella del semplice territorio dove siamo nati.

Anticipando una riflessione fatta da uno dei giovani universitari (in totale hanno partecipato al viaggio 40 giovani) alla conclusione della visita, “gli incontri mi hanno permesso di cogliere come l’Europa abbia regole che danno vita a una realtà dove le differenze si stemperano e la convivenza permette di creare una nuova pluralità. È una nuova comunità fatta di pluralità diversa da quella percepita nei viaggi fatti negli Usa. Porto a casa il desiderio che ci sia una maggiore identificazione con l’essere europeo da parte di tutti”.
II gruppo ha incontrato la vicepresidente del Parlamento on. Pina Picierno e l’on. Massimiliano Salini (a lui un particolare ringraziamento per il sostegno dato alla riuscita del viaggio).
L’incontro con i due esponenti politici è stato un interessante dibattito su tema del valore delle esperienze politiche e sulla sostanza della democrazia. Entrambi hanno messo in rilievo come sostanza del confronto democratico è il valore attribuito all’altro. Come anche in politica è nella relazione che si forma la decisione comune e la pluralità è una ricchezza che va difesa. Oggi prevalgono teorie che vedono nell’altro un nemico, si forma così una polarizzazione di posizioni che porta a contrapposizioni sterili, incapaci di trovare punti comuni di confronto.
La democrazia si alimenta invece di una cultura che vede nell’altro una risorsa, il suo riconoscimento diventa punto di forza per cercar i punti in comune da cui partire per cercare risposte ai bisogni della società. Il mantenere un rapporto con il mondo di provenienza è la base per non farsi assorbire dalle tentazioni del potere e restare legati a ciò che ci ha spinti a metterci in moto accettando la sfida della politica per rispondere a un’esigenza di giustizia.
Non tutto luccica. Le procedure europee sono tutt’ora farraginose e spesso portano a ritardare decisioni che sarebbero utili nell’immediato per i popoli. Il ritorno dei nazionalismi si somma con i tre livelli di intervento necessari per arrivare alla decisione finale e tutto ciò concorre a creare insoddisfazione per i meccanismi europei di decisione.
Dalla voce di due protagonisti della politica europea sono venuti anche gli allarmi per la crescente tensione internazionale. Le esigenze di investimenti per una difesa comune sono state richiamate perché risulta già evidente un’aggressione ibrida alla sicurezza dei Paesi europei. A ciò si aggiunge la tensione dei focolai di guerra del Medio Oriente e dell’Ucraina. La pace, ragione fondante dell’unità europea, è anche il primo impegno della politica internazionale dell’Unione. È una caratteristica che si accosta al modelle di welfare sociale.
Anche questo è una caratteristica europea. La capacità di portare avanti nella pace un modello sociale di integrazione fra diversi assicurando il sostegno a chi resta indietro, per scuola, salute o povertà, sono la base per cui la nostra democrazia risulta desiderabile.
Sono i tanti spunti usciti da un ricco fuoco di fila di domande che si è dovuto interrompere solo perché riprendevano i lavori in aula e i parlamentari dovevano assicurare la loro presenza. Il tema della politica di pace e quali risorse per difendere il welfare europeo sono temi ancora caldi e hanno fatto dire un arrivederci ai due parlamentari rinviando ulteriori approfondimenti a un nuovo incontro.
Partecipare ai lavori dell’aula e assistere a mezz’ora di dibattiti e votazioni è stata un’esperienza che ha colpito tutti i partecipanti. Interventi che stanno entro i due minuti. Votazioni guidate dai capigruppo, con il pollice alzato o pollice verso, che rubano pochi secondi. Un’efficienza e una “produttività” che fanno percepire il grande lavoro che è già stato fatto nelle commissioni per permettere all’aula di essere efficace nelle decisioni.
Arrivati alla conclusione vale per tutti la riflessione proposta da un partecipante all’assemblea serale. Abbiamo visto una democrazia in azione. Un valore da difendere e che si concretizza nel salvaguardare uno stato che favorisce la convivenza delle diversità per favorire il bene di tutti.
Arrivederci agli incontri della edizione di “Conoscere per decidere” 2026.
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