L’Imprevisto e l’agenda

Tre uomini di fretta, un ferito abbandonato. Solo il samaritano, fermato da un crampo di compassione, vide Dio nel fossato.

Avevano tutti e tre l’agenda piena di appuntamenti. Avessimo chiesto loro, tutti e tre erano indaffaratissimi: impegnati, con l’ansia sul collo, nello sfogliare la loro agenda per veder se c’era un buco libero dove fissare un appuntamento con la loro felicità. “Tutto pieno – rispose a modo suo l’agenda –: già tutto pieno fino al 31 dicembre”. Di che anno, però, non lo specificò.



Quel giorno tutti e tre si erano tirati su le maniche per portare a casa la pagnotta: il sacerdote, il levita, il samaritano. Nessuno, a loro tre, poteva rinfacciare d’essere stato a poltrire nel divano quella mattina: agenti di commercio, venditori ambulanti, gente tutta per strada. Eccoli: “Un sacerdote scendeva per quella strada (…) anche un levita (…) un samaritano che era in viaggio”. Tutti e tre, seppur diversi per estrazione e considerazione, quel giorno battevano la medesima strada di uno che, povero Cristo, “cadde nelle mani dei briganti”. I delinquenti gliene fecero di cotte e di crude, lasciandolo pelle e ossa: “Gli portarono via tutto, lo percossero a sangue, se ne andarono, lasciandolo mezzo morto”.



Il sacerdote, per professione, era di quelli che, dal pulpito, parlava il politicamente corretto: “Dio è amore, il fratello è da amare come fosse Dio. Diventiamo l’uno per l’altro cirenei delle fatiche”. Poi, un giorno, gli capitò l’occasione giusta per dimostrare alla sua gente che ciò che diceva era ciò che viveva. Fece cilecca: “Quando lo vide, passò oltre”. Anche il levita, incaricato di seguire la liturgia, in particolare la cura del tabernacolo, non s’accorse del tabernacolo ambulante a bordo strada: “Giunto in quel luogo vide e passò oltre”. Il tabernacolo di marmo lo lucidava, era solito farci addirittura la genuflessione: il tabernacolo di carne lo lasciò al suo destino, schiacciato e negletto.



C’è da pensare che, presi dalla cura delle aiuole di fronte alla chiesa – dove leggevano “Vietato calpestare le aiuole” – s’erano dimenticati del cartello: “Vietato calpestare le persone”. Videro la scritta sul volto dell’uomo pestato: “Ferita fresca. Non calpestare” e accelerarono. Avevano l’agenda pienissima.

Anche il samaritano – brutto, sporco e cattivo – aveva l’agenda riempita di appuntamenti quel giorno. Un crampo allo stomaco, però, gli impedì di passare oltre, senz’arrestarsi: “Ne ebbe compassione”. Quel dolore muto, quella ferita fresca gli sbarrarono la strada. Lo vide, si fermò e lo toccò: s’accorse, unico tra i tre, che dietro quei cenci sporchi di sangue e quella pelle piena di lividi, c’era un appuntamento. L’imprevisto l’aspettava: “Dio è questo mendicante coricato alla porta dei nostri progetti. Lo scavalchiamo più volte al giorno, senza pensarci, senza vederlo. L’eterno è ciò che vi è di più debole. Per vedere il debole, tu hai bisogno di una forza inaudita” (C. Bobin).

Con Dio è così: è ciò che non aspetti quello che, senza saperlo, stai aspettando. Il samaritano, in barba all’agenda, si fermò: spostò gli appuntamenti, diede buca a qualcosa o a qualcuno, perse dei clienti, forse, col suo ritardo. “La gioia donata sopravvive a ciò che la provoca – pensò mentre caricò sul giumento l’uomo –. Basta così poco per resuscitare tutto. Per rimettere in piedi l’uomo”. Mal rasato, battuto come un caco, inquieto: solamente il samaritano, quel giorno, si accorse che Dio non aveva la testa dorata delle antiche processioni, ma il volto tumefatto di chi è in emergenza.

Il sacerdote, quella sera, strappò l’applauso del pubblico per l’omelia fatta a messa. Si congratularono col levita perché il tabernacolo era addobbato con i fiori di ibisco cinese. Il samaritano, mentre apriva il portafoglio alla locanda, non lo vide nessuno. Solo l’oste, notando quella sua devozione verso quel crocifisso in carne e ossa, a domanda curiosa – “È tuo parente costui del quale hai così tanta cura?” – ricevette una risposta all’altezza: “L’esperienza che maggiormente rinfranca è ritrovarsi un giorno a prendersi cura di colui col quale, nell’agenda, non avevi incontri fissati”. “Va’ e anche tu fa così” (cfr Lc 10, 25-37): gli angeli, certe volte, hanno degli strani vestiti. Sono come una locanda inaspettata in mezzo al deserto.


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