Marta e Maria era due sorelle con modi diversi di prendere la vita. E quando arriva Cristo la seconda non ha dubbi sul da farsi

L’avevano allenata al dovere ch’era una meraviglia: il senso del dovere era il punto forte di Marta. Si potrebbe dire, senza correre rischio di venire smentiti, che questa donna era il miglior spot pubblicitario del proverbio: “Prima il dovere, poi il piacere”.

Marta, tra le faccende domestiche e la giusta partecipazione alla vita di parrocchia, si era convinta che “dovere” fosse la parola più eccelsa della lingua parlata: «Compi il tuo dovere in ogni cosa. Non puoi fare di più. E non dovresti mai fare di meno» (R. Lee). Quando a casa scendeva la sera, per lei era dolce riposare dopo aver fatto bene tutto ciò che le spettava.



Anche a lei, c’è da credere, ardeva nel petto la voglia di trovarsi a fare qualcosa di grande, di nobile. Questa bramosia, però, non le impediva di svolgere i suoi piccoli compiti come se fossero aristocratici per importanza: lavare le stoviglie, servire il cibo, sparecchiare la tavola, andare a fare la spesa. La lavatrice, l’asciugatrice, poi il ferro da stiro.



Non era affatto ingenua, Marta: sapeva che il dovere, di solito, è ciò che nessun altro ha voglia di fare. Nessun problema, comunque: con Maria, l’altra sorella, si erano spartite i compiti come delle brave sorelle coinquiline, rispettose ciascuna della sensibilità e delle capacità dell’altra. Il dovere di Marta.

Maria, invece, aveva nei gesti la scaltrezza – anche a costi di guerreggiare con le vecchie dicerie di nonna – di ribaltare le convinzioni apprese in famiglia: “Per me – sembra di sentirla dire, bastian contraria per carattere – viene prima il piacere del dovere”. Il che non significa che lei fosse la parte sfaccendata della famiglia, quella dedita al divano, agli snack e agli aperitivi. Semplicemente era sempre all’erta per capire quando l’occasione che le passava davanti superava di gran lunga l’importanza di ciò che lei stava facendo. Per nulla al mondo, lei lo aveva promesso a se stessa progettando la vita, avrebbe perso l’appuntamento con il piacere.



Spesso, a chi origliava alla porta prima di suonare il campanello, sarà capitato di sentire Maria alzare la voce con Marta: “Che vita sarebbe senza il piacere, Marta? Ragiona! Fossero soltanto doveri, non si potrebbe chiamarla vita”. Va anche detto che, a forza di stare con le orecchie all’erta per non perdere l’appuntamento con il piacere, Maria rischiò sovente di prendere più sabbia che perle. A sentire lei, comunque, la somma del totale faceva meraviglia: “Anche l’attesa di un piacere è già un anticipo di piacere, Marta”.

Due sorelle, due modi differenti di prendere la vita, due reazioni opposte all’ingresso di Cristo – dell’amico Cristo – in casa: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille che mi aiuti». Marta ha l’origano in mano, la traversa addosso, è indaffaratissima. Maria, invece, ha messo in stand by tutto per rimanere appesa alla presenza del Cristo: «Ti affanni e ti agiti per molte cose, Marta, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (cfr Lc 10,38-42). Maria, sorniona, a coccolarsi l’Amico giunto improvviso, senza nemmeno bussare.

Chiamato in causa, Gesù risponde. Non è lui a mettere in combutta le due sorelle, ma è Marta che gli spiattella sotto il naso la negligenza, a parere suo, di Maria. Con allegata una pretesa: «Dille che mi aiuti» (perché se glielo dico io fa spallucce). Vuole bene a entrambe, Cristo: quella casupola, appena fuori dalla cittadina di Betania, è il suo rifugio del cuore. Quelle due presenze femminili sono la sua vacanza segreta. Desidererebbe soltanto che anche Marta, come Maria, imparasse a distinguere ciò che è urgente da ciò che è essenziale.

Marta ha un senso del dovere spiccato: per lei bisogna fare di tutto per farsi trovare pronti al passaggio di Dio. Maria, invece, tra una cosa e l’altra ogni tanto ci infila dentro la domanda salvagente: “Per chi faccio tutto questo”. È per questo che quando il suo Gesù arriva, molla tutto e sta con Lui: era per Lui che stava facendo ciò che stava facendo. Con Gesù nel salotto di casa, l’unico dovere, ora, è di cogliere al volo il piacere d’averlo con lei.

Con buona pace della credenza piena di polvere.

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