Non sappiamo quando arriverà la morte, ma non per questo va allontanata. È bene ascoltare le parole di Gesù in merito
Un lampo in piena estate: «D’improvviso, un lampo squarcia il cielo» scrive Giuseppe Ungaretti. La morte è un lampo: il tuono che la segue è illuminazione improvvisa di tutto il circondario. È una sorta di risveglio, un’interruzione brusca, qualcosa che non t’aspetteresti o che, più sinceramente, passi la vita a spostare dalla mente.
A nessuno in fin dei conti, piacciono le interruzioni: di un film, d’una partita, di un qualcosa che si sta vivendo in diretta. La morte, invece, per natura interrompe i lavori, è la più grande interruzione esistente. Con l’aggravante che, a differenza dei lavori programmati per i quali s’avvisa per tempo la gentilissima clientela – «Vi comunichiamo che nella giornata di lunedì l’energia elettrica verrà interrotta per effettuare lavori nei nostri impianti» – la morte agisce da padrona nelle nostre vite, vite pianificate al dettaglio da qui ai prossimi cent’anni.
Un trucco, pur maldestro, noi ce l’avremmo per esorcizzarla: allontanarla. Ma più noi l’allontaniamo, più lei si rivela feroce. Una canaglia notturna: «Se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro – dice Gesù con la sua solita arguzia, il suo solito pragmatismo -, non si lascerebbe scassinare la casa». Non resta, dunque, di fronte a questa piccola sorella che gode di una pessima reputazione, che “toccare ferro” a mo’ di scaramanzia per esorcizzare malocchio e jettatura?
Invece che imprigionarla nello scantinato di casa, assieme alle cose che ci fanno fare brutta figura (le botti di buon vino a parte), Cristo raccomanda che le venga riservato un posto in salotto, attorno al tavolo dove ci si siede nelle feste. Che la si metta in cima alla lista degli invitati, se non come capolista almeno nei primissimi posti: «Anche voi tenetevi pronti: nell’ora che non immaginate il Figlio dell’uomo viene».
Più che avvisaglia di paura o cenno di terrore, è invito a nozze: siccome non sappiamo se ce ne sarà un altro, il bacio che diamo diamolo con l’intensità dell’ultimo bacio. Il giorno che viviamo, viviamolo con una intensità unica. La carezza che abbiamo tra le mani, diamola nella consapevolezza che potrebbe esser l’ultima a disposizione. “Aver confidenza con la morte – sembra passare la notizia il Cristo dei Vangeli – è avere la possibilità di ammorbidire le nostre armature, di addolcire le nostre anime, alleggerire i nostri passi in questa terra”.
Il fatto di non sapere con esattezza l’orario esatto della sua apparizione, ci regala la certezza che non sarà mai una perdita di tempo guardare fuori dalla finestra di casa, mentre fuori sembra non stia succedendo nulla. La vita è quella sorta di intermezzo tra il balenìo del lampo e il rombo del tuono: tutto sta ancora per accadere ma tutto è già nell’aria. La fragilità è un lampo: ci illumina meglio.
Qualcuno ci sarà ad aspettarci: ci saranno le braccia di qualcuno, in quello spazio di tempo, ad apparirci davanti. Le braccia, però, non bastano perché un abbraccio possa avvenire: è necessario che, dall’altra parte, ci sia qualcuno che si fa trovare pronto a quell’ampiezza di cuore.
Che uno voglia darti un abbraccio non significa che quell’abbraccio riesca: «Se quel servo dicesse in cuore suo: “Il mio padrone tarda a venire”, cominciasse a percuotere i servi, mangiare, bere, ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente» (cfr Lc 12,32-48). Non perché il servo è distratto il suo padrone posticiperà l’arrivo: “Cavoli suoi, la distrazione non è ragione sufficiente per la misericordia” dice Dio. Arriverà, invece, la morte: passerà di fronte a noi a tutta velocità, come le cose che non tornano più.
A dare retta ai Vangeli sembra sia impossibile amare la vita senza saperla mortale. A Port Angeles, nell’Ocean Wiew Cemetery, c’è la tomba del poeta Raymond Carver. In essa troneggia la sua ultima poesia, che lui volle fosse incisa proprio lì. Si intitola Late Fragment:, recita: «E hai voluto quel che volevi da questa vita, / nonostante tutto? / Sì. E che cosa volevi? / Potermi dire amato, / sentirmi amato sulla terra».
Per sentirsi amati, però, è vietato distrarsi: in amore da distrazione a distruzione è un attimo.
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