Gianpiero Spinelli, ex Folgore e dipendente del Dipartimento della Difesa americano, nonché esperto in sicurezza interna, ha parlato della guerra tra Israele e Hamas, in particolare dal punto di vista delle critiche per cui gli 007 di Tel Aviv avrebbero fallito a prevedere l’attacco dei terroristi. “È ingrato accusare l’intelligence israeliana d’aver fallito“, sostiene subito in apertura, sottolineando che “fa ancora scuola nel mondo e il 90% delle dottrine antiterrorismo deriva dall’esperienza israeliana”.
Spinelli ci tiene anche a specificare come “l’attività di sicurezza di Israele si misura in una media tra 60 e 70 attentati sventati in anticipo ogni mese“, pari a “2.000 all’anno”. Di contro, però, “Gaza è di per sé una realtà difficilissima per l’intelligence”. All’atto pratico, spiega, “il via all’operazione sarebbe stato dato in un vertice segreto nell’agosto 2023, a Beirut, in Libano, fra emissari di Hamas, della Jihad Islamica e di Hezbollah“, mentre “il 6 ottobre, vigilia dei massacri, c’erano stati attacchi cibernetici agli apparati di sicurezza” di Israele, ma “l’indizio non era sufficiente. Non si poteva pensare a un attacco su obbiettivi multipli da parte di migliaia di terroristi. Hamas ha compiuto uno sforzo simile nel concentrare in poco tempo molte azioni che hanno saturato le misure di sicurezza”, mentre “il Mossad e gli altri servizi non sono onniscienti”.
Spinelli: “Hamas finanziata da Iran, Siria, Qatar, Egitto e Sud America”
Passando a parlare di quello che si troverà Israele davanti una volta entrato a Gaza, Spinelli sottolinea che si tratta di “un teatro multidimenzionale, la raccolta d’informazioni avviene su 4 livelli” tra i quali “le gallerie, fattore chiavo per Hamas [che] offrono copertura all’80% della sua attività”. Si tratterebbe circa di “una rete di tunnel lunga 100 km, con profondità massima di ben 70 metri” che rendono complesse anche “l’osservazione e le intercettazioni elettroniche”.
“Un’operazione così ampia e complessa”, ribadisce Spinelli, “non poteva essere prevista” da Israele, anche in virtù del fatto che “Hamas ha ramificazioni estese anche all’estero”. Non solo “i 100 milioni di dollari annui con cui l’Iran finanzia il movimento”, ma anche il supporto di “Siria e Qatar, e ritengo anche su parti dell’intelligence egiziana, che avrebbe vantaggi dai traffici” illeciti, “ma ci sono appoggi anche in Sudamerica”. Soffermandosi sull’America Latina, sostiene che Hamas “è attiva laggiù nel riciclaggio di denaro. Ha accordi coni cartelli della droga in base ai quali i palestinesi forniscono loro assistenza militare e in cambio ottengono una parte della droga, che poi viene rivenduta”.