Anche parte dell'Occidente attribuisce la vittoria a Putin in Ucraina, ma si dimenticano le perdite russe. È vera vittoria?
C’è chi vince e c’è chi perde. Per carità, non sto parlando della dolorosa sconfitta dell’Inter a Monaco. Lì è stato chiaro a tutti chi ha vinto e chi ha perso.
Piuttosto, venendo a questioni più serie, drammatiche, che occupano la cronaca, o meglio sarebbe dire la storia che stiamo vivendo, mi è venuta in mente una considerazione sulle attuali possibili trattative di pace a proposito della guerra in Ucraina. Mi sembra di capire che il piano di Putin, forse sostanzialmente accettato da Trump, abbia come modello quello del trattato di pace dopo la Seconda guerra mondiale.
Fu la pace imposta alla Germania e ai suoi alleati sulla base non solo della restituzione dei territori già occupati dai nazisti, ma anche della cessione di zone prevalentemente abitate da tedeschi, nonché della smilitarizzazione dell’esercito tedesco e, almeno per quello che riguarda quella che sarebbe diventata la Repubblica democratica tedesca, il pagamento di una forte forma di risarcimento.
Fu insomma la pace dei vincitori imposta ai vinti. Praticamente come sempre. In questo senso Putin che si sente vincitore, cosa ammessa di fatto anche da alcuni osservatori occidentali, pare stia preparando il suo piano.
Personalmente credo però che sia venuto il momento di riconsiderare il concetto di vincitore. Parto proprio dalla Seconda guerra mondiale e in particolare da un singolare episodio capitatomi in Kazakistan.
Era il 9 maggio 1995 e fui invitato come insegnante straniero, l’unico della scuola, a partecipare alla preparazione del cinquantesimo anniversario della Grande guerra patriottica. Nell’ex Unione Sovietica chiamano ancora così la Seconda guerra mondiale. Dopo i discorsi ufficiali tenuti da un anziano veterano e dalla direttrice della scuola alzò la mano un ragazzino di non più di 10 anni. Disse: “Scusate, io non capisco come mai noi che abbiamo vinto la guerra siamo ridotti così, mentre, a quanto racconta mio zio che recentemente è immigrato in Germania, i tedeschi se la passano molto meglio”.
Seguì un silenzio imbarazzato, poi la direttrice per cavarsi d’impaccio propose di dare la parola all’ospite straniero, cioè a me, tralasciando per fortuna il fatto che noi italiani eravamo stati un po’ dalla parte dei tedeschi. Dopo un attimo di smarrimento risposi: “Voi avete vinto la guerra, i tedeschi hanno vinto la pace”. Tutto finì lì, con un applauso di circostanza che chiudeva il discorso, anche se probabilmente avremmo dovuto spiegare al ragazzino che cosa significhi “vincere la pace”.
In verità se anche solo guardiamo la tabella delle vittime civili e militari della Seconda guerra mondiale, ci possiamo accorgere, ad esempio, che l’Unione Sovietica ha avuto un numero di vittime (25.000.000) assai superiori a quelli della Germania (7.418.000).
Anche ora nella guerra in Ucraina le vittime russe si stimano più volte superiori a quelle ucraine. In più l’economia russa è stata messa a dura prova non solo dalle sanzioni, ma dall’essersi trasformata in un’economia di guerra. Oltre alle centinaia di migliaia di giovani morti in guerra, ce ne sono anche molti, e tra questi alcuni di quelli più qualificati professionalmente, che sono fuggiti all’estero.
Nel campo dello sport così caro alla società russa, da tempo le loro squadre sono escluse da tutte le competizioni internazionali, comprese le olimpiadi. Persino nel campo della cultura è in atto da parte di alcuni un assai discutibile ostracismo nei confronti della Russia.
Insomma, quella di Putin è proprio una vittoria? Credo che alle mie brevi considerazioni se ne possono aggiungere anche molte altre.
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