Aborto in Costituzione Francia: ok Senato/ “Libertà porre fine a maternità”: il testo
Aborto in Costituzione di Francia, via libera dal Senato: l’iter verso il referendum che concederebbe “libertà di porre fine a maternità” direttamente nella Carta

SVOLTA CONTRO LA VITA IN FRANCIA: SI AVVICINA L’ABORTO IN COSTITUZIONE
Sebbene il mondo femminista non giubili davanti a quanto avvenuto nelle scorse ore al Senato di Francia, da ieri la cultura “contro la vita” ha acquisito un nuovo importante tassello: le istituzioni francesi hanno infatti compiuto un ulteriore passo verso la messa in Costituzione dell’aborto. La sera di mercoledì 1 febbraio la Camera alta del Parlamento di Francia ha approvato un emendamento dell’articolo 34 della Costituzione che nella nuova versione contiene questa modifica: «La legge determina le condizioni di esercizio della libertà della donna a porre fine alla gravidanza».
Il progetto portato avanti dal Presidente Macron non ha però trovato corrispondenza solo tra Socialisti, liberali e Sinistra comunista di Melenchon: a favore dell’emendamento in Senato hanno votato 166 contro 152 oppositori. Per il Sì sono dunque stati decisivi i 26 senatori del Partito Repubblicano di Centrodestra che si sono astenuti facendo così passare un altro step per l’aborto inserito in Costituzione. A nulla è valso l’’appello disperato del Presidente del gruppo LR al Senato, Bruno Retaillerau: «la Costituzione non è fatta per inviare messaggi simbolici al mondo intero». Come già infatti promosso dall’Unione Europea, la modifica della Carta avviene come “atto di risposta” a quanto successo negli Stati Uniti con la sentenza della Corte Suprema del giugno 2022 che ha abolito la precedente Roe vs Wade del 1973 sul diritto all’aborto.
L’ITER PER L’ABORTO IN COSTITUZIONE, MA LE FEMMINISTE LAMENTANO IL MANCATO “DIRITTO”
Il progetto di “giustizia sociale” e per i “diritti della donna” porta dunque avanti l’assunto che l’aborto debba essere approvato anche dalla Costituzione francese, in una guerra di “idee” prima dei fatti in quanto già da decenni l’interruzione di gravidanza è consentita. L’iter ora istituzionale prevede che il testo dell’emendamento arrivi in discussione alla Camera bassa (l’Assemblea Nazionale) dove però la maggioranza è appannaggio di Macron (mentre al Senato la maggioranza è Repubblicana, ndr) e dunque viene dato come scontato il passaggio della proposta di modifica costituzionale. Terzo e ultimo step è ovviamente la conferma presso il Referendum costituzionale popolare: visti i dati degli ultimi sondaggi dello scorso novembre 2022 dove l’86% dei francesi sono per la trascrizione del diritto all’aborto nella Carta, è difficile intravedere una fine positiva per il diritto al feto di rimanere in vita.
Vi è poi un altro possibile iter legislativo che prevede l’eventuale proposta da formulare del Governo Borne: in quel caso, l’esecutivo dovrà presentare tale proposta di modifica della Costituzione in Parlamento riunito nel Congresso e se il voto sarà favorevole con una maggioranza di tre quinti allora non sarà necessario il passaggio del Referendum. Al netto però di quale iter verrà scelto pesano, come ben nota su “La Verità” il collega Matteo Ghisalberti, le conseguenze di un atto del genere sull’aborto in Francia. «Si verrebbe a ribaltare il dettame dell’articolo 16 del Codice civile di Parigi, che prevede il rispetto della persona umana, che non cessa nemmeno dopo la morte», scrive il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro. Gli allarmi lanciati negli scorsi mesi dalla Chiesa di Francia e da alcuni coraggiosi (ma sparuti) intellettuali non sembrano riuscire a far desistere dal progetto di “risposta” alla legge americana sull’interruzione di gravidanza. Vi è da registrare come neanche le femministe siano convinte da questa modifica costituzionale, anche se per un altro motivo tutt’altro che “pro-life”: «È una vittoria incompleta», commenta Fabienne El Khoury, portavoce dell’associazione ‘Osez le féminisme !’, deluse dal fatto che la formulazione dell’emendamento non contenga più il termine previsto del “diritto all’aborto” in una prima versione approvata a novembre dall’Assemblea Nazionale, poi però bocciato dallo stesso Senato che oggi invece ha approvato il nuovo emendamento.
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