Cambia la soglia dell’immunità di gregge. La conferma arriva dall’immunologo Sergio Abrignani, che è anche membro del Comitato tecnico scientifico. «Più vaccinati avremo e più sicuri saremo. Mentre per la variante Alfa si parlava di 80-85% per essere ad un livello abbastanza confortevole, con la Delta – visto che può infettarsi un quinto dei vaccinati – c’è probabilmente bisogno di arrivare oltre il 90%», ha dichiarato nell’intervista rilasciata a L’Aria che tira. Per quanto riguarda il ritmo della campagna vaccinale, Abrignani si è detto fiducioso: «Abbiamo già dimostrato di poter fare 500-600mila somministrazioni al giorno, quindi 15-16 milioni di dosi al mese. Sicuramente a fine settembre arriveremo all’80% dei vaccinati tra i vaccinatili, cioè il 73-74% degli italiani». A quel punto ci saranno 18 milioni di italiani non vaccinati.
«Di questi 5-6 milioni sono bambini per i quali non c’è l’autorizzazione, ma rimangono 10-11 milioni di persone non vaccinate, di cui 4-5 milioni over 50 dove si concentra il 98% dei morti quando si infettano. Quindi, è importante arrivare ad una immunità diffusa». Per Sergio Abrignani sono sufficienti i numeri per convincere no vax ma soprattutto gli indecisi: «I non vaccinati, che sono la minoranza degli italiani, sono il 95% di chi ha una grave forma di Covid. Sono numeri indiscutibili. È vero che puoi infettarti, ma non ti ammali in modo severo. Negare l’efficacia dei vaccini è davvero negare la realtà».
GREEN PASS E TERZA DOSE
Sergio Abrignani ha parlato anche del Green pass e della possibilità di estenderlo: «Potrebbe essere una cosa logica da fare, ma queste sono scelte politiche. L’obbligatorietà non va fatta, secondo me, mandando gli infermieri con i carabinieri a casa». Dunque, il Green pass è lo strumento per tornare alla normalità. «Ma non è realistico farsi un tampone ogni 48 ore. Per chi non vuole vaccinarsi non lo metterei gratuito, lo renderei tale solo per chi non può vaccinarsi, qualche centinaio di migliaia in tutta Italia». Riguardo, invece, la terza dose non c’è da sorprendersi o da dubitare dell’efficacia dei vaccini: «È normale avere vaccini con tre dosi, ne abbiamo diversi che usiamo da trent’anni. Ma questo anti Covid non è stato sviluppato inizialmente per tre dosi perché eravamo nel pieno della pandemia, quindi ci saremmo accontentati del 50% di efficacia», ha spiegato Abrignani a L’Aria che tira. «Ci siamo concentrati nel chiedere uno a due dosi, perché altrimenti sarebbero arrivati ora e avremmo avuto altri mesi di pandemia e migliaia di morti. Ma sapevamo che la terza dose sarebbe stata necessaria», ha aggiunto l’immunologo.
COVAX E VACCINI NEL MONDO
Ma Sergio Abrignani ha parlato anche della campagna vaccinale a livello mondiale. «Per vaccinare tutto il mondo servirebbero circa 15-17 miliardi di dosi, al momento non c’è questa capacità». I numeri però sono eloquenti: la vaccinazione procede spedita solo tra i paesi più ricchi. «Perché finora è stato vaccinato solo il mondo occidentale? Non c’è solo una questione egoistica da parte di chi produce, ma c’è anche un motivo medico. Il 98% dei morti sono over 60. Nel mondo occidentale abbiamo il 18-25% della popolazione che rientra in questa fascia, invece altrove scende. Quindi, un motivo vero c’è per concentrarli nel mondo occidentale c’è». Più che una spiegazione, questa sembra una giustificazione, considerando che nel resto del mondo si continua a morire per Covid. «Bisogna concentrarsi anche sul resto del mondo, ma c’è un problema di produzione che bisogna incrementare», ha concluso l’immunologo a L’Aria che tira.