Cassazione, apertura storica sugli accordi prematrimoniali: patti validi, ma restano dei limiti. Cosa cambia davvero in caso di separazione
Pur non avendo “sdoganato” tutti gli accordi prematrimoniali, la Cassazione con un’ordinanza ha ammesso che, se viene stretto un accordo con uno scopo concreto, equo e meritevole di tutela, che non tocca i doveri fondamentali del matrimonio, questo può essere valido, anche se la sua efficacia è collegata alla separazione.
È una novità storica, spiegata dal Sole 24 Ore, secondo cui questa decisione potrebbe preludere a un cambiamento più ampio nel diritto di famiglia italiano. La Suprema Corte è intervenuta su un caso concreto, quello di una coppia che aveva stipulato un accordo in base al quale, se si fossero separati, il marito avrebbe restituito alla moglie il denaro che lei aveva usato per ristrutturare una casa di sua proprietà.
Per la Cassazione questo accordo è lecito e lo ha qualificato come un contratto atipico, quindi non previsto espressamente dal Codice civile, ma ammesso da un articolo perché ha scopi meritevoli di tutela. Inoltre, ha una condizione sospensiva, perché l’obbligo di restituzione scattava solo se si fosse verificata la separazione, che evidentemente non è la “causa” dell’accordo, ma semplicemente l’evento da cui dipende la sua efficacia.
COSA CAMBIA (DAVVERO) PER GLI ACCORDI PREMATRIMONIALI
La Cassazione aveva sempre dichiarato nulli gli accordi patrimoniali stipulati in caso di crisi coniugale, perché potrebbero condizionare la decisione di separarsi o restare sposati; minerebbero l’idea della famiglia come “valore superiore” rispetto agli interessi individuali.
Ma con la nuova ordinanza, la Cassazione, anche se non rivoluzione la regola generale, mostra una breccia nell’interpretazione, perché alcune pattuizioni “mirate” possono essere ammesse se non ledono principi fondamentali.
In altre parole, si tratta di un cambio di prospettiva da parte della Suprema Corte, che ora non considera più automaticamente illecita la separazione come condizione di un patto. Permangono comunque dei limiti, infatti restano illegittimi i patti (prima o durante il matrimonio) che riguardano l’assegno di separazione o divorzio; i doveri inderogabili di contribuzione ai bisogni della famiglia.
Di fatto, l’ordinanza non è una liberalizzazione totale, perché la decisione della Cassazione riguarda solo certi accordi patrimoniali specifici e non tutti i possibili contenuti di un patto prematrimoniale.